Angelica Ratti, ItaliaOggi 18/2/2014, 18 febbraio 2014
LA PESTE NERA MODIFICÒ IL DNA
Dopo aver analizzato il Dna dei Rom emigrati in Romania più di mille anni fa, alcuni ricercatori hanno spiegato come gli europei sono sopravvissuti al batterio della peste. Lo studio è pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze. L’epidemia di peste nera, arrivata nel 1347, sterminò un terzo degli europei in meno di cinque anni. Il batterio denominato Yersinia pestis risparmiò soltanto gli individui più resistenti. Le malattie infettive come la peste e il colera hanno modellato il genoma favorendo certi individui con una sorta di selezione naturale che è difficile da caratterizzare per la varietà degli agenti patogeni, della dotazione genetica e della scala dei tempi in gioco, hanno spiegato gli immunologi dell’università di Bordeaux. Un’équipe internazionale ha trovato un mezzo per individuare l’impatto della peste nera sul Dna degli europei concentrandosi sui Rom che sono andati a vivere in Romania. Hanno studiato il Dna di tre popolazioni attuali: i romeni di origine europea, di origina indiana e 500 individui del Nord dell’India. Le loro caratteristiche genetiche erano diverse da quelle degli europei quando furono esposti alla grande pandemia. Mille anni dopo essere stati separati i due gruppi di Rom avevano conservato lo stesso patrimonio genetico ad eccezione di una ventina di geni che non esistevano se non tra i Rom e gli europei della Romania. I ricercatori che hanno studiato l’evoluzione dei geni dei Rom in questione, hanno visto che il cromosoma 3 aveva prodotto dei ricettori capaci di fissarsi sul batterio patogeno scatenando una reazione immunitaria capace di creare una sequenza genetica efficace nel resistere alla peste determinando una forte pressione della selezione sul genoma degli europei in tutte le regioni infestate dalla pandemia. Indiani, cinesi e africani che non erano mai stati esposti a una epidemia di peste così virulenta, non la possedevano.