Marco Molendini, Macro, il Messaggero 20/2/2014, 20 febbraio 2014
VALERI E KESSLER NOTTE AMARCORD MAGIA BAGLIONI
LA SERATA
Niente contestazioni: stavolta, il Festival comincia con un po’ di autopromozione (la fiction che santifica il maestro Manzi) e con un pezzo (anzi due pezzi) di storia, le gemelle Kessler, monumento della tv. Vestono ancora uguale, ballano in sincrono, una è un po’ più ingrassata dell’altra, sono sempre bionde, hanno 77 anni, vengono bruciate da una delle solite sparate battute dalla cattivissima Pierina del Festival, Lucianina Littizzetto: «Prima vivevate con Antonello Falqui, ora con il confetto Falqui». E’ l’avvio di una serata lunghissima e piena di ospiti. Con il ritorno di Claudio Baglioni (era venuto nell’85, quando Questo piccolo grande amore venne dichiarata canzone del secolo), occasione per un sospirato amarcord di Anima mia, neppure citata, e di un vero e proprio set in cui infila il rosario delle sue canzoni più popolari, da QPGA a E tu a Strada facendo, a Avrai, a Mille giorni di te e di me, a cui fa seguire l’ultimo singolo Con voi. Con un altro personaggio storico della tv come la prodigiosa Franca Valeri. Ha 94 anni, lotta da anni contro una malattia implacabile per un attore, generosamente e coraggiosamente ripropone la sua Sora Cecioni dei tempi di Studio Uno e assiste a un numero-omaggio di Lucianina (anche lei ha un cuore: dietro le quinte - parola di Fazio - lacrimava di commozione). A salutarla quando esce di scena c’è una vera ovazione del teatro con tutti in piedi. Con la pietra dello scandalo (inutile) Rufus Wainwright, cantautore canadese, attivista gay, che nei giorni scorsi aveva attirato gli strali di associazioni cattoliche per una sua canzone vecchia di dieci anni (Gay Messiah) e che, diavolo di un musicista, invece ha, semplicemente, reso omaggio ai Beatles con Across the universe (con Mauro Pagani che ha diretto l’orchestra per lui) e cantato il suo hit Cigarettes & chocolate milk. E con la seconda parte della gara dei big.
I CANTANTI
Il primo a scendere in pista è uno dei favoriti finali, un riccioluto Francesco Renga che per cautelarsi dal televoto ha portato due canzoni simili, animate da una linea melodica netta, in grado di mettere in evidenza la prepotenza della sua voce. E ha la fortuna di veder passare la migliore, Vivendo adesso, scritta per lui da Elisa. In complesso la qualità è inferiore a quella della prima serata. Giuliano Palma ha portato due canzoni facili facili, da ballare a da bere come un bicchiere d’acqua, pensando ai mille pezzi che richiamano alla mente (no, sfacciatamente non sono segnati dall’originalità): passa Così lontano, ma non fa grande differenza dall’altra, Un bacio crudele, per di più Giuliano non è del tutto intonato (problemi di ascolto?). Renzo Rubino punta sulla sua ironia ipermelodica e su un’indubbia esuberanza: sul palco dell’Ariston pare intimidito, anche se dalla platea si scatena una claque dopo la sua performance. Ron è un cantautore di stoffa, porta una canzone degna del suo songbook, Un abbraccio unico, ma passa la più immediata Sing in the rain. Un disastro Noemi, si addobba in modo improbabile, si fa pettinare da un veterinario, canta male, ha qualche difficoltà di intonazione e, a peggiorare la situazione, ha due canzoni improbabili che portano la sua firma e che non rendono giustizia alla sua voce: comunque, alla ghigliottina del voto, passa la meno peggio, Bagnati dal sole. Quanto a Riccardo Sinigallia e Francesco Sarcina è il secondo ad aver capito che qui, al Festival, conta l’orecchiabilità e mette al servizio di due pezzi deboli la sua vocalità tutta rock.
I GIOVANI
A differenza della prima, la seconda serata dà più spazio al Festival, inteso come gara canora, e così mette in pista anche i primi quattro giovani, debitamente infilati in coda alla scaletta: in scena penosamente a mezzanotte e un quarto. Fortunatamente passano i due migliori, Diodato e Zibba (di notte il televoto si fa più preciso). Ma si sa, questo è il Festival, gran contenitore televisivo, tanto più quest’anno che si è preso la briga di festeggiare i sessant’anni della Rai (del resto è il più storico dei programmi). Per farlo Fabio & Lucianina rispolverano (autocelebrazione?) perfino il catalogo di Vieni con me dedicato per l’occasione alla bellezza (tema frustrato della prima serata). E, addirittura, a un certo punto Fazio fa il verso a Baudo: visto che, così, anche il gran Pippo, è passato al Festival?
Marco Molendini