Antonio Gramsci, L’Unità 12/2/2014, 12 febbraio 2014
«SARA’ IL GIORNALE DELLA SINISTRA OPERAIA»
Questa è la lettera che Antonio Gramsci scrisse al Comitato Esecutivo del Pc d’Italia il 12 settembre 1923 proponendo la fondazione di un giornale da chiamare «l’Unità».
Cari compagni, nella sua ultima seduta il presidente ha deciso che in Italia sia pubblicato un quotidiano operaio redatto dal C.E. al quale possano dare la loro collaborazione politica i terzinternazionalisti esclusi dal Ps.
Voglio comunicarvi le mie impressioni e le mie opinioni a questo proposito. Credo che sia molto utile e necessario, data la situazione attuale italiana, che il giornale sia compilato in modo da assicurare la sua esistenza legale per il più lungo tempo possibile.
Non solo quindi il giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito, ma esso dovrà essere redatto in modo che la sua dipendenza di fatto dal nostro partito non appaia troppo chiaramente.
Dovrà essere un giornale di sinistra, della sinistra operaia rimasta fedele al programma e alla tattica della lotta di classe, che pubblicherà gli atti, le discussioni del nostro partito, come farà possibilmente anche per gli atti e le discussioni degli anarchici, dei repubblicani, dei sindacalisti e dirà il suo giudizio con un tono disinteressato, come se avesse una posizione alla lotta e si ponesse da un punto di vista “scientifico”.
Capisco che non è molto facile fissare tutto ciò in un programma scritto, è piuttosto nell’assicurare al partito stesso, che nel campo delle sinistre operaie ha storicamente una posizione dominante, una tribuna legale che permetta di giungere alle più larghe masse con continuità e sistematicamente. I comunisti e i serratiani collaboreranno al giornale, manifestamente, cioè firmando gli articoli con nomi di elementi in vista, secondo un piano politico, che tenga conto mese per mese, e direi settimana per settimana, della situazione generale del paese e dei rapporti che si svilupperanno tra le forze sociali italiane.
Bisognerà stare attenti ai serratiani che tenderanno a trasformare il giornale in un organo di frazione nella lotta contro la Direzione del PS. Bisognerà essere severissimi in ciò e impedire ogni degenerazione.
La polemica si farà necessariamente ma con spirito politico, non di setta ed entro certi limiti.
Bisognerà stare in guardia contro i tentativi per creare una situazione «economica» a Serrati, che è disoccupato e sarà dai suoi compagni proposto, molto probabilmente, come redattore ordinario.
Serrati collaborerà: firmando e non firmando; i suoi articoli firmati dovranno però essere fissati in una certa misura, e quelli non firmati dovranno essere accettati dal C.E. nostro. Sarà necessario fare con i socialisti o meglio con lo spirito socialista di Serrati, Maffi ecc. delle polemiche di principio che saranno utili per rinsaldare la coscienza comunista delle masse e per preparare quella unità e omogeneità di partito che sarà necessaria la fusione per evitare una ricaduta nella caotica situazione del 1920.
Io propongo come titolo «l’Unità» puro e semplice, che avrà un significato per gli operai e avrà un significato più generale, perché credo che dopo la decisione dell’Esec. All. sul governo operaio e contadino noi dobbiamo dare importanza specialmente alla questione meridionale, cioè alla questione in cui il problema dei rapporti tra operai e contadini si pone non solo come un problema di rapporto di classe ma anche e specialmente come un problema territoriale, cioè come uno degli aspetti della questione nazionale.
Personalmente io credo che la parola d’ordine “governo operaio e contadino” debba essere adattata in Italia così: “Repubblica federale degli operai e contadini”.
Non so se il momento attuale sia favorevole a ciò, credo però che la situazione che il fascismo va creando e la politica corporativa e protezionistica dei confederali porterà il nostro partito a questa parola d’ordine. A questo proposito sto preparando una relazione per voi che discuterete ed esaminerete. Se sarà utile dopo qualche numero si potrà nel giornale iniziare una polemica con pseudonimi e vedere quali ripercussioni essa avrà nel paese e negli strati di sinistra dei popolari e dei democratici che rappresentano le tendenze reali della classe contadina e hanno sempre avuto nel loro programma la parola d’ordine dell’autonomia locale e del decentramento.
Se voi accettate la proposta del titolo «l’Unità» lascerete il campo libero per la soluzione di questi problemi e il titolo sarà una garanzia contro le degenerazioni autonomistiche e contro i tentativi reazionari di dare interpretazioni tendenziose e poliziesche alle campagne che si potranno fare: io d’altronde credo che il regime dei Soviet, con il suo accentramento politico dato dal Partito Comunista e con la sua decentralizzazione amministrativa e la sua colonizzazione delle forze popolari locali, trovi un’ottima preparazione ideologica nella parola d’ordine Repubblica federale degli operai e contadini.
Saluti comunisti