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 2014  febbraio 20 Giovedì calendario

L’AMORE DIFFICILE PER I BUGIARDI SU WHATSAPP


Sono così vecchia che mi ricordo di quando si contavano gli squilli: si chiamava al numero di casa, e la segreteria scattava dopo due squilli se conteneva qualche nuovo messaggio, altrimenti dopo quattro. Se scattava dopo quattro, voleva dire che il mio messaggio precedente l’avevi già ascoltato. E non mi avevi richiamato. I più bravi programmavano la segreteria perché scattasse comunque dopo due. I più bravi erano rarissimi.

Non vengono lanciati abbastanza allarmi per la sparizione di quel diritto inalienabile dell’essere umano che è il dire balle. Quelle dette “bugie bianche”; quelle che non fanno male a nessuno; quelle che sono, in fondo, solo buona educazione e tutela del proprio quieto vivere. No, non ho ascoltato il tuo messaggio. Scusa, ho visto solo ora la tua chiamata. Ero sull’Himalaya e non prendeva.
Non si può più. Prima, con gli sms, si poteva impostare la ricevuta di ritorno, ma era a pagamento e la tirchieria vince sempre sulla smania di controllo. Poi è arrivato WhatsApp, e non c’è stato più scampo per gli amanti renitenti (quelli che sfuggono, quelli che vincono, quelli che passano i secoli e i sistemi di comunicazione ma i proverbi restano sempre validi). Il meccanismo lo conoscete, perché probabilmente avete un telefono con installato il sistema di messaggistica gratuita, o un’amica che se ne lamenta, o un fratello che ha affrontato diverse piazzate causa doppia spunta.
La doppia spunta è quella che compare di fianco al tuo messaggio WhatsApp se il ricevente l’ha letto. Nell’istante stesso in cui lo legge. Non c’è scampo. Neanche per quelli che almeno hanno disattivato l’opzione più pornografica di WhatsApp: quella che permette di vedere quand’è l’ultima volta che hai aperto l’applicazione. Costoro, diversamente da quelli che manipolavano la segreteria di casa, non sono i più bravi: sono solo quelli con un iPhone. Alla Apple conoscono i problemi di coppia, evidentemente, e hanno fornito una soluzione.
Chi ha telefoni di altre marche è costretto a ricorrere alla modalità aeroplano: disattivi la connessione di rete prima di aprire il messaggio, così chi te l’ha mandato non saprà che l’hai già letto. Capite bene che è un inferno. Capite bene che prima o poi te ne dimentichi, leggi un messaggio senza sconnetterti dalla rete e fai comunque finta di niente, ma dall’altra parte tutto vedono, tutto sanno, e tutto ti faranno pagare. E comunque la toppa-Apple è peggio del buco: disattivare la visualizzazione dell’orario di ultima visita è il più compromettente dei gesti, il maggior generatore di conversazioni a tema: «Che cos’hai da nascondere?».
Il più zelante cornificatore che conosco ha disattivato l’opzione il giorno stesso in cui ha installato WhatsApp. Si sente al sicuro, certo com’è che nessuna sappia se è on line o no, se ha letto l’ultimo messaggio svenevole o no. Non si chiede, il tapino, come mai la sua legittima consorte, nei momenti in cui lui giura di essere sepolto in riunioni a telefono spento, gli scriva tramite posta di Facebook. Non si è mai accorto, l’illuso, che anche lì compare l’ora alla quale il messaggio è stato letto. Facebook era spione prima che lo fosse WhatsApp. Le piattaforme di socializzazione che non si fanno i fatti loro sono il futuro dell’industria della comunicazione. E l’inizio di un nuovo inferno relazionale, in cui è impossibile raccontarsi balle. E, quel che è più grave, è difficilissimo far finta di credere alle balle che ci vengono raccontate.