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 2014  febbraio 18 Martedì calendario

IL BRITANNIA E LE PRIVATIZZAZIONI UNA LEGGENDA DURA A MORIRE


Pare che Sua Maestà, la regina Elisabetta, abbia pianificato una visita in Italia all’inizio di aprile. Tutti gli italiani dovrebbero avere un certo grado di preoccupazione. Una delle ultime sue visite fu per mezzo del panfilo Britannia, a bordo del quale si decisero le sorti dell’Italia, i potenti si divisero le ricchezze nazionali svendute per un tozzo di pane facendole passare per privatizzazioni, in un periodo in cui ci furono problemi per la lira, costretta a uscire dallo Sme. Ci sono nuovamente tutte le condizioni viste allora. Si riparla di privatizzazioni, di svendite di uno Stato che pur di racimolare qualcosa accetta qualsiasi offerta. Si è in una situazione di particolare instabilità dell’euro, dal quale tutti pare vogliano scappare anche se fanno fatica ad ammetterlo. Nel 1992 ci furono anche le bombe di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che nessuno augura possano ripetersi, anche se l’anno è appena iniziato. Gli italiani possono ritenersi preoccupati. La visita potrebbe non essere così «di cortesia». Non mi stupirei se innalzassero cartelli con scritte del tipo «You are not welcome here», non sarebbe neanche una mancanza di stile. Gli inglesi, d’altra parte, non si fanno scrupoli in tal senso: a Twickenham (stadio dove gioca la nazionale di rugby) scrivono apertamente qui nessuno è benvenuto.
Lutezio Lantanidi
lutezio.lantanidi@gmail.com

Caro Lantanidi,
Qualche precisazione anzitutto. La breve crociera del Britannia lungo le coste del Tirreno ebbe luogo il 2 giugno 1992 e non coincise con una visita della Regina Elisabetta in Italia. Lo yacht le apparteneva, ma era stato deciso da qualche tempo che la Casa reale lo avrebbe prestato o affittato per ridurre i costi della sua conservazione. L’affittuario, in quel caso, era un gruppo di pressione della City che rappresentava le maggiori banche del Regno Unito e aveva scelto di chiamarsi «British Invisibles», con una ironica strizzatina d’occhio alle transazioni invisibili che rappresentano gran parte della cifra d’affari delle maggiori piazze finanziarie. Ma il «British humour» è alquanto diverso dal senso dell’umorismo italiano (ogni Paese ride a suo modo) e la traduzione letterale del nome della lobby britannica ebbe l’effetto di suscitare allarme, diffidenza e sarcasmo.
In realtà gli obiettivi delle banche del Regno Unito erano visibili e apertamente confessati. Sapevano che l’Italia si preparava a privatizzare una parte consistente della sua industria di Stato (la maggiore in Europa dopo quelle degli Stati comunisti). Avevano una notevole esperienza di privatizzazioni, accumulata all’epoca del governo di Margaret Thatcher. Volevano spiegare agli italiani quali fossero le migliori procedure per trasformare un’azienda pubblica in un’azienda privata. E volevano naturalmente candidarsi al ruolo di advisor , il consulente che è anche un garante di serietà professionale di fronte ai mercati e incassa alla fine dell’operazione una lauta parcella.
A bordo del Britannia salirono quel giorno i rappresentanti di quasi tutte le maggiori aziende pubbliche, uomini della finanza, rappresentanti della Confindustria, economisti. Sul modo in cui le privatizzazioni vennero realizzate è lecito avere dubbi e opinioni diverse. Ma la crociera del Britannia fu un esempio di trasparenza, vale a dire esattamente il contrario di ciò che viene spesso rimproverato agli organizzatori e agli invitati.