Luca Bianchin, La Gazzetta dello Sport 20/2/2014, 20 febbraio 2014
GATTUSO GRAN PANCHINARO
Selfie, autoscatto. E’ la moda del momento e Gattuso ieri ha battuto il record italiano. In un pomeriggio romano ha ricevuto infinite richieste dai ragazzi che volevano fare una foto con lui: ha risposto sì a tutti, cercatori di autografi compresi. Rino era uno dei testimonial della tappa italiana del «FIFA World Cup Trophy Tour by Coca Cola», il giro del pianeta della vera Coppa del Mondo, quella che viene consegnata ai campioni sul palco e poi torna a casa Fifa, requisita per altri 4 anni. Per non perdere l’abitudine, ha fatto una foto anche al calcio del 2014, a Inzaghi, a Seedorf e a se stesso, un allenatore in cerca di fiducia.
Nelle ultime settimane si è letto di offerte dall’Est e della possibilità di allenare a Glasgow. Vero?
«L’offerta dalla Malesia è arrivata, ma ho scelto di stare qui e trovare una panchina per giugno. Accetterei una proposta dai Rangers, ma non solo».
Anche da Inter e Juventus?
«Ora non mi vorrebbero ma... perché no? Rifiutare non sarebbe professionale, anche se sono sempre stato e sempre sarò milanista. Da giocatore avrei detto no sia all’Inter sia alla Juve, ma questo è un altro lavoro».
Facile, difficile o difficilissimo?
«Complicato, io ho iniziato a prendere appunti a 25-26 anni, ma il gioco è cambiato tantissimo. Nel 2006 abbiamo vinto il Mondiale con un calcio antico, molta difesa e ripartenze, però avevamo un grande leader: Lippi. Oggi io probabilmente non troverei posto in Nazionale, perché non si può più giocare con un atteggiamento difensivo. Guardate il City, a tratti contro il Barcellona non ha preso palla».
Che cosa è cambiato nel calcio?
«Ora spesso si vince dominando un due contro due o un tre contro tre in mezzo al campo. In settimana, si fa meno lavoro sulla forza ma sono cresciuti gli esercizi a campo ridotto».
Nuovi allenatori: Inzaghi o Seedorf?
«Pippo è un malato di pallone, cura tutti i dettagli, vive a pane e calcio. Ha ancora il veleno addosso, come da calciatore. Seedorf è un uomo di larghe vedute, molto intelligente».
L’ultima immagine di Gattuso milanista invece è un uomo che piange nel giorno del suo ritiro. Sono state le ultime lacrime di un duro?
«No, il 17 dicembre è stato un giorno difficile. All’improvviso ho dovuto giustificare calunnie che non sapevo da dove venissero. Non è nel mio essere aggiustare le partite».
Che si può dire del rapporto di un amico come Salvatore Pipieri con Bazzani, personaggio chiave dell’inchiesta-scommesse? Non sapeva nulla?
«Questo che c’entra? Non bisogna chiedere la carta d’identità a tutte le persone che si frequentano. Ho più di un amico, ma non posso mettere la mano sul fuoco per tutti».
Finale più leggero con Rino Gattuso proprietario di un ristorante. Con chi la cena ideale?
«Ventura. Se ne parla poco, ma al Torino dimostra che sa fare calcio e lo sa spiegare».
E tra i personaggi extra-sportivi?
«Renzi. E’ l’uomo del momento».