Loris Mazzetti, Il Fatto Quotidiano 19/2/2014, 19 febbraio 2014
BERLUSCONI È VIVO E LOTTA INSIEME A CATRICALÀ
Il toto ministri impazza. Uno dei nomi è quello dell’ex viceministro Antonio Catricalà. Se Renzi lo confermasse, la squadra, con Alfano, Lupi, Lorenzin confermati e il probabile acquisto di Moretti, quello delle FS che definì Viareggio dopo i 32 morti “uno spiacevole episodio”, rinviato a giudizio per strage, è da retrocessione. Catricalà è l’amico di Letta (zio), voluto da Berlusconi prima nel governo Monti come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, poi nel governo Letta (nipote) con delega alle Comunicazioni. Che Catricalà sia molto “devoto” al Cavaliere lo si intuisce dalle decisioni prese. Primo esempio: non aver riformato, con un decreto, la parte della legge Gasparri che sancisce la fine della Concessione statale di servizio pubblico alla Rai. Questo rischia di mettere in seria difficoltà la tv di Stato che potrebbe a breve non essere più in grado di stipulare contratti artistici e di acquisizioni diritti (Olimpiadi, Campionati del mondo di calcio, ecc.), perché da maggio 2016 rischia di diventare un’altra azienda se sarà revocato, anche solo in parte, il canone. Che combinazione, tutti gli uomini di Berlusconi, inseriti qua e là, stanno lavorando per questo. Secondo esempio: è uscito il bando per l’assegnazione delle frequenze in sostituzione del gratuito “Beauty
Contest”, le cui regole operative
sono state fissate dal ministero, in cui si è passati da cinque reti, che avrebbero, se messe all’asta a suo tempo dal governo Berlusconi, portato nelle casse dello Stato circa 2 miliardi di euro, a 3, con una base d’asta di soli 91 milioni di euro.
GLI ESPERTI non escludono che l’asta possa andare a vuoto perché le frequenze sono valide in funzione del numero sul telecomando: se è molto alto è difficile accedervi e quindi vale meno. Il rischio è l’ennesima speculazione da parte delle banche che prima potrebbero accendere una finta tv per poi, al momento opportuno, rivendere la rete a un costo ben più alto. Ciò dimostra che il Dipartimento delle Comunicazioni è anche da spurgare dagli uomini messi da Letta (zio) e Bisignani. Purtroppo non ho colto tra le priorità di Renzi una legge sul conflitto d’interessi e la riforma del sistema radiotelevisivo. È da qui che l’ex sindaco dovrebbe partire se vuol cambiare la politica e liberare il cervello degli italiani dopo vent’anni di manipolazione. Renzi sa bene che scendere su questo terreno lo scontro con Berlusconi è inevitabile, infatti nessuno prima di lui, neanche Prodi, lo ha fatto. Altro che opposizione responsabile sarebbe guerra dura.