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 2014  febbraio 18 Martedì calendario

FAZIO DA 30 MILA EURO L’ORA


Altro che crisi. Alla Rai sembra l’età dell’oro. Almeno a giudicare dai compensi di Fazio e Littizzetto a Sanremo. Va bene lo spread che scende ma 600 mila e 350 mila euro per cinque serate in diretta tv non sono mica bruscolini. Secondo un vecchio adagio, però, «the show must go on» e da stasera saremo tutti incollati al televisore. Grillo o non Grillo, si passerà per Ligabue, Laetitia Casta, Tommy Lee, Raffaella Carrà e Cat Stevens. Ma quanto ci costa tutto il carrozzone? Il cachet dei due conduttori Fabio Fazio e Luciana Littizzetto replica quello dell’anno scorso e ammonta rispettivamente a 600 mila e 350 mila euro. Se il direttore di Raiuno, Giancarlo Leone, si affretta a dire che, per la prima volta, il Festival è in attivo di 2 milioni e 800 mila euro, c’è chi si chiede perché con tutti questi soldi non si regolarizzano i duemila lavoratori precari che oggi mandano avanti Mamma Rai.
«Finalmente anche la Corte dei Conti ha acceso un faro sui bilanci della Rai, invitata a ridurre i costi delle produzioni più ricche, come quella di Sanremo - afferma in una nota Adriana Poli Bortone, portavoce del Movimento per Alleanza Nazionale - Ancora non sappiamo quanto costano, ai cittadini che pagano il canone, le star o presunte tali. Sappiamo, però, che esistono nella stessa azienda oltre 2.000 precari, molti dei quali sono inquadrati con delle false partite Iva, che vivono quotidianamente sotto il ricatto di non vedersi rinnovare un contratto della durata di pochi mesi. Senza il lavoro di questo esercito di nuovi schiavi la Rai potrebbe mandare in onda solo i Tg, fondandosi la quasi totalità delle produzioni su queste figure, sfruttate e malpagate. La Rai dovrebbe ascoltare il richiamo della Corte dei Conti, pagare di meno i vip e regolarizzare i precari. Dare qualche euro in meno a Fazio e Littizzetto e dare a tanti ragazzi una speranza in più».
Le associazioni cattoliche non sono da meno e se la prendono pure con la mancata trasparenza dei compensi. «A Sanremo chiediamo la massima trasparenza - dichiara Luca Borgomeo, presidente dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart - Per tutti, compresi i conduttori e il superospite Ligabue, valga il principio della pubblicazione dei compensi. Sarebbero un atto di grave insensibilità verso il Paese compensi da centinaia di migliaia di euro. Le logiche di mercato, sempre che siano valide, non possono avere la meglio su un’Italia sempre più povera. Capiamo che alcuni attendano Sanremo da mesi, ma questo non giustifica l’utilizzo delle risorse pubbliche in un modo che lascia perplessi tanti».
L’inizio del Festival diventa, dunque, anche tema di scontro politico. «Quanto guadagnerà Fabio Fazio? E quanto Luciana Littizzetto? E quanto costerà alle casse dei contribuenti questo Festival della canzone italiana? - torna a domandare il Renato Brunetta, capogruppo FI alla Camera - Dai vertici di viale Mazzini il solito assordante silenzio. Io vado avanti, con determinazione, nella battaglia per la trasparenza. A questo proposito, la scorsa settimana ho presentato una denuncia-esposto alla Corte dei Conti, per accertare le eventuali responsabilità in merito alla violazione dei tempi e delle modalità di attuazione della normativa in tema di trasparenza dei costi in Rai. Nella recente relazione riguardante la gestione finanziaria della Rai, la Corte dei Conti ha detto basta agli sprechi per il Festival di Sanremo. Per le quindici puntate della kermesse canora, andate in onda tra il 2010 e il 2012, la Rai ha perso complessivamente 20,1 milioni di euro. Sono dati preoccupanti, ma che purtroppo non ci stupiscono. Ancor più durante la settimana del Festival di Sanremo faremo sentire la nostra voce, perché la Rai dia finalmente attuazione alla legge e pubblichi i compensi di tutti i suoi dipendenti e collaboratori».
E c’è chi tira in ballo il canone. «Sanremo non è pagato con i soldi degli sponsor, ma con quelli del canone - conclude Gian Marco Centinaio, componente della commissione Vigilanza Rai per la Lega Nord - I cittadini sappiano che i compensi milionari sono pagati con il sacrificio del loro lavoro. Sarebbe giusto che i telespettatori fossero informati adeguatamente, proponiamo quindi una "striscia informativa" fissa che per tutto il tempo del Festival riporti in video la scritta "quello che stai vedendo e ascoltando è pagato da te". Il canone è una tassa iniqua che deve essere abolita, a maggior ragione dopo il buco da 20 milioni frutto delle spese "allegre" del Festival e certificato dalla corte dei conti e dalla scelta di erogare compensi fuori da ogni logica concedendoli tra l’altro a presentatori ideologizzati e stantii».
Carlo Antini