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 2014  febbraio 20 Giovedì calendario

LA CRISI UCRAINA COMINCIA A CONTAGIARE IL RUBLO


«Se l’Ucraina dovesse trovarsi in default avremmo una piccola Argentina con un impatto anche sull’Europa e gli Usa. Il contagio potrebbe arrivare sulle borse e sul mercato del debito». Lo ha dichiarato ieri l’economista Nouriel Roubini, noto per essere stato uno dei pochi ad avere previsto la crisi finanziaria globale. Di certo l’Ucraina è a un passo dalla guerra civile e non solo dal default, dal quale verrebbe salvata dalla Russia, che lo scorso dicembre ha offerto a Kiev di acquistare titoli di Stato ucraini per 15 miliardi di dollari. Mosca ne ha finora comprati per 5 miliardi, mentre l’acquisto di altri 2 miliardi è stato rinviato a domani «per motivi tecnici», come ha detto una fonte del governo ucraino. È chiaro che si tratta di un modo del Cremlino per fare pressione su Kiev e dimostrare che senza la Russia l’Ucraina non va da nessuna parte. Anche perché l’Ue e gli Usa hanno dato il loro appoggio morale all’opposizione anti russa ma si sono ben guardati dall’offrire aiuti finanziari a Kiev.

Un modo molto efficace per convincere gli ucraini a lasciare le piazze e tornare a casa è quello di chiudere i rubinetti del gas e lasciare il Paese al gelo, cosa già fatta in passato. Con il piccolo particolare che se il gas non passa per l’Ucraina, non arriva nemmeno in Italia. Ieri l’ad di Enel, Fulvio Conti, ha assicurato che in caso di crisi di approvvigionamento del gas dovuta alla situazione in Ucraina, «sicuramente le centrali di Piombino e Montalto di Castro sarebbero quelle deputate a essere disponibili» a subentrare per la produzione di energia elettrica in Italia. Ma ha anche sottolineato che «le crisi del 2008 e del 2012 sono avvenute per molto meno di quanto sta accadendo oggi in quel Paese». Insomma, il rischio di restare privi del gas in arrivo dall’Ucraina non è affatto trascurabile. Intanto la situazione sta precipitando, con la regione di Lviv, la più occidentale, ai confini con la Polonia, un tempo conosciuta con il nome di Galizia, che ha proclamato la propria autonomia dal governo centrale e il sostegno alle forze che si oppongono al presidente filo russo Viktor Yanukovich. Mentre sul fronte finanziario ieri la borsa di Kiev ha perso il 3,2% dopo aver ceduto il 4,2% il giorno precedente, e il rendimento del titolo di Stato con scadenza giugno 2014 è balzato dell’11% al livello record del 34,27%. I timori di un blocco delle forniture hanno inoltre fatto salire il prezzo del gas naturale sopra i 6 dollari per la prima volta negli ultimi quattro anni. Ma soffre anche la Russia, dove il rublo ha proseguito nella caduta, toccando nuovi minimi storici contro l’euro superando per la prima volta la soglia psicologica dei 49 a 49,049. E nei confronti del dollaro, la valuta russa è scesa ai minimi da cinque anni, a 35,6425 rubli. Oltre ai timori per la crisi ucraina, sul rublo ha pesato il fatto che due giorni fa il ministero delle Finanze ha acquistato grossi quantitativi di valuta estera per rimpolpare il suo fondo anticrisi.