Stella Prudente, il Messaggero 20/2/2014, 20 febbraio 2014
VITA DA FUORISEDE: ABITERÒ A PALAZZO CHIGI, COSÌ SI RISPARMIA
LA CURIOSITÀ
ROMA Trecento metri quadri di stucchi marmi e arazzi, ma è pur sempre un appartamento di servizio a disposizione. Così sembra ormai deciso che Matteo Renzi da premier andrà ad abitare al terzo piano di palazzo Chigi. La scelta – in linea con l’ostentata sobrietà di predecessori celebri, à la Prodi e Monti – è funzionale all’approccio workaholic del segretario Pd e all’esigenza di ridurre al minimo i trasferimenti non indispensabili, con tutto ciò che significano in termini di guardie del corpo e auto blu.
SCORTA ANTI-GIORNALISTI
«La scorta non serve per me, ma per i giornalisti» scherzava l’ex sindaco ieri, facendo il suo ingresso pedibus calcantibus a Montecitorio. Casual, informale. Il Demolition Man (come la stampa inglese ha efficacemente declinato l’espressione «rottamatore») in questo periodo di transizione e consultazioni vive in perenne trasferta da Firenze, e nella capitale preferisce cambiare albergo ogni sera per seminare i cronisti e cameraman che lo pedinano. Sempre in cerca di privacy e tranquillità, una notte avrebbe addirittura alloggiato a casa dell’amico portavoce del Pd Filippo Sensi. Settimana prossima però, salvo ennesimi colpi di scena, Renzi guiderà il suo primo governo mentre la moglie Agnese Landini ha già annunciato che non intende trasferirsi a Roma. Almeno per ora la first lady resterà a Pontassieve con i tre figli e il suo lavoro d’insegnante al liceo. Quindi per il premier si porrà il problema di una sistemazione romana ed è orientato a sfruttare l’ormai celebre alloggio presidenziale.
COME PRODI E MONTI
Quasi 300 metri quadri, comprese una Sala d’Oro e quella delle Marine con un tavolo da 20 posti per i pranzi ufficiali. Un corridoio-galleria, tre bagni, sala da pranzo informale e cucina, spogliatoio e camera da letto. Il primo ad abitarci fu Amintore Fanfani e la moglie Maria Pia lo arredò secondo i suoi gusti. Quando Berlusconi ci entrò da vincitore nel 1994 - preceduto da un sopralluogo “tecnico” di Vittorio Sgarbi - si racconta che lo trovò «uno schifo» e decise di farlo risistemare a sue spese dal designer d’interni Giorgio Pes, già noto per gli arredi del Gattopardo di Visconti. Appena finiti i lavori, però, il leader forzista fu costretto a lasciare il posto a Dini dopo il ribaltone della Lega di Umberto Bossi. Per il leader dell’Ulivo Romano Prodi andarci ad abitare durante le presidenze del governo, sia nel 1996 sia nel 2006, fu quasi un manifesto di stile: con la moglie Flavia non toccarono uno spillo delle precedenti ristrutturazioni, anzi. Divennero celebri le descrizioni che l’ex first lady diede del prestigioso alloggio nell’autobiografia a quattro mani “Insieme”, in cui raccontava di un luogo che «toglie il fiato» e «sembra una prefettura». Tanto da rimpiangere la casa che il Professore lasciò a Bruxelles all’epoca della Commissione Ue, «tutta arredata con i mobili Ikea». Flavia entrava e usciva dal «palazzo dei bottoni» con i capelli in disordine e i sacchetti della spesa. In questo imitata dalla signora Monti, Elsa che fu addirittura citata in un comunicato del governo quando il marito dovette dar conto della cena di capodanno del 31 dicembre 2011, “reo” di averla passata con la famiglia nella residenza ufficiale.
Quanto a Renzi, non ha ancora visitato personalmente l’appartamento anche se teme che possa essere un po’ troppo grande e sfarzoso per un padre-lavoratore-single-temporaneo. Mentre il timore – legittimo - che aleggia fra i fedelissimi è di diversa natura: «Con Matteo che vive e lavora nello stesso palazzo, noi quando andiamo a dormire?».
Stella Prudente