Alberto Mattioli, La Stampa 18/2/2014, 18 febbraio 2014
L’OSPITE PIÙ ATTESO? GRILLO IL CONVITATO DI PIETRA
La Rai dovrebbe essere felice: l’ospite più atteso non deve neanche pagarlo. Inutile girarci intorno: ieri, alla vigilia del Festivalon de’ Festivaloni, mentre bravi conduttori e alti papaveri Rai sciorinavano le previste banalità, tutti pensavano a Beppe Grillo. Mai assente fu più presente. La notizia d’inizio kermesse resta la sua minaccia a mezzo blog di marciare su Sanremo per fare la festa al Festival «dentro e fuori l’Ariston». Unica consolazione: l’aula sorda e grigia non diventerà un bivacco di manipoli pentastellati, perché il Beppe i biglietti li ha effettivamente fatti comprare, ma solo due (anche perché costano 180 euro l’uno, e va bene la causa, però resta un ligure e anche, si dice, più parsimonioso della già alta media locale).
Che poi il Beppe furioso oggi si appalesi davvero è probabile, non certo. Ma intanto la sua urlante presenza aleggia su sorrisi e canzoni tipo fantasma dell’opera, spettro del padre di Amleto, mastino dei Baskerville. Già sembra di sentirlo abbaiare contro i supercachet di Fazio & Co. e le varie malefatte della tivù di Stato. Per la verità, se arrivi davvero non lo sanno nemmeno i grillini locali. La loro candidata a sindaco, Paola Arrigoni, fa notare non senza una certa pacata ragionevolezza che andare all’Ariston non è terrorismo, che magari è pure un’opportunità per il Festival e che la vera notizia è semmai che Grillo il biglietto se l’è comprato invece di scroccarlo come fanno autorità, giornalisti e altri portoghesi. «Però se Grillo verrà, noi in piazza ci saremo».
Sul fronte Rai, si ostenta serenità. «Non sono minimamente preoccupato», giura Fazio. Vabbé. Ma il punto, in realtà, è capire come la Rai reagirebbe se Grillo si mettesse a comiziare in diretta, modello Cavallo pazzo nell’evo Baudo. Ignorarlo? Riprenderlo? Farlo salire sul palco? Mandare la pubblicità? Ufficialmente, nessuno ci ha pensato: «Siamo concentrati su quel che è previsto, che è già tanto, non sull’imprevisto», taglia corto Fazio. Idem Leone: «Se viene a vederci ne siamo felici. Ma non abbiamo neanche preso in considerazione l’ipotesi che interrompa il programma». Invece dietro le quinte, con la democristiana prudenza consustanziale a Raiuno (non dimentichiamo che Fazio in un solo anno ha visto passare due Papi e tre premier...), l’ipotesi di un blitz grillino è presa in considerazione, eccome, e ben ponderata. E certo si pensa alle contromosse. Per esempio, si sussurra, se Grillo iniziasse la litania sui compensi si potrebbero rinfacciargli i suoi, dato che quando venne a Sanremo, a fine Anni 80 ancora da comico, non lo fece certo gratis, anzi. Però Leone scommette che non ce ne sarà bisogno: «È uomo di spettacolo, sa che non si interrompe lo show». Ma pare che ieri abbia incontrato prefetto e questore per mettere a punto un piano di sicurezza contro eventuali intemperanze a 5 stelle, compresi agenti in sala.
Poi ci sono i cinici. Sostengono che alla fine tutta questa suspence potrebbe risultare un eccellente spottone e mettere un po’ di pepe nel vino della messa cantata sanremese. Prendete Paolo Bonolis. A Un giorno da pecora, analizza così la situazione: «Grillo? Secondo me non andrà, ma se andasse a “urlare”, fossi in Fazio lo lascerei urlare. Finché fa spettacolo e audience... Tutti gli inconvenienti sono piacevoli, variazioni alla liturgia». Sante parole. Riassumendo: se Grillo non va, il Festival è tranquillo. Se Grillo va, il Festival è interessante. In un tweet: #faziostaisereno.