Claudio Bozza, Oggi 18/02/2014, 18 febbraio 2014
LO DIFENDERANNO CINQUE RENZIANI DOC
Firenze, febbraio
Una squadra di calcetto. Oltre alla già nota Debora Serracchiani, governatrice del Friuli, sono cinque le persone di cui si fida Matteo Renzi. Una squadra mista: quattro uomini e una donna, ognuno con un ruolo preciso. Gli stessi che hanno trattato con Berlusconi per l’accordo della legge elettorale. Per abbattere il tabù che “con il Cavaliere cattivo non si tratta”. Una squadra che lo affiancherà anche in questa nuova esperienza a Palazzo Chigi. Vediamo qual è formazione e quali sono i ruoli di questi incursori renziani: il portiere è Lorenzo Guerini, il difensore centrale Luca Lotti, il terzino sinistro Francesco Bonifazi, il terzino destro Dario Nardella, l’attaccante Maria Elena Boschi. Ma ecco chi sono.
MEDIATORE COME FORLANI
Partiamo dal “portiere”. Lorenzo Guerini, 47 anni, deputato ed ex sindaco di Lodi, è stato scelto da Renzi come portavoce della nuova segreteria del Pd perché post ideologico, grande mediatore e senza “c” un po’ strascicata come buona parte dei compagni di squadra. Capello brizzolato e dna Dc, Renzi l’ha ribattezzato “Arnaldo”. Come Forlani, l’ex leader democristiano con il volto mite, calmo nei toni, ma abilissimo a trattare. Non a caso, per superare lo scontro ventennale, Renzi l’ha voluto accanto durante il faccia a faccia con Berlusconi e Letta (Gianni) nella sede del Pd. Il “portiere” che deve parare i colpi dei berlusconiani viene da una famiglia normale: suo padre era impiegato in una vetreria e la madre cuoca a scuola.
LI DIVIDE SOLAMENTE IL CALCIO
Il “difensore centrale” si chiama invece Luca Lotti. Trentadue anni, deputato, neo responsabile organizzazione del Pd e già capo di gabinetto di Renzi a Palazzo Vecchio: a Firenze, come adesso a Roma, lo chiamano «I’ Biondo» per la sua capigliatura. Nel match contro il Cavaliere ha coperto un ruolo paradossale: difendere il segretario Renzi dal fuoco amico della minoranza Pd. Lotti, complici il sorriso e la «c» strascicata, pare essere riuscito nella delicata mediazione.
Nato a Samminiatello (frazione di Montelupo, paesino a 30 chilometri da Firenze), è il braccio destro (ma anche sinistro) di Renzi. Tanto da guadagnarsi l’appellativo di «Gianni Lotti» o, all’occorrenza, «Luca Letta», salvo essere distante anni luce dal pensiero berlusconiano. Laureato in Scienze del governo e dell’amministrazione e discreto giocatore di pallone, Lotti incontra l’allora presidente della Provincia Renzi a un’iniziativa della Margherita, nel 2006. Da allora non si separeranno mai, complici anche le partite di calcetto contro Renzi (viola doc), che quando può scalcia Lotti (milanista).
L’ULTRÀ DI FAMIGLIA COMUNISTA
Sulla fascia sinistra, in quanto di famiglia Pci di ferro, c’è Francesco Bonifazi, 37 anni , deputato fiorentino (ma eletto in Piemonte grazie al “listino”). Nel 2009 si è convertito al renzismo sulla via di Rignano sull’Arno (paese natale di Renzi) diventando un ultrà del Rottamatore. Avvocato tributarista e bon viveur, il pezzo forte di Bonifazi sono gli accordi politici chiusi a tavola. Ma siccome per star dietro al sindaco-segretario ci vuole tanto ossigeno, l’onorevole appassionato di Marlboro ha deciso di smettere con le bionde “perché fanno male”, dice lui. La versione, però, è incompleta: Bonifazi ha virato verso il salutismo (e ci è riuscito leggendo il libro È facile smettere di fumare, di Carr Allen) soprattutto perché, a Renzi, il minimo sentore di fumo dà sui nervi. Sta sempre al fianco del Rottamatore, guidando pure a notte fonda, tanto che i suoi detrattori gli hanno affibbiato il soprannome di “BoniTaxi”.
Sulla fascia destra, perché incaricato di trattare con il berlusconiano Renato Brunetta, c’è Dario Nardella, che ora si dimetterà da deputato e tornerà a Palazzo Vecchio, raccogliendo il testimone da Renzi. Trentotto anni, deputato-giurista-violinista, già vicesindaco di Firenze e amico di alcuni giovani fedelissimi del presidente Napolitano. Nato a Torre del Greco (Napoli) è laureato in Giurisprudenza a Firenze, Nardella è stato forse il simbolo della caduta della cortina di ferro tra il nuovo Pd e i berlusconiani.
VIA IL PIZZETTO «BRUNETTA?
In privato è molto più simpatico che in televisione», racconta il deputato renziano. Nardella, abbandonate le giacche (diessine) marroni e tolto il pizzetto, sembra più giovane oggi di otto anni fa. Quando il diplomato al conservatorio Cherubini di Firenze ancora riusciva a suonare il violino con costanza, tanto che su YouTube si trova un video in cui, sul palco, accompagnava un pezzo di Biagio Antonacci.
Il “centravanti” è Maria Elena Boschi da Laterina (provincia di Arezzo). Bionda e occhi azzurri, 32 anni, avvocato con il massimo dei voti, è specializzata in Diritto societario e d’impresa. «La Mari», così la chiamano Renzi e il resto della squadra, prima ha incontrato il presidente Napolitano e poi, sempre in veste di responsabile riforme del Pd, è andata anche a trattare con Denis Verdini, il falco berlusconiano che di conti elettorali se ne intende.
«BELLA SÌ, MA ANCHE PREPARATA»
E se le chiedete com’è andata con Verdini, noto per i modi spicci e per un debole verso le donne, la deputata vi risponderà: «Non mento certo se dico che è stato molto educato. Ed è sicuramente uno preparato in materia di legge elettorale». L’onorevole Boschi, la cui mamma è vicesindaco di Laterina, è cresciuta nella parrocchia dei Santi Ippoliti e Cassiano, dove è stato il primo chierichetto femmina. Non entra subito nel clan renziano. Almeno fino a quando un suo escamotage giuridico risolve un’emergenza che rischia di far saltare la privatizzazione di Ataf, l’azienda fiorentina di trasporto pubblico. Da quel giorno in poi la “secchiona” Boschi ha continuato a studiare, per far valere l’immagine della «bella sì, ma anche preparata».