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 2014  febbraio 20 Giovedì calendario

FAZIO: CALO DI ASCOLTI COLPA DEI DUE PRECARI


IL CASO
SANREMO
Ci sono due milioni da giustificare. Due milioni di spettatori in meno rispetto a un anno fa (e il 2,5 di share). E i modi sono tanti. Per Raiuno, anzi per il suo direttore Leone, l’effetto è legato al calo strutturale della platea televisiva (quest’anno in primetime c’erano 26 milioni totali di italiani, l’anno scorso erano 29: la gente guarda meno la tv da gennaio, dicono i numeri). Per Fabio Fazio la colpa sta soprattutto negli effetti negativi di quel blitz d’avvio coi due operai napoletani appesi alla balaustra dell’ultimo piano dell’Ariston: «Hanno sconvolto la scaletta», è convinto. Ci stanno tutte e due le ragioni. Ma non c’è dubbio che la serata ha messo insieme un catalogo di problemi (anche se il Festivalone continua a raccogliere quasi 11 milioni di persone: 10,9, milioni con il 45,9 di share). C’è stata la dilatazione di alcune performance, in particolare quella di Laetita Casta, c’è stato un eccesso liturgico, fra presentazioni, contropresentazioni.

LA GARA
A pesare c’è, perfino, la povertà della gara: solo sette artisti in pista. Forse è stata eccessiva, l’ha descritta così lo stesso conduttore direttore artistico, l’idea di fare un Festival come fosse un grande Studio Uno. No, Sanremo non è solo un varietà, è una curiosa e ibrida creatura dove musica, gara, spettacolo e polemiche concorrono tutti e, probabilmente, in egual misura a creare il risultato. La gara così è annegata, troppa poca musica (ha occupato circa un quarto del megashow), livello delle canzoni non esaltante. Resta, comunque, un colpo il fatto che la platea si sia ridotta. In genere la tensione polemica catalizza attenzione pubblico. Questa è la regola. E tensione c’era. Per l’arrivo di Beppe Grillo (che pure, in platea, è stato poco e buono, comunque durante un nero ha minacciato Fazio: «Adesso vedrai cosa ti faccio io»). Ed è ben strano che un avvenimento fuori programma, come la scalata degli operai napoletani, non abbia acceso curiosità. «L’ascolto è rimasto stabile - spiega Leone -, il vero salto c’è stato solo alle 21,15 quando il Festival è davvero cominciato». Insomma, il fuori programma non ha prodotto benefici, anche se ha lasciato strascichi. «Era un’operazione preordinata» è sicuro Fazio. Che fa capire chiaramente di essere profondamente infastidito: «Non capisco perché i biglietti, quando c’è una manifestazione come questa, non vengono personalizzati, come si fa allo stadio». Se la prende ancora di più quando Grillo rilancia e parla di “patacca” insinuando un coinvolgimento della Rai: «E’ un’infamia». Non se la prende, invece, più di tanto per il calo d’ascolti. Anzi, andandosene dalla conferenza stampa rilancia: «Vi dico quali saranno gli ascolti di stasera: perderemo sei punti di share, perché ci sono le partite».
Staremo a vedere: comunque ieri, nella busta chiusa consegnata a Pif, aveva previsto il calo del suo festival, addirittura in peggio: 44,6. Sul fronte polemico da registrare anche un furibondo comunicato del dg Rai Gubitosi contro Grillo: «Nel suo comizio ha fornito dati falsi e irrealistici. Se la Rai perde 400 milioni sono disposto a lavorare gratis per un anno e a devolvere in beneficenza il mio stipendio. Se ho ragione devolva lui l’equivalente a una onlus». Non basta: a smentire Grillo ci si è messo anche Leone, tornato sui guadagni del festival messi in dubbio: «Quando ho parlato di un saldo attivo - ha detto - l’ho fatto al netto di commissioni o altro. Ripeto Sanremo è costato 18 milioni e ha reso 20,2 in pubblicità e 600 mila euro in biglietti venduti».
m.mol.