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 2014  febbraio 19 Mercoledì calendario

LA GUERRA DI KIEV CHE SPAVENTA I MERCATI

Kiev brucia. I morti di Euromaidan aumentano. La guerra civile è vicina. E l’Ucraina rischia di sprofondare nella peggiore crisi finanziaria della sua storia. La tempesta perfetta è quasi pronta. In piazza si muore, e gli investitori temono per la tenuta economica del Paese. Sui mercati secondari, specie quello obbligazionario, lo stress è stato elevato. La situazione potrebbe peggiorare velocemente e a farne le spese, di riflesso, potrebbe essere l’Europa.
Che l’Ucraina non fosse in una buona condizione economico-finanziaria era noto da tempo. Non è un caso, infatti, che il Fondo monetario internazionale (Fmi) abbia aperto un programma di salvataggio nel 2008 e abbia erogato circa 15 miliardi di dollari al Paese. Un bailout che è stato sospeso nel 2011 e che ha strozzato l’Ucraina, riducendo drasticamente le riserve valutarie estere. Kiev non è più riuscita a pagare i propri debiti e ha cominciato a scendere sul mercato obbligazionario per raccogliere risorse, alimentando una spirale mortale, che dura ancora adesso. Nel 2013 sono stati raccolti oltre 2 miliardi di dollari e nel 2014 l’agenzia governativa del debito ha comunicato di voler raccogliere circa 4 miliardi. Il tutto per sostenere il debito estero.
Sul piano economico, la protesta deriva anche da una crescita sotto le aspettative. Dopo la crisi del 2008-2009, il Paese ha cercato di tirarsi fuori dalla palude. Ma l’economia, che si basa prevalentemente sulla produzione di acciaio, non è stata supportata dal governo così come ci si attendeva. «Servono riforme che non sono mai state introdotte negli ultimi dieci anni», ha scritto il Fmi nell’ultimo report sul Paese. Il risultato è stato drammatico. Il Paese è entrato in recessione nella seconda metà del 2012 a seguito del calo della domanda mondiale di metalli, declino arrivato soprattutto dai Paesi emergenti, e per tutto il 2013 si è veleggiati intorno a una crescita nulla. Secondo la World Bank nel 2014 si dovrebbe raggiungere una crescita del 2%, ma esiste anche il rischio che nel 2015 il Paese torni in recessione, nel caso il terremoto politico si protragga nei prossimi mesi. Uno scenario tutt’altro che scontato, osservando ciò che accade a Kiev in queste ore. E potrebbero essere necessari ben più dei 15 miliardi di dollari del Fmi, o dei 15 miliardi della Russia, per salvare il Paese dal default.
La guerriglia in strada ha influenzato il mercato obbligazionario e non solo. Il rendimento dei titoli di Stato ucraini con scadenza a dieci anni ha registrato un incremento di 65 punti base a metà giornata, fino a superare quota 11 per cento. È il sintomo della sfiducia, repentina e incontrovertibile, degli investitori sul Paese. «Non ci attendiamo una soluzione semplice, né veloce», scrive via email a Linkiesta un senior trader di Société Générale. Allo stesso tempo, i Credit default swap (Cds), ovvero i derivati che fungono da assicurazione contro l’insolvenza di un Paese, hanno superato quota 1.000 punti base. In altre parole, per assicurare un bond ucraino del valore (simbolico) di 10 milioni di dollari, serve un milione l’anno. Numeri che ricordano quelli della Grecia dei tempi più oscuri. È però probabile che la situazione possa peggiorare nel caso si arrivi a una vera e propria guerra civile. «Il rischio, specie dopo le ultime notti, si sta concretizzando ogni giorno che passa», spiega Bank of America-Merrill Lynch.
Ma c’è di più. L’escalation di violenze di piazza in Ucraina potrebbe essere un danno significativo anche per uno dei vicini del Paese guidato da Viktor Yanukovych. In particolare, l’Europa. Come spiega il think tank Carnegie «nel caso non ci sia una repentina e precisa risposta da parte dell’Ue, potrebbero esserci ripercussioni anche sul sentiment degli investitori». Questo perché l’Europa sarebbe vista, ancora una volta, troppo fumosa e bizantina per essere incisiva sullo scacchiere internazionale. Come spiega il Carnegie, l’ennesimo tentennamento di Bruxelles potrebbe esserle fatale, specie in vista delle elezioni europee del prossimo maggio. «Se la reazione dell’Ue non fosse chiara e definita, gli elettori europei potrebbero leggere tutta la vicenda come l’ultima testimonianza della debolezza strutturale europea», scrive il Carnegie. In una conferenza stampa congiunta, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese François Hollande hanno spiegato che c’è l’intenzione di adottare sanzioni economiche sull’Ucraina, anche se non si hanno ancora dettagli su entità e tempistica.. In questo caso, il quadro si complicherebbe, anche per gli investitori. La partita geopolitica tra Ucraina, Europa e Russia continua.