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 2014  febbraio 18 Martedì calendario

DE SCIGLIO STUDIA DA MALDINI

Un tatuaggio ce l’ha anche lui, ma lo tiene nascosto. Quando gli dicono che per la società è «il Maldini del terzo millennio» sorride orgoglioso, però poi al Maldini vero dà solo del lei. Il Mondiale è il suo sogno e pensa che «l’Italia possa fare molto bene», ma è un po’ rammaricato perché perderà il concerto dei Linkin Park a Milano. Con il nuovo allenatore gioca solo sulla fascia destra e ha confinato in panchina il suo amico Ignazio Abate, ma in realtà «mi diverto più a sinistra». Un ragazzo pieno di sorprese, Mattia De Sciglio.
Il suo debutto in prima squadra avvenne in Champions, stagione 2011/2012, 3’ con il Viktoria Plzen: domani è pronto a essere protagonista con l’Atletico?
«Tutti vogliamo esserlo. Affrontiamo una squadra solida, guidata da un grande allenatore, non siamo favoriti ma in una doppia sfida può succedere di tutto. E cominciamo in casa nostra».
Seedorf vi ha spiegato come si batte la squadra di Simeone?
«Abbiamo cominciato a lavorare sugli esterni. Loro sono bravissimi a recuperare palla nella zona centrale del campo per poi ripartire. Noi dovremo perdere meno palle possibili e poi sfruttare i laterali».
Chi la impressiona dell’Atletico?
«Diego Costa e David Villa, ma anche Arda Turan: quantità e qualità».
Come si diventa, o forse come si resta, Mattia De Sciglio, un ragazzo normale di 21 anni che fa il calciatore?
«Non è facile restare normali. Quando arrivi in questo mondo è un attimo perdersi, perché ti ritrovi ad avere tutto. La mia fortuna è l’educazione ricevuta dai miei genitori: mi ha evitato di montarmi la testa. Io do sempre il massimo in allenamento: il calcio è la mia passione, ma lo vivo come un lavoro. Poi non ho perso il valore dei soldi: ho comprato casa a Milano, ma niente di più».
Però passa ancora molto tempo a Rozzano.
«Sì, da mia madre. Anche gli amici più stretti sono lì».
Ha anche la stessa fidanzata?
«Quella l’ho cambiata, ma sono cose che succedono».
Balotelli ha due anni più di lei, ma una vita decisamente più movimentata.
«Andrebbe lasciato più tranquillo. E dal punto di vista calcistico non si discute».
Lei ha fatto tutta la trafila nel Milan ed è il giocatore modello per la società: un peso?
«No, un piacere. Essere cresciuto qui ed essere arrivato subito in prima squadra è stata una fortuna».
Allegri la faceva giocare a sinistra, con Seedorf ha giocato prevalentemente a destra. Lei dove preferisce?
«A destra è più facile, perché il destro è il mio piede naturale, però anche a sinistra mi sono trovato molto bene. Anzi, è più divertente a sinistra, perché in fase offensiva ho più alternative, posso rientrare e crossare di destro. Con Prandelli gioco a sinistra».
Quanti poster aveva di Maldini?
«Poster no, ma un sacco di figurine. È sempre stato il mio idolo: facevo il raccattapalle a San Siro e mi è capitato spesso di vederlo passare sotto al tunnel, ma ci vietavano di disturbare i giocatori. Però ho ottenuto la foto di Cafu, di cui adesso porto la maglia».
Vorrebbe la numero 3?
«È già pesante la 2!».
Poi Maldini lo ha conosciuto?
«Ci siamo incrociati a San Siro, quando ero infortunato. Mi ha chiesto come stavo, gli ho dato rigorosamente del lei».
Lo vedrebbe in società?
«Conosce i valori del Milan come pochi, farebbe di sicuro bene».
Lei è sempre stato tifoso del Milan: è più frustrante da giocatore se non arrivano i risultati?
«Per uno come me la prima squadra è il sogno di una vita. È chiaro che arrivarci in uno dei momenti peggiori degli ultimi 20 anni non è facile».
Dove può arrivare questa squadra?
«Il più in alto possibile, ma dobbiamo migliorare. Ora c’è Seedorf, è un vincente. L’obiettivo è passare il turno di Champions».
Ha pensato che potrebbe finire sul mercato?
«C’ho pensato. A me piacerebbe restare sperando di giocare in un Milan sempre più competitivo in cui devi sudare per una maglia».
Passerebbe mai all’Inter?
«Capisco chi l’ha fatto. Ma non fa per me, meglio l’estero».