Marcello Veneziani, il Giornale 19/2/2014, 19 febbraio 2014
MEGLIO RUSSI CHE MORTI
Chi l’avrebbe mai pensato fino a pochi anni fa che Mosca, la capitale mondiale dell’ateismo e del collettivismo, sarebbe diventata la patria della religione e della famiglia? I miracolosi rovesci della storia. Trentamila nuove chiese, seicento nuovi monasteri, e poi drastica diminuzione degli aborti, aiuti per la gravidanza, diecimila dollari a chi fa il secondo figlio e terra a chi ha tre figli, vasti movimenti popolari in difesa della famiglia e della vita. Tutto questo viene ridotto dai media globali all’omofobia, con Luxuria in transito dal comunismo all’omunismo. I dati li ha forniti l’ambasciatore russo all’Onu, Alexey Komov, presidente del congresso mondiale delle famiglie in un incontro a Rovereto sull’Europa e la Russia organizzato da Pro Life e altre associazioni in difesa della famiglia. Ricordo Solzenicyn che, dopo aver sofferto per decenni il comunismo ateo, si trovò a denunciare il nuovo materialismo importato dall’Occidente. Quel materialismo si fa vistoso nei russi e nelle russe che sbarcano da noi: volgari, lussuriosi, a volte pacchianamente ricchi e maleducati. Certo, la Santa Madre Russia non diventerà un modello per l’Europa ed è assurdo imporre corsi forzosi alla storia. Ma l’esempio del Paese ateo e totalitario che riscopre la famiglia e la religione dimostra che la storia non ha una sola direzione obbligata e riserva sorprese. E poi, se l’alternativa sono i Paesi Bassi, ieri l’Olanda oggi il Belgio con l’eutanasia estesa ai bambini, vien voglia di dire: meglio russi che morti.