Paolo Colonnello, La Stampa 19/2/2014, 19 febbraio 2014
BERLUSCONI DIVORZIA DA VERONICA E PENSA AL TERZO MATRIMONIO
E’ fatta: da ieri mattina Silvio Berlusconi e Miriam Bartolini in arte Veronica Lario, dopo 22 anni di matrimonio, per lo stato civile sono di nuovo single. Il presidente del tribunale di Monza, alla presenza soltanto dei loro legali, ha depositato la sentenza con cui sancisce l’avvenuto divorzio tra l’ex presidente del Consiglio, tra gli uomini più ricchi d’Italia, e la sua ex consorte, madre di tre dei suoi cinque figli. Tra i due litiganti, come sempre, il terzo gode. E la fidanzata 28enne Francesca Pascale ora può scaldare i motori per convolare a nozze con il 77enne Cavaliere, come da annunci e da programma. I problemi per Berlusconi però non sono ancora finiti. Lo testimoniano le due cause incrociate che pendono d’innanzi alla corte d’appello di Milano dove i contendenti si stanno dando battaglia sul cosiddetto «quantum», ovvero sull’entità dell’assegno di mantenimento che Berlusconi deve versare a Veronica. Separati da quattro anni, ormai tra i due ex coniugi, come prevede la legge, mancava soltanto una firma per sancire la ritrovata libertà. Amara fin che si vuole ma, soprattutto per Veronica, ben remunerata come avevano stabilito i giudici (le famose «giudichesse femministe e comuniste» secondo il Cavaliere) di primo grado sulla separazione: 36 milioni di euro l’anno, tre milioni al mese, 100 mila euro al giorno. Cifre iperboliche decise sulla base della ricchezza stratosferica di Berlusconi che avevano mandato su tutte le furie il leader di Forza Italia il quale, attraverso i suoi legali, Ippolita Ghedini e Cristina Rossello, era ricorso in appello facendone tra l’altro uno dei motivi di legittima suspicione per il processo Mediaset.
Nel luglio scorso però, appena incassata la sentenza di separazione consensuale definitiva, Berlusconi aveva presentato al tribunale di Monza, competente questa volta in quanto sede del convenuto, ovvero di Veronica Lario, una richiesta di divorzio che aveva ottenuto come effetto il dimezzamento degli assegni. Di prassi infatti, aveva spiegato il presidente del tribunale di Monza Anna Maria Di Oreste, le cause di divorzio riducono notevolmente l’assegno di mantenimento che, in questo caso, in via provvisoria, era stato ridotto a meno della metà, ovvero un milione e 400mila euro al mese, 16,8 milioni l’anno. Sempre un bel prendere ma, per il tenore di vita cui era ormai abituata da anni la signora Lario, un vero smacco. Così, anche l’ex moglie, dopo aver abbandonato la villa di Macherio, ricompresa inizialmente tra i beni contesi, con un reclamo si era rivolta ai giudici d’appello, contestando questa volta la decisione di Monza. E dato che la sezione è la stessa di fronte alla quale ha presentato appello anche il Cavaliere, a questo punto non è escluso che le due cause possano essere riunite, sebbene in discussione vi siano da una parte gli anni pregressi (causa di separazione) e il calcolo degli interessi, dall’altra quelli futuri (da qui all’eternità).
In un certo senso, si torna al punto di partenza. Le sentenze intervenute finora, prima di separazione e poi di divorzio, hanno sancito in pratica lo stato di fatto sentimentale tra i due e sono state in questo senso consensuali. Non per l’aspetto economico però, testimoniato dalle due cause incrociate in Appello. Ovvio che la nuova battaglia sarà la più dura, perché a questo punto entreranno in gioco anche gli interessi della Pascale, decisa probabilmente a preservare il più possibile il patrimonio del suo «promesso sposo». Come sempre dagli avvocati è impossibile ogni commento. E almeno finché non ci sarà un vincitore o un accordo, che non si può escludere a priori, il silenzio sarà tombale.