Mattia Feltri, La Stampa 20/2/2014, 20 febbraio 2014
VIRZÌ: “SHOW ANGOSCIANTE FIGLIO DELLA VANITÀ DA ATTORE”
Virzì, come le è parso lo spettacolo dell’incontro Renzi-Grillo?
«Una cosa angosciante. Vien voglia di spegnere la tv, perché ormai Grillo mi pare una persona con qualche disturbo mentale».
Addirittura?
«Ma sì, è affetto da mitomania, soffre di autoesaltazione, non sa controllarsi, è capace solo di trasmettere un malumore devastante. Non avevo nemmeno ben seguito la sequenza di avvicinamento a questo incontro, attraverso un sondaggino...».
Un sondaggione, ci hanno partecipato in più di quarantamila.
«Peggio ancora. Gli dicono di andare a questa consultazione e lui ci va come un bullo, con una logica da gang, a far vedere che è quello che mena di più. Era del tutto insensato, urlava a Renzi che aveva copiato dal Movimento cinque stelle metà del programma, e allora, dico io, questo è un successo politico, rivendicalo, se quei temi ti stanno a cuore. Se non sei solo un furbacchione che approfitta dello sconforto della gente».
Con quali fini?
«Puro ego. Vanità. Conosco poco i politici ma conosco bene gli attori: sono fragili, sono sottoposti a fortissimi stress, vanno protetti. È una delle professioni a più alto rischio di psicolabilità...».
Ancora...
«Passano frequentemente e rapidamente da stati di esaltazione a stati di depressione. Davvero oggi sono rimasto colpito. Se Grillo fosse veramente sensibile ai temi di cui si fa paladino, assisteremmo allo sforzo di costringere i propri avversari a far qualcosa, e invece ci sciroppiamo questi monologhi con la bava alla bocca. L’unica sua logica, temo, è quella del tanto peggio tanto meglio. È come se si augurasse la catastrofe per trarne vantaggio elettorale. Mi ricorda un altro grande cinico, che scese in politica per salvare l’Italia, quando di governare non gli importava nulla, gli premevano molto sue questioni personali e aziendali...».
Berlusconi.
«Appunto. Ma Grillo è più allarmante perché arriva come la ciliegina sulla torta su un’Italia sfinita, e alimenta ancora di più l’astio, la sfiducia, la demagogia, la rabbia».
Però, perdoni: non è candidabile, non ambisce a cariche. Quale sarebbe il suo scopo?
«Infatti ogni spiegazione è insufficiente se non si ricorre alla categoria della psico-politologia. Per vanità, per nutrirsi dell’adrenalina del consenso, dell’acclamazione, una vera droga. Cosa dire di una persona che si infuria, anziché esserne contento, se altri inseriscono nel loro programma le sue idee. Che tra l’altro mi sembrano a loro volta orecchiate un po’ malamente. Ma in mezzo ci sono temi importanti e giusti, che altrove nel mondo danno vita a movimenti, a campagne di pressione. Solo in Italia tutto diventa una baracconata autoritaria col guru televisivo e i seguaci invasati. È un aggiornamento del Medioevo di Brancaleone negli anni del web, Grillo sa solo elencare urlando i guai del mondo, come certi apocalittici millenaristi, creando un senso di appartenenza da setta. Ma su questi presupposti non si fonda un movimento politico moderno. E ne avremmo un gran bisogno, di rifondare profondamente la politica, i suoi meccanismi di partecipazione, con una vera rivoluzione».
Però dare a uno del matto è roba da regime stalinista.
«Se è per questo mi pare matto anche Renzi, nel suo rischiare l’osso del collo formando un governo d’emergenza in questo contesto, con questi alleati. Comunque Grillo ha detto cose impressionanti, non sono democratico, non ti ascolto, sono per una dittatura sobria. Altre volte ha detto che il Movimento raggiungerà il 100 per cento, che sarà l’unico partito. Ma nemmeno Hitler! Sono i lapsus di un analfabeta totale, inattrezzato dei fondamentali della civiltà. Al delirio narcisistico va aggiunta questa vuotaggine, questa mancanza di sostanza, di cultura, di riflessione autentica. Mi stupisco che persone come Dario Fo non abbiano avuto la forza di farglielo notare».
Ha fatto bene Renzi a non dargli troppa corda?
«Sì, penso di sì. Ha fatto anche un paio di battute divertenti, come “Beppe esci da questo blog”. Forse poteva battere i pugni sul tavolo, ma avrebbe rischiato di trasformare quell’incontro in una piazzata fra liceali».
Che pensa di Renzi?
«È un vero politico, nel bene e nel male. Con una grandissima ambizione, e non è un difetto. Soltanto l’ipocrisia del vecchio Pci imponeva di tenere occultate le ambizioni, ma tutti sapevamo che c’erano. E poi Renzi ha fretta, ha voglia di correre e forse la velocità lo porterà a commettere degli errori, ma almeno ha capito che non c’è più un istante da perdere».
Dunque, un matto anche lui?
«Certo, ma il suo istinto sventato e irragionevole, insieme con la fretta, sono anche un vantaggio: se non sarà in grado di combinar nulla lo vedremo subito, no?»