Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 18 Martedì calendario

FENOMENOLOGIA DI MATTEO PREMIER A MISURA DI FAN


Il nodo della cravatta è perfetto, informano le cronache minute di giornata. La Giulietta con cui arriva al Quirinale è bianca. Sarà la Giulietta del portavoce, Filippo Sensi? Mah. Però è la stessa Giulietta con cui dopo se ne va. Era lui, al volante. Lascia il Quirinale e, strappo alla regola, invece di girare alla sinistra della statua equestre, gira alla sua destra. Ah, a proposito: poco fa era uscita un’auto simile ma non era la sua. Per l’occasione ha rispolverato il look istituzionale. Gallerie fotografiche ricordano quando dal presidente ci andò in grigio chiaro. Lui però ama il look informale, camicia bianca coi primi bottoni slacciati. Possiede giacche morbide sui fianchi e cravatte color glicine. Il famoso giubbotto di pelle alla Fonzie che «copiò da me», rivendica Roberto Formigoni sulle agenzie. Talvolta il «Marchionne style», cioè maglione blu, talaltra il total black. Dunque: oggi aveva la Giulietta bianca, ieri la Mercedes nera, l’altroieri la Smart blu. Ne siamo sicuri perché che ci è andato a messa a Pontassieve. Abbiamo letto che sono arrivati anche la moglie e i figli. Poi è tornato a casa. Poi ha caricato i bagagli ed è andato a Roma. Un giorno spuntò anche una Smart nera. Però ama il treno e quando ci sale legge i giornali. Oppure, twitta, certo. Qualche volta prende il taxi: ci sono le foto. A Firenze gira in bici.
Gli spunti sono molti anche se non si tocca il sublime della volta in cui Mario Monti, presidente incaricato, uscì dall’Hotel Forum, accanto ai Fori Imperiali, e ai cronisti disse soltanto: «Che bella giornata». E noi cronisti trovammo che fosse una battuta magnifica e ogni tre per due dicevamo «che bella giornata». Poi c’era il cane di Monti di cui non si conosceva il nome per la tradizionale riservatezza del professore. E il barbiere di Milano che aprì di domenica mattina per sistemare la bocconiana acconciatura e qualcuno gridò ai diritti sindacali violati, altri al deciso cambio di direzione di un’Italia che aveva da rimboccarsi le maniche. Anche stavolta c’è il barbiere, si chiama Tony. È stato lui a consigliare il taglio del ciuffo (segue galleria fotografica di testa con ciuffo e testa senza ciuffo) e chiede se le basette non stiano una meraviglia. Poi c’è il titolare della pizzeria Far West di Pontassieve. È foriero di dettagli: mangia la margherita, sempre e soltanto la margherita. Lui ha provato a metterci due acciughine ma niente. Mangia il primo quarto di pizza con le mani e il resto con le posate. Intanto che sta finendo la prima ordina la seconda e talvolta ne mangia un’altra mezza. Totale: due pizze e mezzo. Niente birra, solo coca. Paga sempre. La mattina va a correre alle 5.30 e si fa venti-ventidue chilometri. Fitta l’aneddotica del barista, della compagna di classe, dell’amico scout.
E allora se ne va dal Quirinale, guida ancora lui. Arriva sul lungotevere e c’è rosso e allora che fa? Si ferma. Gli operai al lavoro lo riconoscono e lo festeggiano: «Dajeee!». In via del Tritone uno gli lascia strada e lo saluta. Va al Senato e incontra una scolaresca di Sulmona. Ciao ragazzi, gli dice. Dammi cinque! Si danno il cinque (galleria fotografica di mani che si battono il cinque e di un pollice alzato a un vigile urbano). Toh, c’è un suo omonimo! È un commesso di Palazzo Madama. Che combinazione. Fa la foto al tesserino. Ma sarai mica di Firenze? No, dice l’omonimo, sono di Roma. Ciao. Ciao. Va alla stazione. È attorniato da giornalisti ma non parla. Saluta gli altri viaggiatori, si fanno un po’ di selfie. Lo esortano a cambiare l’Italia. Ci proverò, risponde lui. Escono alti auspici degli scienziati per la scienza, dei presidi per la scuola, del telefono rosa per le donne. Arriva a Firenze. Ancora folla, ancora cronisti, ancora bocca cucita, ancora selfie. Uno grida: adesso vinci lo scudetto. Giovanni Galli, portiere del Milan e suo avversario cinque anni fa per Palazzo Vecchio, dice che «come calciatore è scarso» (galleria fotografica di antiche e recenti prestazioni atletiche). Si clicca per leggere tutti i tweet. Tweet in cui dice «con tutta l’energia e il coraggio». Tweet in cui saluta il trionfatore in Sardegna, cioè @F_Pagliaru. L’hashtag è #cominciamoildomani (segue galleria fotografica con i suoi storici hashtag).
Ps. Per dare il contributo a una così ricca e minimalista cronaca, forniamo un succoso particolare: aveva la mano sinistra bruciacchiata. Ve ne siete accorti? La scottatura se l’è procurata un quindici giorni fa mentre preparava la cena ai bambini. Uova al tegamino.