Malcom Pagani, Il Fatto Quotidiano 18/2/2014, 18 febbraio 2014
MALESANI, L’ALCHIMISTA CON LE AMPOLLE VUOTE
MENO DI UN MESE FA, prima, molto prima di perdere tre partite su tre e ricominciare dal via, il Sassuolo aveva deciso di affidare il banco del Monòpoli ad Alberto Malesani. L’uomo che salta in pantaloncini sotto la curva avversaria, ama il buon vino e sa decurtarsi lo stipendio, ma non accetta si facciano i conti in tasca al suo percorso. Il giorno della presentazione, di fronte a qualche plastico dubbio dei giornalisti, il Male si era risentito: “Prima di parlare bisogna informarsi. Se il Sassuolo ha deciso di darmi fiducia sa che posso dare un contributo importante. Bisogna stare molto attenti al curriculum delle persone. Io non mi sponsorizzo, né me la tiro. Credo mi si debba più rispetto”. Oggi la squadra del presidente Squinzi dopo due rivoluzioni infelici (prima lo smantellamento del gruppo che aveva trionfato in B con Di Francesco e poi, a gennaio, la demolizione della rosa scelta in estate per affrontare la Serie A) cerca la barricata adatta per ripararsi dai risultati. Che sono drammatici e indirizzano ai toni crepuscolari anche i più ottimisti del mazzo. Il Sassuolo (a dispetto di nomi come Floccari e Cannavaro) è ultimo in classifica e non sembra che l’alchimista Malesani abbia la forza per miscelare gli elementi, trovare la formula giusta, uscire a riveder le stelle. Le ampolle si sono svuotate tanto tempo fa. AIl’epoca in cui a Parma, con le generose tasche virtuali della famiglia Tanzi, Malesani giocava a rincorrere lo scudetto. Il tempo è un bastardo. E come giurano tifosi non animati dalla fantasia del calembour, qui si va “di Male in peggio”. Peccato perché a Malesani Alberto, il massimo filosofo del “Me so rotto i coglioni”, il teorico del “Cazzo, lavoro 24 ore al giorno, fatela finita, cazzo ! ”, il menestrello di una sacrosanta ribellione: “E che cazzo, sarà mica sempre l’allenatore che deve pagare?” chiunque ami i meravigliosi extra che la palla rotolante ogni tanto sa regalare, deve molto. Perché il Male non sempre viene per nuocere, anche se ha perso l’orientamento e come in una non lontana esperienza greca non sa più dove si trova: “Co s ’è diventato il calcio? ‘na giungla, c a zzo ! ”. Ora Alberto il veronese è ritornato a casa, ma ha smarrito il filo di Arianna, il senso complessivo delle cose e forse anche il fuoco per dare alla provocazione la dignità del caso. Prima di giocare Sassuolo-Napoli, uno 0 a 2 non trasmigrato nel punteggio tennistico solo grazie al portiere del Male, Gianluca Pegolo, l’Alberto aveva esagerato: “Il Napoli gioca all’italiana”. E giù anatemi contro la prudenza e considerazioni sull’importanza di attaccare, sempre e comunque. Benitez è arrivato a Reggio Emilia e gli ha dato una lezione. Malesani si è rifugiato nell’antico precetto: “A me non me ne frega neanche se m’ammazzano perché la coscienza ce l’ho a posto”. Amen.