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 2014  febbraio 19 Mercoledì calendario

SOLO L’IMPREVISTO RIESCE A SPEZZARE LA SOLITA RETORICA


Il fuori programma strappa il sipario della retorica. Aveva cominciato parlando di grande bellezza e della necessità di riparare il Paese, Fabio Fazio. Ma la protesta di due lavoratori dei «Consorzi del Bacino di Napoli e Caserta» arrampicati sul cornicione dell’Ariston gli ha dato immediatamente l’occasione per farlo. Bando al fervorino sulla bellezza, Fazio ha gestito l’emergenza con calma e controllo. La definizione di arte e bellezza continua a sfuggire, molto meglio lasciar la scena a Mauro Pagani e Ligabue e alla splendida nenia di Crêuza de mä , nel giorno del compleanno di Fabrizio De Andrè. È il momento migliore della serata. Dopo la pubblicità si ricomincia, si legge molto da fogli volanti: l’editorialino introduttivo, la lettera dei lavoratori, quella a San Remo della Littizzetto in versione piume di struzzo, le domande ai testimonial chiamati per premiare i cantanti. Con Tito Stagno, torna di scena la retorica: i sessant’anni, l’appartenenza, l’orgoglio Rai... Fortuna che tutto era stato «destrutturato» da Pif, il quale nell’anteprima di «San Remo & San Romolo» ci aveva mostrato il Festival che non conosciamo. La burocrazia del pass, la redazione al lavoro, la scaramanzia, il pronostico di audience, il numero di posti del teatro Ariston. Quando parte la sequenza delle canzoni, prende il sopravvento la routine.
Presentazione, esibizione, televoto, poi nuova presentazione, nuova esibizione dello stesso cantante, ancora televoto con la promozione di uno dei due brani. Niente brividi.
L’orchestra è distribuita sulle balconate della famigerata scenografia settecentesca.
Che però non buca. Per la Littizzetto sono tutti «un bel pezzo di gnocco», da Frankie Hi Nrg a Giorgio Cagnotto, padre di Tania. Arriva Laetitia Casta, abito lungo e guanti bianchi. Il momento più glamour della serata è l’ingresso con L’amore è un treno che fischia sereno .
Quello più tamarro-tardo-kit¬sch, anche più dell’uomo mascherato che fa da spalla a Gualazzi, è il medley ballato della Carrà in borchie e guanti sadomaso. Tutto piuttosto prevedibile, inclusi gli spot trainati dagli ospiti. E le gag finto-gelose della Littizzetto.
Anche se Fabio e Luciana provano un accenno di «casa Vianello», tutto rimane dentro un copione di prevedibilità.