Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 20 Giovedì calendario

LA REAL CASA ANCELOTTI

Tra i danni collaterali del cosiddetto «calcio moderno» c’è anche la totale chiusura dei grandi club a stampa a e tifosi. Non più di 7 anni fa gli allenamenti di Real Madrid e Barcellona erano aperti, quotidianamente, a chi aveva tempo e voglia di vederseli, spettatori e cronisti. Si viaggiava con la squadra, si parlava in aeroporto o in hotel o al campo. «E io preferivo quei tempi a questi – dice sincero Ancelotti –, però la tecnologia ha cambiato tutto». Carlo usa solo la parola tecnologia, immaginiamo racchiuda tante cose: social network, smartphone, rapporti consumati in fretta e notizie da 140 caratteri. Ieri Ancelotti ha deciso di riavvolgere un po’ il nastro e ha indetto una giornata di pace, amore e calcio: una ventina di giornalisti invitati ad allenamento, incontro informale con lui e «tapas». Una goduria.

La routine «Arrivo qui verso le 9.30 perché la mattina mi piace dormire un po’, e me ne vado verso le 18.30-19. Un’ora e mezzo prima dell’allenamento facciamo una riunione con staff tecnico, il delegato della prima squadra Chendo, preparatori e medici: contiamo gli elementi a disposizione, i preparatori decidono il “tema” della giornata, recupero, lavoro aerobico o sulla forza, noi scegliamo gli esercizi adeguati. Dopo l’allenamento i giocatori scelgono se fare dei trattamenti. Non è obbligatorio ma qui tutti si curano un sacco, dedicano tempo a sé stessi, sono super professionali e quindi si fermano per sedute con ghiaccio, calore o altro. Poi sono liberi di mangiare qui o a casa: si fermano in pochi. Sulla dieta diamo consigli ma non forziamo, anche perché c’è gente di ogni dove, con abitudini alimentari molto diverse».
Stesso piano Indicazioni e consigli, non obblighi o doveri: «A me piace una relazione sullo stesso piano. Io ho avuto un allenatore che diceva: “Fai così perché lo dico io” e non mi piaceva, così come sbaglia un tecnico che si posiziona troppo in basso. Dobbiamo stare sullo stesso livello: qui non ci sono ragazzini, ma uomini, padri, mariti che non hanno bisogno del sergente di ferro. Io non mi voglio arrabbiare perché uno arriva tardi, voglio che arrivi puntuale. Poi se succede ci sono codici di disciplina interni, simili per tutte le squadre. Se devo citare un modello ispiratore dico Liedholm, uno che scherzava tanto e sapeva comunicare benissimo».

E la lingua? «Parlo in spagnolo, poi chiedo se hanno capito e se vedo facce strane dico, “Ripeti…”. Bale sta migliorando e in ogni caso gli ripete tutto Paul Clement. La cosa più difficile è motivare in un idioma che non è il tuo, a volte devi mostrare emozione e in un’altra lingua non è semplice. Infatti quando mi sono arrabbiato sul serio l’ho fatto in italiano: hanno capito benissimo! Quando? Dopo il Rayo, l’Elche e il Levante».

I rapporti «Intervengo se ci sono difficoltà tra i giocatori, è normale. Per il resto la porta dell’ufficio è sempre aperta, ma entrano solo i problemi. E prima dell’allenamento io, Paul e Zizou facciamo un giro per lo spogliatoio per parlare un po’. La formazione la do nel secondo incontro del giorno della partita, ma se penso di mandare in panchina uno che gioca abitualmente o di far giocare uno che lo fa poco, ci parlo qualche giorno prima. Il confronto coi capitani, Iker, Ramos e Marcelo, c’è ed è produttivo: insieme abbiamo deciso che se si gioca la sera non andiamo in ritiro, se la partita è nel pomeriggio sì. Un tempo il ritiro era un momento di aggregazione e comunicazione: si giocava, si parlava, si stava insieme. Ora con Twitter, Facebook, Playstation non è più così e allora meglio che stiano a casa». Tecnologia, si diceva .

L’allenamento «Questa è una settimana speciale, la prima dopo tanto tempo senza impegni infrasettimanali e quindi nei 6 giorni abbiamo fatto il programma “tipo”: recupero, recupero attivo, forza, resistenza aerobica, velocità, reattività. Oggi toccava alla forza: esercizi attacco a 5 contro difesa a 4, partitelle 5 contro 5». Queste ultime chiuse con grida tribali di Ronaldo: i suoi grigi hanno vinto il torneo. Con Cristiano c’erano Pepe, Coentrao, Isco e il portiere Pacheco: «Le squadre le faccio io – dice Carlo –, loro mettono la competitività, tremenda. C’è gente come Arbeloa che non vuole perdere mai». Il prolungato giubilo di Ronaldo a fine «torneo» è lì a dimostrarlo.

Maestro Zizou Tutti in doccia, tornano fuori Jesé e Zidane: il francese crossa da sinistra e da destra il ragazzo prodigio colpisce al volo alternando i due piedi: «Clement è bravissimo nella scelta degli esercizi, ha tanta esperienza e ne conosce un mare, Zizou si occupa di questioni individuali visto il talento e l’occhio che ha: con Jesé allenava il tiro al volo, l’altro ieri con Varane ha fatto il cambio di gioco, con Morata e Benzema altre cose». Una giornata di lavoro a Valdebebas, dove con Ancelotti è tornato il sereno.