Fiorenza Sarzanini, Io Donna 15/2/2014, 15 febbraio 2014
MA IL VATICANO È IN BOLLETTA?
I dipendenti della Diocesi di Terni sono in cassa integrazione. È la prima volta che accade e rispetto al nuovo corso del Vaticano è una notizia che lascia stupefatti. Gli impiegati lavoreranno a mesi alterni e nei mesi di presenza scatterà l’orario ridotto con inevitabili e pesanti decurtazioni dello stipendio. Basti pensare che qualcuno sarà costretto a stare in ufficio appena tre ore al giorno.
La decisione è stata presa da monsignor Ernesto Vecchi, diventato vescovo un anno fa dopo la “rimozione” di monsignor Paglia, costretto a lasciare l’incarico per la scoperta di un “buco” nei bilanci da 20 milioni di euro e per le inchieste giudiziarie – tuttora in corso – sulla gestione dell’Economato.
È stato proprio l’alto prelato ad annunciare: «Gran parte del debito è stato saldato grazie al prestito di 17 milioni dello Ior, ora rimangono circa un milione e trecentomila e obbiamo dimezzare le spese per il personale, portandole a un massimo di 250mila euro all’anno».
Il 1° maggio scorso Papa Francesco ha detto: «L’uomo e la donna che lavorano sono degni. Invece quelli che non lavorano non hanno questa dignità. Ma tanti sono quelli che vogliono lavorare e non possono. Questo è un peso per la nostra coscienza perché quando
la società è organizzata in tal modo, che non tutti hanno la possibilità di lavorare non va
bene: non è giusta». Possibile che la Santa Sede non riesca a trovare i soldi che mancano per garantire ai dipendenti di mantenere il proprio posto e il proprio stipendio?