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 2014  febbraio 15 Sabato calendario

PERISCOPIO


Da Letta a Renzi la triste agonia della sinistra italiana. Jena. la Stampa.

Matteo Renzi sarà il primo presidente del Consiglio della storia nominato per sfinimento. Annarita Digiorgio. Il Foglio.

Renzi: «La direzione Pd non è un processo al governo Letta». È direttamente la sentenza. Spinoza. Il Fatto.

Ormai l’intervista è finita e D’Alema mi accompagna tra le gabbie dei cani e il garage verso la strada sterrata sul ciglio della collina. Ci sono nuvole scure, una brezza leggera da nord, e il tardo pomeriggio di fine estate minaccia temporale. Ci fermiamo a dare un’ultima occhiata allo splendido panorama, la campagna, le vigne, le colline, e lo ringrazio per essere stato così generoso del suo tempo. E lui mi rivolge un complimento che un po’ mi prende in contropiede, perché dichiara: «La leggo sull’Herald ogni giorno, e spesso sono d’accordo con quello che scrive». E io non so cosa dire: devo informare D’Alema che non scrivo per l’International Herald Tribune da circa dieci anni, dal 2003? No. Mi limito a un semplice «Grazie, tanto» e sorrido, saluto, salgo in macchina e parto. Alain Friedman, Ammazziamo il gattopardo. Rizzoli.

Per far uscire la Ue dalla crisi ci vorrebbe una conferenza europea per il debito, sul modello di quella che nel ’53 cancellò gran parte del debito della Germania postbellica, dandole la spinta necessaria per il miracolo economico. La Bce dovrebbe funzionare come una vera banca centrale, simile a quella americana, che presti anche agli stati e non solo alle banche. Poi si dovrebbe legiferare affinché si separino attività commerciali da quelle di investimento delle banche. Alecis Tsipiras, leader del movimento di sinistra greco, Syriza. la Repubblica.

I russi credono che la serie di interventi a guida americana che si sono conclusi con cambiamenti di regime dalla fine della Guerra Fredda (Kosovo, Afghanistan, Iraq, Libia) rappresentino una minaccia alla stabilità di regime nella Russia stessa. La convinzione è che la Russia potrebbe essere l’obiettivo di interventi del genere è fortemente radicata a Mosca. Samuel Charap, International Institute for Strategic Studies di Washington.

Coloro che si affacciano alla tv sognano alla follia di uscire dall’anonimato. Cercano perdutamente la loro fortuna nello stato di star. In breve, vogliono essere celebri. E che cos’è la celebrità nel momento dello schermo totale e dell’anti-elitismo generalizzato? È lo scintillio senza i meriti, l’esibizione senza le azioni, lo splendore senza le opere. È la gloria, infine, staccata dall’eccellenza. È passare dal triste stato di spettatore alla giubilazione di essere visto. È mostrarsi al mondo così come si è, autentico, informe, esente da ogni cerimonia. È potersi esprimere nel linguaggio sommario e viscerale dell’adolescenza. È fuggire la sfumatura per l’intensità, in nome del naturale. È essere al centro dell’attenzione generale per ciò che si ha di più spontaneo, quindi di più triviale. Alain Finkielkraut, L’imparfait du présent, l’imperfetto del presente, Gallimard.

Altro che mito delle caves, del Cafè Flore o del Deux Magots. Durante l’occupazione nazista di Parigi, Sartre fu il più mansueto funzionario della cultura. «Sartre si preoccupava esclusivamente della proprio carriera letteraria ed era pronto a scendere a compromessi con le autorità a questo scopo», ha scritto anche l’americano Michael Curtis, in un libro sulla Francia collaborazionista. Sartre scrisse per Comoedia, il settimanale finanziato dai tedeschi occupanti. Le sue «mosche» ebbero il beneplacito della censura nazista, occupò la carica di filosofia di un amico ebreo deportato e, a una prima, brindò con le SS. Anche la sua compagna, Simone de Beauvoir, lavorò alla Radio nazionale nella Parigi occupata, così come Cocteau, Mirò, Matisse, Braque e Kandinsky esposero quadri durante il periodo di Vichy. Giulio Meotti. Il Foglio.

Non si osa più trasmettere perché si dubita di ciò che si deve trasmettere. D’un colpo, si mette la gioventù su un piedistallo. Anche se i primi culti della gioventù li si deve ai totalitarismi. Una giovane testa fascista o comunista è malleabile. Le distanze oggi ci sono diventate indifferenti ma il minimo ritardo ci provoca un dolore. Il tutto subito è il totalitarismo della pulsione: è un mondo dove ci si emoziona istantaneamente di tutto per non occuparsi durevolmente di nulla. Régis Debray, Le bel àge. Flammarion.

Lettore di Machiavelli e di Hegel (e appassionato, come Stalin, di Darwin) Lenin si crede il profeta di un nuovo universo che ha soppresso quegli arcaismi che sono, ai suoi occhi, l’aristocrazia, le religione o i contadini. Ma anche certe fantasie borghesi come l’amore libero o il piacere di fumare gli sembrano antisociali perché Lenin era, come Robespierre e contrariamente a Trotski, un puritano. Tutto ciò che ostruisce la marcia scientifica verso il progresso e l’uguaglianza deve essere sotto la Storia, questo Moloch che vale sicuramente il sacrificio di qualche milione di uomini. Robert Service, Lenin. Perrin.

È bello essere maschietto perché la domenica c’è il calcio. È bello perché le file per andare in bagno sono all’80% più corte. Se sei maschio, i vecchi amici non ti rompono l’anima se aumenti o diminuisci di peso. E i parrucchieri non ti spennano vivo. Tutti i tuoi orgasmi sono veri. Quando cambi canale non devi fermarti ad ogni scena di qualcuno che piange. In cucina riesci sempre ad aprire i vasetti da solo. Non devi trascinarti in giro una borsa piena di roba inutile. E il tuo cognome, nel corso della tua vita, resta sempre uguale. Eh sì, è bellissimo essere uomo perché nessuno dei tuoi colleghi di lavoro ha il potere di farti piangere. Non devi raderti più in giù del collo. Se hai 34 anni e sei single, nessuno ci fa caso. Se sei uomo nessuno smette di raccontare una barzelletta sporca quando entri in una stanza. Puoi toglierti la camicia in una giornata afosa. Capelli bianchi e rughe ti rendono interessante. Ma per fortuna la gente non sbircia il tuo torace quando parli. Ma c’è di più: se un altro uomo arriva a una cena vestito come te, potresti diventare il suo miglior amico. Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton editori.

Le tre più grandi invenzioni dello Storia sono state: il linguaggio, la ruota e il water closet. Senza il linguaggio non ci saremmo capiti; senza la ruota non avremmo viaggiato sul Frecciarossa. Senza il water non avremmo mai letto i classici. Roberto Gervaso. il Messaggero.