Sara Faillaci, Vanity Fair 19/2/2014, 19 febbraio 2014
TUTTO INTORNO A ME
[Riccardo Grande Stevens]
RICCARDO GRANDE STEVENS, DETTO RICKY, mi apre la porta di casa sua a Torino.
«Benvenuta a casa di Gigi. Io sono ospite».
L’APPARTAMENTO È BELLO DA TOGLIERE IL FIATO. Sale immense dai soffitti affrescati, parquet d’epoca ricoperto da tappeti preziosi, ovunque opere d’arte contemporanea. C’è persino una stanza con campo pratica da golf in miniatura e palestra super accessoriata.
Il proprietario è il figlio dell’avvocato Franzo Grande Stevens, uomo di grande potere e di grande riservatezza, storico legale della famiglia Agnelli, della Fiat, e ancora oggi Presidente onorario della Juventus. Al mestiere del padre, il figlio ha preferito la finanza. Ha 57 anni ma ne dimostra almeno dieci di meno. Ha un’abbronzatura poco torinese. «Vivo ormai da mesi a Montecarlo», spiega. «La casa era rimasta vuota, e così...».
E così, da qualche settimana, il portiere della Juventus Gigi Buffon ha lasciato il tetto coniugale – la casa dove vivono la moglie Alena Seredova e i due figli – e si è trasferito da lui. È la prima conferma ufficiale di un pettegolezzo che imperversa da settimane: il matrimonio tra Buffon e Seredova – a meno di una riconciliazione in extremis – sarebbe finito. L’altra parte del pettegolezzo, a oggi mai confermata dai diretti interessati (ma neanche mai smentita), dice che la causa della rottura sarebbe un flirt tra il calciatore e la giornalista sportiva Ilaria D’Amico.
Pochi giorni prima che si scatenassero le voci su Buffon, la stessa Juventus era stata protagonista di un altro colpo di scena: la separazione tra Andrea Pirlo e la moglie Deborah Roversi, causata dalla sbandata del calciatore per Valentina Baldini, trentasettenne nota nella Torino bene come storica fidanzata di Riccardo Grande Stevens. Riccardo che in seguito, curiosamente, è stato fotografato dai paparazzi in compagnia dell’ex signora Pirlo.
Se esiste un centro di questo feuilleton, è occupato – mi sembra evidente – dalla persona che ho di fronte.
Perdoni la sfacciataggine, ma che ci fa, uno come lei, in mezzo alle vite sentimentali dei calciatori?
«Concordo che tutta questa vicenda sia piuttosto imbarazzante. Purtroppo le persone non si conoscono mai fino in fondo, e io ho fatto un errore di valutazione».
Si riferisce a Valentina, la sua ex fidanzata.
«Ho scoperto, forse tardi, che abbiamo valori molto diversi: in materia di rispetto per le persone, per esempio. D’altra parte, la classe o ce l’hai o non ce l’hai».
Eppure siete stati fidanzati dieci anni, di cui cinque di convivenza. Qualcosa di lei avrà apprezzato.
«La bellezza, sicuramente. Ammetto di avere quella debolezza: sono un esteta. E poi la spensieratezza. Valentina è sempre allegra, non ha ansie, le scivola tutto addosso. Io sono un tipo più teso, con lei riuscivo a rilassarmi».
Stiamo parlando anche di sesso?
«Faccio un discorso più ampio. Il sesso, per me, non è mai stato così importante».
Dispiaciuto che sia finita tra voi?
«Nella sostanza, tra noi era finita da tempo, ma non è semplice staccare la spina a una storia lunga. Credo che la relazione con Pirlo durasse già da un po’. Valentina mi ha informato solo dopo essere uscita di casa, ma a Torino la storia era sulla bocca di tutti. Come sempre, i traditi sono gli ultimi a sapere».
Risentito con Pirlo?
«A Montecarlo l’altro giorno un signore al bar mi ha detto: “Mi sa che lei non è più juventino”. Si sbaglia di grosso. Pirlo non lo conosco, io sono amico della vecchia guardia, non dei nuovi giocatori. E poi sono contento per Valentina: ha trovato una collocazione più adatta a lei. Certo, avrebbe dovuto gestire la vicenda in maniera più discreta. La mia è una casa dove si è abituati a vivere in un altro modo. Non si tratta di snobismo ma di dati di fatto: mio padre ha studiato sessant’anni, un calciatore ha tirato calci al pallone per venti – potrà avere un fisico più bello, ma il cervello è sicuramente meno allenato. Ci sono rimasto male per la mia famiglia».
Suo padre ha fatto commenti?
«Solo una faccia un po’ schifata. Non si può dire fosse dispiaciuto per la partenza della ragazza».
Con Valentina avevate mai parlato di matrimonio?
«Mai. Lei avrebbe voluto, ma non mi ha mai fatto grandi pressioni. Non credo di essere fatto per il matrimonio: sono cresciuto molto libero, sempre in movimento, una donna con me può sentirsi trascurata. E poi ho sempre in mente le parole che mio nonno Paolo Greco – rettore della Bocconi, intellettuale – pronunciò il giorno della vittoria dei “no” al referendum che voleva abrogare il divorzio: “Ci voleva tanto a capire che l’amore non può essere un vincolo?”».
Suo padre Franzo però sta con sua madre da sessant’anni.
«Un esempio che per noi figli è un’ispirazione, non un obbligo a ripetere. Del resto, io e papà siamo completamente diversi. Mamma è stata la sua vera forza, e infatti, ora che lei non sta bene, lui sente una mancanza enorme. Mi ha sempre detto: “Un uomo si giudica anche dalla moglie che si sceglie”. Io faccio prima, evito di essere giudicato».
Non le dispiace nemmeno rinunciare ai figli?
«Sono un perfezionista, un pignolo. Forse avrei preteso troppo da loro, e da me come padre: non me la sono sentita. In compenso, adoro i miei sei nipoti (figli delle sorelle minori Cristina e Sofia, ndr)».
In quali altri cose lei è diverso da suo padre?
«Lui ha studiato dai padri benedettini, alle sei del mattino era già sveglio a pregare e studiare. E, benché sia laico, quel rigore non l’ha mai abbandonato. Io invece ho sempre fatto la bella vita, anche se non ho mai tradito certe regole e certi valori, per educazione e anche per amore dello sport: se non ho mai bevuto, e non ho mai fatto uso di droghe, è anche perché ambivo a discrete prestazioni negli sport che mi appassionano: lo sci, il tennis, il calcio».
Da dove viene questo doppio cognome, Grande Stevens?
«I miei sono entrambi napoletani, ma la nonna paterna era inglese. Mio padre scelse di unire i cognomi dei genitori, ed ecco Grande Stevens. Con la mamma salirono al Nord perché il mio nonno materno, Paolo Greco, avendo visto il talento di papà lo chiamò a Torino per lavorare con lui. Il cervello di mio padre è un fenomeno della natura. Ora che ha 85 anni si lamenta perché è anziano, ma io gli dico sempre: sereno, papà, che sei ancora una spanna sopra tutti gli altri, quando non lo sarai più ti avviso io».
È stato un padre severo?
«Fino ai miei 16 anni, sì. Poi mi ha detto: basta, la vita è tua. Da bambino sembravo anche intelligente, perché lui e il nonno mi seguivano molto: a cinque anni conoscevo tutte le capitali del mondo, sapevo leggere e scrivere, parlavo francese correttamente. Un anno al liceo classico mi rimandarono in scienze e, per punizione, mi venne proibito di uscire la sera per tutta l’estate. Ma quando non lavorava papà era simpaticissimo, e la nostra era la classica famiglia del Sud, con la casa piena di gente. Tutte le mie amiche erano innamorate di lui: d’estate, al mare, nessuna voleva uscire a cena prima che lui scendesse, abbronzato, in abito blu con la cravatta, elegantissimo anche in vacanza».
Si è dispiaciuto che lei, il figlio maschio, non abbia fatto l’avvocato?
«Non credo, è troppo rispettoso delle scelte altrui. Iniziai Giurisprudenza ma non mi piaceva, quindi feci l’esame da procuratore di Borsa. Con la finanza, a parità di capacità, si guadagna meglio, e così ho potuto essere indipendente dalla famiglia. I soldi servono a questo, a comprarsi la libertà».
Perché si è trasferito a Montecarlo?
«In Italia è diventato troppo complicato lavorare. A Montecarlo gestisco un fondo lussemburghese del gruppo Azimut».
La sua è una delle famiglie più ricche del Paese. Ha mai temuto amicizie – e fidanzate – interessate?
«No, perché è un’ossessione che mi avrebbe impedito di vivere la mia vita in modo normale».
Chi sono i suoi amici?
«Calciatori come Gianluca Vialli e Massimo Mauro, ma anche gente semplice di Courmayeur, piccoli albergatori, ristoratori, con cui sono andato a sciare per anni».
E la famosa Torino bene?
«Non la frequento più molto. Quando vai fuori ti accorgi che Torino è terribilmente provinciale, che sei provinciale tu stesso. Del resto, la tribuna d’onore della Juve non ha più lo stesso fascino. Quando c’era l’Avvocato, il suo carisma irradiava tutti quelli che gli stavano vicino».
Lo conosceva bene?
«Lo vedevo spesso, grazie alla sua vicinanza con mio padre. Parlavamo di sport, e anche di abbigliamento. Una volta, a New York – saranno stati almeno 25 anni fa – gli vidi ai piedi un modello di Car Shoe che a Torino non vendevano. Gli chiesi dove le aveva prese e lui mi indicò, con un gesto vago della mano, un negozio poco distante».
Nella Juventus di quegli anni era impensabile che i giocatori finissero sui giornali per fatti privati.
«Invece questa storia l’hanno battezzata “Juventiful”, come una soap opera qualunque. Sono cambiati i tempi. Una volta Boniperti faceva tagliare i capelli ai giocatori, ora li ha visti come sono conciati? Ha presente Pogba con la cresta? I giovani hanno molto meno rispetto. Ma è una deriva inevitabile».
L’hanno fotografata con la moglie di Pirlo. Come mai?
«Ci ha presentati, di recente, un amico comune. Ci trovavamo entrambi in questa situazione, entrambi nostro malgrado, e naturalmente ne abbiamo parlato. Normale che sia nata una certa affinità. Ci siamo rivisti per un aperitivo, poi è venuta a cena a Montecarlo, una sera, con suo fratello e altri amici».
Da cosa potrebbe nascere cosa?
«Magari fra tre anni: ora sarebbe di una cafoneria micidiale».
Diciamo che, in quanto parti lese, vi siete consolati a vicenda.
«Io veramente penso di essere l’unico che ci ha guadagnato in questa storia. Tranne che per una cosa: Pablo, il cane, un Rhodesian di due anni. Era di tutti e due ma lo seguiva lei, quindi era giusto che se lo portasse via. La casa non è più la stessa senza di lui. Per fortuna ora c’è Gigi, che è più grosso di Pablo».
La signora Pirlo invece sarà distrutta.
«Dispiaciuta, direi, perché ha due figli. Ma so che è in ottime mani. È andata da quella brava divorzista di Milano».
La Bernardini de Pace. Pirlo rischia di restare in mutande.
«A quello penserà Valentina. Soffre di una patologia, shopping compulsivo».
L’ha raccontato a Chi, e il padre la settimana dopo ha scritto al giornale una lettera per dire che non è vero, che sua figlia fa beneficenza e volontariato.
«Ma con quali soldi, se non ha mai lavorato? Una lettera imbarazzante. Detto questo, a un papà si perdona tutto».
In tutto questo Gigi Buffon si piazza a casa sua. Perché?
«Ha avuto anche lui problemi in famiglia. È voluto uscire di casa per un periodo».
È stato lui a chiederle ospitalità?
«No, sono io che gliel’ho offerta, siamo molto amici. E poi, era un peccato che rimanesse vuota una casa come questa. Le due donne di servizio lo adorano, non fa in tempo a chiedere qualcosa che gliela fanno trovare pronta. All’inizio erano un po’ disorientate, hanno visto uscire una donna e un cane, ed entrare Gigi, non capivano. Ho spiegato loro che la vita cambia».
Come nasce l’amicizia con Buffon?
«Lo vedevo alle manifestazioni ufficiali della Juventus, e il feeling è stato immediato perché siamo molto simili. Gigi è intelligente, sensibile, un calciatore atipico, con parecchi interessi, tra cui la finanza. Abbiamo anche messo in piedi un business insieme: lui ha comprato la maggioranza della Zucchi – l’azienda tessile, ha presente? – e io una quota. La scommessa è che nei prossimi cinque anni si riesca a farla ripartire».
Conosce anche la moglie, Alena Seredova?
«L’ho vista diverse volte ma non l’ho mai frequentata. Uno splendore. E una donna in gamba, mi è sembrato».
E Ilaria D’Amico?
«L’ho conosciuta a una cena: ha cervello, con lei si può parlare di tutto».
Giorni fa è stata paparazzata mentre la scortavano da casa sua alla sede milanese dello studio Grande Stevens. Che cosa è andata a fare?
«Non ne so niente. Gliel’ho detto: mi occupo di finanza, non faccio l’avvocato».
Quanto si fermerà Gigi da lei?
«A tempo indeterminato. Lui qua è padrone di casa. Può starci anche dieci anni».
Molto generoso da parte sua.
«Gli amici vengono prima di tutto, anche prima delle donne. Sono rapporti più stabili».
Averlo ospite di certo non la aiuta a stare alla larga dai giornali.
«In realtà la presenza di Gigi mi ha sollevato. Andiamo a cena insieme, ci facciamo due risate per il fatto di essere finiti insieme al centro dei pettegolezzi. Tra un po’ scriveranno che siamo una coppia».
A proposito: è single?
«C’è una ragazza che mi piace, a Montecarlo. Ma è una storia tutta nella mia testa».