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 2014  febbraio 20 Giovedì calendario

BIMBI OBESI, CI PENSA IL BISTURI


In Arabia Saudita e negli altri paesi del Golfo sempre più genitori fanno una scelta radicale per debellare l’obesità dei loro figli. Altro che diete, meglio ricorrere al bisturi. Il chirurgo riduce le dimensioni dello stomaco: in questo modo esso accoglie una minor quantità di cibo e il bimbo mangia meno. Una soluzione radicale, adottata per esempio da una famiglia di Riyadh per il loro figlio di tre anni, Daifailluh al-Bugami, che pesa 28 chili, il doppio della media alla sua età.
Episodi del genere diventano sempre più frequenti in Medio Oriente, dove sta succedendo quanto avviene da decenni negli Stati Uniti: i giovanissimi si riempiono di cibo spazzatura e hanno uno stile di vita sedentario. Non esiste una cultura della dieta e dell’attività sportiva. I chili di troppo non tardano ad affacciarsi.
In assenza di dati ufficiali, gli esperti sostengono che l’obesità è diventata un serio problema di salute per l’infanzia saudita, che riguarda circa il 9% dei bambini.
Per avere un termine di paragone, basti pensare che nel 2010 il 18% dei bambini americani era considerato obeso. Aayed Alqahtani, il chirurgo che opererà il piccolo Daifailluh, negli ultimi sette anni ha curato chirurgicamente un centinaio di bambini sotto i 14 anni.
Il suo lavoro viene studiato a livello internazionale per capire se questo approccio sia adeguato al problema. Negli Usa l’età minima per l’intervento è proprio di 14 anni. L’Organizzazione mondiale della sanità è giunta alla conclusione che è preferibile un approccio prudente prima che vengano condotti studi di lungo termine sui casi trattati ricorrendo al bisturi. Il problema è valutare attentamente le conseguenze dell’intervento nell’età evolutiva. La chirurgia dello stomaco era stata adottata per gli adulti con parecchi chili di troppo, ma nei più piccoli occorre fronteggiare eventuali rischi legati all’improvviso cambiamento di alimentazione: in particolare, lo sviluppo del cervello e la maturazione sessuale.
Il dottor Alqahtani, tuttavia, ritiene che l’età in sé stessa non possa rappresentare un ostacolo all’intervento chirurgico: in presenza di condizioni di salute che minacciano la loro vita, non è possibile negare questa soluzione ai bimbi. Il medico spiega che la chirurgia è diventata un trattamento accettato tra gli adulti ed è rimborsato dallo Stato: in Arabia, nel 2012, sono stati effettuati circa 11 mila interventi.
La questione sta diventando preoccupante anche nell’età adulta. Il 20% della popolazione saudita soffre del diabete di tipo 2 che deriva dall’obesità nei soggetti geneticamente predisposti alla malattia. Negli Stati Uniti la percentuale è pari a meno della metà, intorno all’8%.
La spesa per la cura del diabete in Arabia Saudita dovrebbe raggiungere, secondo le stime, i 2,4 miliardi di dollari (1,7 mld euro) nel 2015, più del triplo rispetto al 2010. Un’emergenza sanitaria e sociale, oltre che economica.
Il problema investe anche l’universo femminile. In Kuwait quasi metà delle donne adulte è considerata obesa, seguita a ruota dal Qatar (45%) e dall’Arabia (44%). Sotto accusa è anche la diffusione del fast food occidentale, soprattutto nei negozi dei centri commerciali che sono molto frequentati da famiglie con bambini.