m. mol., Macro, il Messaggero 18/2/2014, 18 febbraio 2014
IL RICORDO DI MIO PADRE IL GIORNO DEL COMPLEANNO
[Cristiano De Andrè]
IL CANTAUTORE
SANREMO
Non c’è dubbio, è un Festival molto De Andrè. E se c’è Cristiano in gara (peraltro con una delle canzoni più belle, Invisibili, commovente ballad su una Genova fine anni ’70 «pericolosa, vischiosa e, misteriosamente, invasa dall’eroina») ecco che già stasera Ligabue rende omaggio al grande Fabrizio (non si sa cosa canterà, ma il Liga in passato ha cantato Fiume Sound Creek). «Trovo meraviglioso - dice Cristiano - questo ricordo nel giorno del suo compleanno. Mi pare giusto che il Festival dia finalmente uno spazio d’onore alla canzone d’autore».
Eppure Fabrizio al festival non ha mai messo piede.
«Non vedeva male Sanremo, ma era scioccato dalla morte di Luigi Tenco e lo ha sempre considerato un luogo da evitare».
Lei ci venne per la prima volta giovanissimo, nell’85, che cosa le disse suo padre?
«Che facevo bene. E fu felice quando arrivai secondo con Dietro la porta nel ’93. I nostri rapporti non sono stati sempre facili e portare quel cognome è stato inesorabile, ma credo che oggi avrebbe apprezzato la mia coerenza. Glielo avevo promesso. Ricordo che tutto partì da un concerto al Brancaccio, a Roma, in cui presi il posto di Mauro Pagani. Da allora iniziò a trattarmi da amico, come gli altri musicisti. Ma quando avremmo potuto lavorare assieme si è ammalato».
Porta in gara due canzoni davvero intense, Invisibili e Il cielo è vuoto, ma stasera una delle due sarà eliminata.
«Sarei felice se passasse Invisibili, una canzone molto mia, anche se è dedicata a un amico morto di overdose negli anni 70. Ma so che è un pezzo non molto adatto alla platea vasta del festival».
Venerdì anche lei renderà omaggio a suo padre cantando, accompagnato solo dal piano, Verranno a chiederti del nostro amore.
«L’ho scelta perché mi ricorda una mattina del ’72. Avevo 10 anni. Mi svegliai alle 5 del mattino e vidi Fabrizio che la stava cantando a mia madre e lei stava piangendo. È un modo per ricordarli, ora che non ci sono più».
m. mol.