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 2014  febbraio 19 Mercoledì calendario

PINTO: «AMO L’ITALIA E LA STUDIO DA ANNI MA BUFFON È IN CALO»


[Jorge Luis Pinto]

«Le rivelo un segreto: c’è una squadra che seguo qualunque partita giochi, qualunque cosa faccia. È l’Italia. Da cinque anni ho tutto, tutti i dvd delle partite, tutte le informazioni. Me ne sono innamorato al Mondiale 2006. Ero commentatore per il “Diario Deportivo” e, dopo il 3-0 con l’Ucraina, scrissi: “Non so chi possa batterla”. Non avevo torto, no?». Jorge Luis Pinto è un signore gentile, piccolo e vivacissimo che parla diverse lingue (ha studiato anche in Germania) e ha portato la Costa Rica, 4,3 milioni di abitanti, grande come Sicilia e Piemonte assieme, al suo quarto Mondiale (dopo ’90, 2002 e 2006). Lui però è colombiano come Suarez (Honduras) e Rueda (Ecuador), altri c.t. connazionali qualificati al Mondiale (la Colombia è guidata dall’argentino Pekerman).
Perché l’Italia?
«Perché “me encanta” il suo comportamento tattico: la definisco “collettività totale”. Nessuno come voi sa essere squadra, diventare una cosa sola. Al Mondiale poi è competitiva come pochi. Dall’82 ha vinto due finali come il Brasile, perdendone una terza ai rigori».
Conosce i nostri tecnici?
«Ammiro profondamente Sacchi. Poi Lippi. Ranieri, anche se un po’ lo criticate. E Capello: quand’era a Madrid lo dicevo a mio figlio, “Guarda che vince il campionato” anche se all’inizio soffriva».
Giocatori preferiti?
«Marchisio su tutti. Poi Buffon anche se, temo, abbia cominciato la fase discendente. E Rossi che può far gol in ogni momento: spiace sia infortunato».
Tutti conoscono Balotelli e Pirlo.
«Balotelli ha piede e fisico straordinari ma non sempre la testa lo aiuta. Pirlo ha una testa fantastica ma credo faticherà a giocare al suo livello tutte le partite di un Mondiale rapido e caldo».
Più forte di Inghilterra e Uruguay?
«Sì. L’Inghilterra è più rapida, esplosiva, con più cambi di gioco. L’Uruguay tatticamente è rigoroso e ha una coppia Suarez-Cavani incredibile. Ma l’Italia è meglio».
Poi c’è la Costa Rica. Ancora al Mondiale. Qual è il segreto?
«Un paese dove tutti parlano di calcio, dove i bambini giocano in campi mai visti altrove. Si vive bene, c’è una filosofia unica, non abbiamo l’esercito ma un grande senso familiare. Ottime scuole calcio e un programma federale che produce grandi giocatori. La mia generazione non è ancora matura come le precedenti, ma più competitiva: se fa esperienza…».
I migliori?
«Campbell, il nuovo Medford: velocissimo e potente come lui. E Ruiz, Bolaño… Giocano in campionati importanti, anche in Europa. Di solito li schiero con il 4-4-1-1 ma uso anche il 5-4-1. Ho due/tre opzioni, dipende anche dagli avversari».
Lei è colombiano: tre c.t. al Mondiale, una nazionale rivelazione. Ci sono motivi speciali?
«Grande lavoro fin dalla base. Adesso ne abbiamo tanti in giro per il mondo: l’Italia, per esempio, è perfetta. I nostri giocatori sono fisici, veloci, abili. E tanti, Zuñiga, Zapata, Yepes, Armero, Guarin, Falcao li ho lanciati io quando ero il c.t.: Pekerman con loro ottiene ora buoni risultati».
Spaventato del gruppo mondiale?
«Il contrario. Affrontare tre grandi squadre ci motiva di più. “Me encanta”. Abbiamo voglia di sfidarle».
Obiettivi?
«Superare il primo turno è il sogno. Nel paese del calcio, il Brasile, avrebbe un significato speciale».
Chi si qualifica?
«Noi e voi, chiaro».
E chi vince il Mondiale?
«Una tra Brasile e Germania»