Marco Molendini, Macro, il Messaggero 19/2/2014, 19 febbraio 2014
LA MAGIA DI CAT STEVENS E LIGA CANTA DE ANDRÈ
LA SERATA
SANREMO
Difficile fare un Festival in tempi come questi. Se ne è accorto ieri Fazio. Temeva il blitz di Beppe Grillo, invece ecco i due operai che dall’ultimo piano dell’Ariston minacciano di buttarsi giù, rovinando con le loro urla il pistolotto che Fabio aveva preparato sul tema della bellezza e della distruzione del Paese da aggiustare (genere #cambiaverso). Difficile cantare in un Paese che piange. Ma Sanremo è Sanremo (come diceva Pippo Baudo, uno che di salvataggi se ne intendeva) e, dopo il brivido dell’avvio, la musica ha ripreso possesso del teatro. Per fortuna, la tensione si è stemperata subito, perché è toccato a Luciano Ligabue cantare (in genovese) uno dei brani più intensi e commoventi di Fabrizio De André, Creuza de ma, accompagnato da Mauro Pagani al bozouki. Pubblicità. Basta il break a far rientrare il Festival nel suo corso, affidato al conduttore e della sfacciata Lucianina Littizzetto che si presenta vestita da fagianella birichina: fa il verso alle Bluebell e legge la sua prima sequela di battute in forma di letterina a San Remo («fa che Renzi non dica mai a papa Francesco stai sereno, sennò fa la fine di Letta»).
LE CANZONI
Segue il rosario di canzoni, ospiti, numeri di varietà, i primi sette big con i loro due brani da cui selezionarne uno (col televoto e il voto della sala stampa). Arisa, nuovo look androgino, la prima a scendere in pista, viene subito punita dal voto che scarta la canzone migliore Lentamente (il primo che passa). A dimostrazione che il televoto crea guasti (soprattutto al primo ascolto). Resta brutalmente penalizzato Cristiano De Andrè con l’eliminazione di Invisibili, un pezzo intimo, accorto, e drammatico, che cede il passo alla meno coinvolgente Il cielo è vuoto. Raphael Gualazzi si salva perché aveva due canzoni efficaci, condite da un coro black e dalla scorta di un tipo anomalo come sir Bob Cornelius Rifo con la sua maschera sul viso: passa il pezzo più torrido, Liberi o no. Viene graziato il rapper Frankie Hi Nrg con la canzone più riuscita (Pedala), stessa fortuna per Antonella Ruggiero con Da lontano. Per i Perturbazione resta L’unica, il brano più immediato, e per Giusy Ferreri, che ha cantato nonostante il mal di gola, resta in gara Ti porto a cena con me.
Comunque, quelle di De Andrè e Gualazzi erano le cose musicalmente più rappresentative della serata, naturalmente assieme all’ospite leggendario, Yusuf Cat Stevens, gran cantautore britannico tornato in attività dopo lunghi anni di fervore religioso (è musulmano praticante): canta la sua celebre Father & son (inquadratura furtiva di Fazio con le lacrime di commozione) e rende omaggio ai Beatles con All you need is love. Un gigante, ma Sanremo è Sanremo, varietà onnivoro che macina nani e giganti, musica e battute, Grillo e proteste, il deludente filmato anteprima di Pif, Lucianina e Laetizietta Casta che fa la sexy, l’omaggio alla Carrà. Due domande: perché non invitare Pippo Baudo che era a Sanremo premiato dal Comune? E perché Grillo non se l’è presa con la Casta (intesa come Laetitia?)
Marco Molendini