Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 20 Giovedì calendario

INDIETRO TUTTA – [IL VARIETÀ DELLE VECCHIE GLORIE RINNEGA LA SUA ANIMA “SOCIAL”]


Questo Sanremo è molto più social. Lo dicono e lo ripetono ma nessuno ci crede veramente. Però fa tanto chic. E anche up to date. Come una volta si diceva mondano, l’aggettivo che meglio si addice al nostalgico varietà andato in scena ieri sera all’Ariston. Polveroso, arsenico- e- vecchi- merletti. Sanremo vuole parlare ai giovani, lo recitano come un mantra in ogni edizione. E difatti: apertura con Claudio Santamaria che legge una lettera che il Maestro Manzi scrisse ai bambini di quinta elementare nel 1976, di seguito Luciana Littizzetto che balla e sballa con le gemelle Kessler (prima volta al Festival), più avanti nella serata Franca Valeri, che commuove, e Baglioni (assente dall’85) portato in trionfo dopo un medley-karaoke e lo sfoggio del Claudio-pensiero. Ospiti di tutto rispetto, il Sanremo della memoria (non sarebbe più social sbriciolare nel varietà gli interventi di Pif? Esilarante il suo incontro con Grillo durante il comizio fuori dall’Ariston).
Caos calmo dopo i colpi di scena e i patemi dell’esordio. «È un grande gioco popolare e tale vogliamo che rimanga», dice il presentatore introducendo la gara. Ma ancora una volta le canzoni dei big fanno da contorno allo straripante protagonismo della coppia di fatto Fazio-Littizzetto, ormai lanciatissimi sotto le luci del varietà. Sangue sudore e lacrime non scorrono quando inizia la gara dei big; tutte canzoni da sei meno meno, nessun guizzo, testi piatti, esubero di melodia. Ma grazie a Noemi per averci fatto spettegolare su abito e acconciatura come all’epoca di Milva e Vanoni. Si fa breccia nel vintage la magnifica performance di Rufus Wainwright. Lui sì molto social, e con messaggi importanti da inviare, ma è passata la mezzanotte. Più agguerrita la sfida dei primi quattro giovani; i migliori, Diodato e Zibba, passano il turno. È notte fonda.
Perché hanno azzoppato un Festival che correva spedito? Ci sarà un motivo se Fazio, che l’anno scorso aveva operato una sobria, elegante mediazione tra Che tempo che fa e la lisa liturgia festivaliera, quest’anno si è buttato senza paracadute tra le braccia del varietà. Colpa della Rai che non smette di autocelebrarsi e
che quest’anno per i sessant’anni della televisione l’ha costretto all’amarcord? Colpa della sua vanità se si è voluto cimentare in un terreno scivoloso per tutti, figuriamoci per lui che ormai è più anchor man che comico? Colpa dell’ostinazione con cui entrambi hanno preteso di apportare dei cambiamenti alla formula vincente per timore che una ripetizione avrebbe causato emorragia di ascolti? Oppure, consapevoli della scarsa qualità e varietà delle proposte – contrariamente alla scorsa edizione – hanno concordato di compensare inzeppando il programma di ospiti e superospiti che vengono a vendere la propria merce e volti noti razzolati da ogni dove che sembra di leggere un numero speciale di Chi – e allora avrebbe avuto perfettamente senso che Kasia Smutniak avesse dato al mondo la buona novella: è incinta (Fazio l’ha fatto intendere col suo candido omaggio floreale).
«Sanremo è una parola complicata, vittima di giudizi e pregiudizi difficili da sradicare»: parole di Fazio. C’era riuscito, come mai ha fatto dietro front? «Sanremo è cafone? Ma anch’esso ha la sua grande bellezza; si può essere belli nella leggerezza, anche in una festa popolare come questa »: parole del presentatore. Ma allora perché ha appesantito lo show a rischio di vanificare il segno forte – e positivo – che ha sempre dato ai suoi programmi? L’anno prossimo che si fa? Diamo fondo alle teche Rai? O seguiamo i Brit Awards in diretta streaming da Londra? Very social.