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 2014  febbraio 15 Sabato calendario

IN NOME DEI FIGLI


Dieci anni. Di polemiche infuocate, di ricorsi, di viaggi della speranza. È l’infelice anniversario della Legge 40. Era infatti il 19 febbraio 2004 quando il parlamento approvò la normativa che regolava la Pma, la procreazione medicalmente assistita. Una legge che ha penalizzato decine di migliaia di coppie sterili, oltre a tutti i portatori di una malattia geneticamente trasmissibile. Dieci anni in cui i ricercatori hanno cercato di tamponare i danni di divieti avversati da associazioni e addetti ai lavori. E che oggi, a suon di sentenze una dietro l’altra, sono quasi del tutto smantellati. Ha appena tirato le somme l’Associazione Luca Coscioni (associazionecoscioni. it), che da sempre si batte perché la Legge 40 sia dichiarata incostituzionale. Evidenziando i tre pilastri demoliti dai giudici: il divieto di produrre più di tre embrioni; l’obbligo di impiantarli tutti (rimosso nel 2009 dalla Corte costituzionale); il divieto di fare diagnosi preimpianto, ma solo per chi è sterile (grazie a una sentenza del Tar del Lazio già nel 2008). «Fino a quando vigeva l’obbligo di trasferire tutti gli embrioni prodotti», spiega Andrea Borini, presidente della Società italiana di fertilità e sterilità (sifes.it), «lo scotto si pagava in termini di aumento delle gravidanze plurigemellari e quindi di rischi per la salute di donna e bambino». Rimangono oggi il divieto di fare diagnosi preimpianto per chi non è sterile ma è portatore di una malattia genetica, il divieto di donare gli embrioni in eccesso alla ricerca e quello di fecondazione eterologa, cioè la possibilità di usare gameti maschili o femminili che non appartengono alla coppia. Non per molto ancora, verrebbe da dire. Il prossimo 8 aprile, infatti, gli ultimi due punti saranno discussi dalla Corte costituzionale. «Se venisse abolito il divieto di eterologa», aggiunge Borini, «si porrebbe un argine al turismo procreativo che negli ultimi anni ha portato all’estero migliaia di coppie». E spesso non per scelta. Non è escluso, infine, che la Corte esami anche la possibilità di accesso alla diagnosi preimpianto per le coppie portatrici di malattie genetiche trasmissibili. Nel 2012 la Corte europea di Strasburgo aveva condannato l’Italia per violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo. Se anche questo divieto dovesse cadere, la Legge 40 sarà un brutto ricordo.