Alberto Mattioli, La Stampa 20/2/2014, 20 febbraio 2014
“COM’È SNOB PARLARE MALE DI SANREMO”
[Franca Valeri]
Così, a occhio, il palcoscenico dell’Ariston sembra più roba da sora Cecioni che da signorina snob. Incredibile, in ogni caso, che non ci fosse mai salita Franca Valeri. La più venerata maestra del patrio spettacolo ha dovuto aspettare fino alla tenera età di 93 anni, sei mesi e 19 giorni, insomma fino a ieri sera, per togliersi lo sfizio. Riceve in uno di questi incredibili archeoalberghi sanremesi prima dell’unica prova («Uno sketchino con la Littizzetto», dice lei, con contorno di due chiacchiere con Fazio): il passo è traballante, l’eloquio un po’ incerto. La testa, invece, è quella di sempre: lucidissima. Idem l’ironia.
Che ci fa la Valeri al Festival?
«E perché no? L’ho sempre visto, fin dalla sua prima edizione, anche se era bon ton, sbagliando, parlarne male. Volevo andarci per la prima volta. Anche perché ho la forte impressione che sarà pure l’ultima».
Però la signorina snob a Sanremo non riusciamo proprio a immaginarcela.
«Purtroppo non sono più una signorina. Come si cantava, mi sembra proprio qui: non ho l’età, anzi non l’ho più. Quanto allo snob, quello intelligente capisce quand’è il momento di smettere di esserlo. Infine, ci sono quei due».
Fabio e Littizzetto?
«Due amici. Lui è corretto, intelligente e informato. In una parola: delizioso. E con lei ho scritto perfino un libro».
«L’educazione delle fanciulle», già. Cosa manca alla Littizzetto per diventare la Valeri?
«Per carità. Siamo diversissime. Lei ha una spontaneità che io non ho mai avuto e anche il sense of humour è completamente diverso. Molto meglio una Littizzetto originale che una copia della Valeri».
Nella televisione di Fazio serpeggia la nostalgia per la Rai sì bella e perduta di una volta, quella del bianco e nero e della gente che stava lì perché sapeva fare qualcosa: la sua tivù, insomma.
«Forse quella tivù era più guardabile. Di certo, era più ascoltabile. Ma non scriva che la mia è nostalgia. È un giudizio critico».
Quando è avvenuto il tracollo?
«Da un po’, ormai. Diciamo dalla fine del secolo scorso».
Insomma, dall’avvento del reality.
«Quello mi sembra un fenomeno a parte. Chi vuol seguire, lo segue. Mi sembra che siano cose che interessano soprattutto chi le fa».
E qualche milione di spettatori.
«Ecco, questo in effetti mi risulta un po’ oscuro».
Torniamo a Sanremo. Ha qualche ricordo in particolare?
«Nilla Pizzi, che era una donna intelligente. Facemmo insieme anche una trasmissione, “La regina e io”, dove la regina era ovviamente lei. E poi i grandi nomi, che sono quelli che ricordano bene tutti gli italiani: Claudio Villa, Domenico Modugno. E Adriano Celentano, quel ragazzo dinoccolato che adesso, mi dicono, è diventato un signore così importante...».
Lei, Arbasino, Paolo Poli: perché gli italiani più intelligenti hanno tutti più di 80 anni?
«Ma forse non siamo più intelligenti noi: è che hanno avuto più tempo di capirci. Comunque di giovani in gamba ce ne sono. È l’età di mezzo che, come dire?, risulta un po’ deludente. Forse anche per colpa sua. Anzi, soprattutto».
È d’accordo con chi dice che in Italia non c’è gusto a essere intelligenti?
«No. A essere intelligenti c’è sempre gusto. Perfino in Italia».
Il comizio sanremese di Grillo l’ha seguito?
«In effetti no. Come comico, Grillo l’ho sempre apprezzato. Lo trovavo bravissimo».
E come capopopolo?
«Meglio aspettare».
E Renzi?
«Mah, quel che succede in Italia è talmente sconvolgente... Spero che riesca a concludere qualcosa. Quanto a fair play, finora, non si è comportato benissimo».
Finiamo in bellezza. Chi è l’attore migliore con cui ha recitato?
«Nessun dubbio: Vittorio De Sica».
Perché?
«Che domande! Perché era straordinariamente bravo».