Filippo Ceccarelli, la Repubblica 19/2/2014, 19 febbraio 2014
DALL’AMORE NASCOSTO AL LUNGO ADDIO E ORA LA SAGA CONTINUA CON FRANCESCA
AH, se avesse dato ascolto a Veronica!
E siccome l’Italia è sempre sull’orlo del baratro, ma ogni giorno resta fedele a se stessa, c’è qualche ragione di ritenere che senza questo divorzio la storia anche politica italiana sarebbe stata diversa, e forse addirittura migliore.
L’azzardata interpretazione si basa comunque su un abbondantissima pubblicistica da cui senz’altro emerge che da almeno una ventina d’anni tale vicenda ha superato di slancio il puro ambito coniugale per entrare a far farte dell’immaginario nazionale. E la saga non è ancora finita perché adesso, oltre a Silvio, a Veronica, ai figli di primo, di secondo letto e a un immane patrimonio che già da tempo non si riesce a spartire, si sono inseriti altri personaggi come la giovane Francesca Pascale, e un po’ anche il cane Dudù, che reclamano la debita attenzione; e tanto per dire quest’ultima ha già ottenuto la residenza a Palazzo Grazioli e potrebbe convolare a nozze con Berlusconi, ormai sciolto dai vincoli matrimoniali, ma in mirabile corrispondenza con il suo affidamento ai servizi sociali.
E tuttavia fu vero amore, anzi colpo di fulmine, in pratica Veronica abbandonò il teatro lasciandosi segregare, semiclandestina per anni, nella foresteria Fininvest di via Rovani. Ebbero tre figli, e finalmente si sposarono, i Craxi come testimoni. Vent’anni orsono gli italiani conobbero la bella signora bionda, moglie del nuovo presidente del Consiglio, sulla copertina di Epocain ambientazione country, con dei bimbi biondi e una dolce capretta in grembo. Il parco di Villa Belvedere, a Macherio, oggi così abbandonato che qualche mese fa il sindaco ha proposto di aprire i cancelli «per qualche evento che coinvolga la popolazione».
Strano matrimonio, comunque. Per accordo pattuito nella precedente separazione, lei non poteva entrare ad Arcore. Eppure dichiarava: «Mio marito? Irresistibile ». Lo seguiva però sempre un po’ da lontano, pochi vertici. Ma si scrisse che preparava con le sue mani marmellatine bio destinate ad ex avversari del marito, e che una volta, in barca, all’ennesima telefonata di Cossiga, minacciò di buttare il telefonino in mare.
Di sicuro la prese male quando lui raccontò una storiella sui malati di aids; ma si occupava di filosofia, pure dilettandosi con una quota del Foglio, «il giornale cognato». Le furono dedicati un club azzurro, diversi brani di Apicella e anche una rosa. Per farle una sorpresa, Silvione si mascherò da danzatore beduino a Marrakech. Quando trovò una cimice nel suo studio, scherzò Eco: «Forse l’ha messa Veronica». Lei rispose: «Può darsi di sì».
Misteriosa, ma non antipatica. Era la moglie, ma non faceva coppia. Anche per questo si conquistò senz’altro il suo pubblico, più che trasversale. Prese posizione per l’aborto e soprattutto contro la guerra, su Micromega. Bertinotti, da Fiorello, le assegnò la «Coppa Marx»; Veltroni arrivò a proporle l’iscrizione al Pd. Fino al 2005-2006 ad alcuni parve potesse configurarsi come un’uscita a sinistra del berlusconismo.
In realtà, se tutto questo indicava qualcosa, era la decisiva e definitiva caduta dei confini tra sfera pubblica e privata. Quando nel 2007, dopo la celebre serata dei Telegatti, Veronica assestò al sempre più disperato e arrapatissimo Berlusconi il metaforico calcione dove si sentiva meglio, al di là delle corna aveva identificato in modo impressionante alcuni elementi della catastrofe in arrivo: la deriva buffonesca, il clima da Bagaglino, la mancanza di rispetto, l’incontinenza e gli eccessi del potere.
Se Berlusconi allora si fosse dato una regolata, oggi tutto sarebbe diverso. La scuola quadri e il «ciarpame» delle veline, invece, e la festicciola di Noemi, due anni dopo, fecero il resto. La guerra coniugale è stata lunga e anche crudele — basti pensare alla foto di scena di lei a seno nudo sotto il titolo «Veronica velina ingrata» — ma specie in tempi di crisi soprattutto assurda e persino offensiva a causa delle spaventose cifre che l’accompagnavano. Milioni di euro come semi di zucca, il prezzo salato di una storia che magari attorno ai quattrini seguiterà ad appassionare curiosi e tifosi, indignati e rassegnati, benestanti e poveracci.