Silvia Truzzi, Il Fatto Quotidiano 18/2/2014, 18 febbraio 2014
TE LO DÀ LUI SANREMO E LA RAI RINGRAZIA
Ma che succede al Festival? La scenografia dell’Ariston – vista ieri alle prove – sembra quella di Servizio Pubblico: meno archeologia industriale, più vintage-cabaret ma l’idea è quella. Ti aspetti che da un momento all’altro entri Santoro. Invece arriva (senza Casaleggio, sembra) Beppe Grillo, convitato di pietra della prima conferenza stampa, quella in cui tutti si ringraziano a vicenda, conduttori, registi, cameramen, microfonisti e giornalisti: un elenco che sembra uscito da una canzone di Jovanotti (tra l’altro è confermato: Lorenzo non ci sarà). Notizia per la Corte dei conti: per la prima volta il Festival non è in rosso. Anzi: costa 18 milioni, e gli incassi tra sponsor e pubblicità sono stati di 22 milioni, nonostante Brunetta che insiste nella polemica sulla trasparenza dei compensi. Fazio, intanto, sembra voler ribadire che questa volta è davvero l’ultima: “Mi piace l’idea che con l’esibizione di Crozza si chiuda un ciclo”. La vera sorpresa sono le dichiarazioni del direttore di Rai1, Giancarlo Leone che – a differenza dell’attuale inquilino del Quirinale, nonché successore del padre – il “boom” grillino pare averlo sentito. Perché dice quanto segue: “Se Beppe Grillo verrà a vedere il Festival ci farà piacere”, ed è già un’accoglienza insolita per il leader M5s. “Tutto quello che accadrà fuori dal Teatro Ariston non riguarda la Rai. Essendo lui oltreché un autorevole leader politico anche un grande uomo di spettacolo, non abbiamo nemmeno preso in considerazione l’ipotesi che interrompa lo spettacolo”. Preghiera, avvertimento? “Anche per la qualità della persona non abbiamo pensato a nessuna misura eccezionale. Conosce le regole del gioco e lui stesso tornerà in teatro nelle prossime settimane. Ho già preso i biglietti per andare a vedere il suo nuovo spettacolo, Te la do io l’Europa”. Mettiamo pure che Leone abbia voluto mandare a dire a Grillo “attenzione, chi la fa l’aspetti”, bisogna ammettere che se l’è cavata con stile, cosa piuttosto inconsueta almeno pensando ai precedenti direttori di rete.
SCONCERTATI (ma va?) i sinceri democratici del Pd. La parlamentare Silvia Velo: “Parlare di Grillo come di un uomo di spettacolo è quanto mai fuorviante; è un uomo che fa parte della politica, con una pattuglia di deputati e senatori a seguito (notare la definizione “armata”, ndr). Quindi aver semplicemente fiducia, come dice Leone, che Grillo avrà il buon gusto di non interrompere lo show di Sanremo è assolutamente inaccettabile. Chiediamo al presidente della Rai che ci garantisca che in un momento politicamente così delicato non ci sia alcuna interruzione. Anche il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Fico vigili, appunto, affinché questa manifestazione canora non diventi occasione di campagna elettorale”. Vinicio Peluffo, membro del Pd in Commissione di Vigilanza, tuona: “La presenza di Grillo non può essere liquidata con superficialità lasciando al pubblico quasi la sorpresa di scoprire che cosa accadrà. I vertici Rai garantiscano lo svolgimento del Festival senza che la più famosa manifestazione canora italiana venga usata per scopi propagandistici. Saremmo di fronte a un grave precedente e a un atto di prepotenza inaccettabile”.
Lapidario il commento di Luigi Di Maio (M5s), vicepresidente della Camera: “Un partito che si preoccupa di Grillo a Sanremo, tanto da interrogare il presidente della Vigilanza Rai, e che invece se ne frega di aver creato il terzo governo senza l’assenso dei cittadini: Pd”. I cantanti, invece, non si scompongono più di tanto per l’arrivo del leader M5S. È immaginabile che Cristiano De André ne sia contento, visto che non ha nascosto di avere votato per i Cinque Stelle. Ron dubita che Grillo “venga per starsene tranquillo”. I Perturbazione, che avevano partecipato alla Woodstock grillina nel 2010, sono “pentiti”.
SPIEGA il chitarrista Gigi Giancursi: “Grillo non sorride più, è sempre incazzato. Questo modo solo distruttivo ci ha allontanati dal Movimento. E speriamo che non gli venga in mente di interromperci”. Se n’è accorto perfino Morandi, che qualcosa dalle parti del Pd e del governo non quadra. Il cantante ha scritto su Facebook: “Mi sorprende molto la modalità con cui Renzi si prepara a diventare premier. Qualche giorno fa diceva di sostenere Letta e di non volere guidare il Paese senza prima nuove elezioni. Cosa sarà successo? E tutta questa fretta?”.
C’è anche una polemica minore e riguarda la partecipazione di Rufus Wainwright: domenica i papaboys avevano annunciato un sit-in di protesta e minacciato un’azione legale per via di una canzone “blasfema” di dieci anni fa, Gay messiah. Del sit-in poi non si è saputo nulla. Chissà, forse si sono accorti che il papa è cambiato e l’attuale Pontefice non è proprio un ultraortodosso (“chi sono io per giudicare un gay?”). Vivamente indignato Antonio Verro, membro del cda Rai, in quota B.: “Non si comprende perché Sanremo debba offrire visibilità a un artista come Rufus Wainwright, esclusivamente noto per i toni blasfemi delle sue canzoni. Una televisione di servizio pubblico non dovrebbe puntare su questo tipo di personaggi e polemiche per inseguire maggiori ascolti: altrimenti dove è la differenza con le tv commerciali?”. Anche una decina di parlamentari Ncd ha scritto una lettera alla Commissione di Vigilanza Rai: tra i firmatari turbati, Formigoni e Giovanardi. Stiano sereni (anche se l’espressione porta un po’ sfiga, cfr. Letta): Rufus eseguirà la sua cover di Across the Universe dei Beatles e Cigarettes and chocolate milk. Risponde a Verro Leone, quasi infastidito: “Vorrei tranquillizzarlo. La differenza tra noi e le tv commerciali sta nel fatto che noi abbiamo Rufus Wainwright che è considerato da Elton John il più grande cantautore del mondo”. Dunque, pare di capire. Berlusconi in Rai conta sempre meno...
@SilviaTruzzi1