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 2014  febbraio 18 Martedì calendario

DAGOSPIA

Il 27 marzo Barack Obama sarà a Roma: "Vedrà il Papa, Letta e Napolitano". L’annuncio della Casa Bianca è del 21 gennaio. Ma non è esattamente in queste ultime ore che l’ambasciatore John Phillips sta aggiornando l’agenda italiana del presidente, con la sostituzione di Renzie al posto di Lettanipote. Chi frequenta Villa Taverna, residenza romana di questo avvocato esperto in frodi governative che ha lastricato d’oro la campagna elettorale di Obama, racconta che Phillips sapeva già da qualche settimana che i centritavola sarebbero cambiati.
ENRICO LETTA E BARACK OBAMA A WASHINGTONENRICO LETTA E BARACK OBAMA A WASHINGTON

E probabilmente lo sapeva bene anche il capo dello Stato, che a un certo punto ha dato la sterzata finale prima di essere travolto anche lui. Ecco come si è arrivati alla "staffetta", secondo quanto risulta a Dagospia. Phillips e Renzie sono in ottimi rapporti, inizialmente grazie a Marco Carrai, imprenditore fedelissimo del sindaco fiorentino e uomo di cerniera con banche e alta finanza.

L’ambasciatore Usa possiede anche un mega-casale alle porte di Siena di nome "Borgo Finocchieto" e spesso si è recato a Firenze per qualche colazione riservata. La sua idea, che coincide anche con quella dell’Amministrazione Usa, era che il governo Alfetta avesse perso qualunque spunto e forza già dalla presentazione della legge di Stabilità.
GIORGIO NAPOLITANO E OBAMAGIORGIO NAPOLITANO E OBAMA

I malumori a stelle strisce su una certa inconcludenza del governo di Mezze Intese erano già arrivate anche a Re Giorgio, il quale non a caso, dopo il discorso di Capodanno, si era chiuso in un silenzio un po’ incupito e aveva totalmente mollato Lettanipote al suo destino, proprio mentre Renzie intensificava il proprio pressing.
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"Datevi una mossa" è stato l’invito arrivato in vario modo da Washington ai propri referenti italiani. E Napolitano "si è dato una mossa" lunedì scorso, con il vero colpo a sorpresa della convocazione di Renzie. Il sabato precedente, a Sochi, Aspenio Letta annunciava ancora con aria sicura che il lunedì seguente sarebbe andato dal capo dello Stato per esporgli il suo programma "per il rilancio". Lunedì mattina il Corriere della Sera, fino ad allora il giornale più lettiano e quirinalizio d’Italia, spara le anticipazioni del libro di Alan Friedman che parla di un ruolo decisamente molto attivo di Napolitano nella caduta del governo Berlusconi.
napolitano letta renzinapolitano letta renzi

Re Giorgio non fa un salto sulle sedia solo perché conosce bene gli amici amerikani e quindi capisce il messaggio. Si dà una mossa. Anziché Letta, chiama a cena Renzie e gli dice di tenersi pronto. Gli spiega che così non si può andare avanti, ma che le elezioni se le può scordare. Gli consiglia di affrontare Lettanipote direttamente e di offrirgli gli Esteri o il Tesoro in cambio delle dimissioni.
Linda e John PhillipsLinda e John Phillips

La mattina dopo, martedì, il premier riesce finalmente a salire al Colle ma viene liquidato con una visita frettolosa e il comunicato del Quirinale, impietoso, fa sapere che è stato un colloquio rapido. Se la devono vedere loro, "i ragazzi".

Mercoledì mattina, se la vedono loro, appunto. Va malissimo. Lettanipote rifiuta le poltrone della pace e se ne va. Renzie ci resta male e lo dice a Re Giorgio. Il quale, serafico, risponde: poi gli passerà, ci penso io a ricucire con lui. Mercoledì pomeriggio Renzie s’incavola come una belva: Lettanipote fa la conferenza stampa in cui annuncia il suo "Impegno Italia" per chiudere la legislatura da Palazzo Chigi. A lui non aveva detto nulla. Il resto è storia nota, con il segretario che dimissiona il compagno di partito nella direzione Pd di giovedì.
marco carraimarco carrai

Quando sarà nato il governo Renzi, Napolitano potrà dire di aver fatto il suo. Anche agli americani. Aspetterà che vengano approvate un paio di riforme e poi se ne andrà anche lui, con un gesto alla Ratzinger di grande generosità. Potrebbe essere fine anno. E a quel punto si comporrà il ticket che in molte cancellerie occidentali aspettano: Renzi-Prodi. Una coppia che nei progetti di Washington dovrebbe dare un minimo di battaglia allo strapotere della Merkel.