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 2014  febbraio 18 Martedì calendario

«GRAZIE BLOODY BEETROOTS TALENTO IN MASCHERA»


LA SORPRESA
SANREMO
Elio e le Storie Tese quest’anno nella terra dei cachi non ci sono, ma come al solito abbondano le canzoni monotone, più che mononota. A svegliare un concorso canoro veteromelodico ci penserà, fin da stasera, la strana coppia Raphael Gualazzi-Bloody Beetroots con Tanto ci sei e Liberi o no: «Il primo è una ballad crossover tra musica elettronica e r&b», spiega il cantapianista che si rivelò proprio all’Ariston vincendo nel 2011 tra i Giovani con Follia d’amore.
«Non avevo mai scritto una musica dall’incedere così intenso, devo ringraziare l’arte elettronica del mio partner e il testo di Giuliano Sangiorgi. Il secondo è una fusione tra elettronica, soul e stile Motown. Testualmente è un inno alla libertà che splende individualmente e collettivamente dentro ognuno di noi». Attenti a quei due, soprattutto nel caso del secondo pezzo, funky-disco, a ricordare Ce-Lo Green e Zucchero anche grazie a un coro gospel e l’inquietante esibizione al basso dell’uomo mascherato del dancefloor italiano, sir Bob Cornelius Rifo, dj-star internazionale nato a Bassano del Grappa e residente a Los Angeles.
Insieme i due hanno appena inciso anche un ep, Accidentaly on purpose, ossimoro che racconta il progetto nato «accidentalmente apposta». Una sfida agli stereotipi, le gabbie dei generi, la dicotomia stupida e fuori tempo canzone d’autore-dance. Raphael, sotto la saggia guida di Caterina Caselli, ha iniziato a farsi notare anche all’estero, Bloody Beetroots anche prima di lui. Dj, producer, fotografo, all’anagrafe Simone Cogo, come i Daft Punk nasconde faccia e identità, unico segno identificativo sicuro il «1977» tatuato sul petto, anno della sua nascita, ma anche dell’esplosione punk. Ha remixato Wu Tang Clan, Britney Spears e Chemical Brothers. Ha collaborato con Paul McCartney, Peter Frampton e Tommy Lee, batterista dei Motley Crue ed ex compagno di Pamela Anderson che venerdì raggiungerà i due per dar vita ad un trio ancor più improbabile sulle note di Volare.
Federico Vacalebre