Pierluigi Magnaschi, ItaliaOggi 15/2/2014, 15 febbraio 2014
IL FUTURO DELL’ITALIA È DECISO FUORI ITALIA
Il 70% dell’attività legislativa italiana si riduce al recepimento di direttive comunitarie, la politica monetaria è stata integralmente deferita alla Bce, così come è europea la dimensione minima per poter fare politica estera (cioè per cercare di contenere gli uragani politico-economici che stano squassando il mondo). Anche la politica di bilancio (il famoso vincolo del 3%) e, attraverso di esso, pure la politica tributaria, viene, in sostanza, decisa a livello europeo.
E dal prossimo anno, con l’applicazione del Fiscal compact, approvato entusiasticamente da un parlamento italiano che non lo aveva letto e che, se lo aveva letto, non lo aveva capito, dovremmo vedere i sorci verdi, come si dice dalle parti del Tevere. Ovviamente, la dimensione europea per poter fronteggiare le sfide internazionali è quella minima. Ma la dimensione realistica, per poter tutelare i nostri interessi nel mondo, è quella globale. Basti pensare, ad esempio, che la lunga crisi economica nella quale siamo precipitati è nata negli Usa. Anche la sopravvalutazione dell’euro (che rende più costose le nostre esportazioni) nasce dalla politica espansiva della Fed. E si potrebbe continuare.
Ebbene, quanto è stato detto, analizzato, discusso, di questi problemi, nel dibattito politico che sta portando a Palazzo Chigi, Matteo Renzi? Niente, come se l’Italia fosse un’isola felice, gestibile dalla tolda di comando dei due chilometri quadrati che si trovano nel centro di Roma dove infatti si discute accanitamente e in modo bizantino di Imu da mettere, sospendere, allargare o denominare in vario modo e, da un quarto di secolo, anche dell’art. 18 che peraltro è rimasto intonso perché intoccabile. Tanto vale allora accantonarlo e non parlarne più. Costi quel che costi.
Da noi nessuno si è accorto (mentre le infinite dirette tv strologavano per ore fra Cuperlo e Civati) che il presidente francese Hollande è stato ricevuto con grandi onori da Obama in un viaggio in Usa che è durato ben cinque giorni. Come mai tutti questi tappeti rossi al rappresentante di un paese che ha solo il 18% di pil in più dell’Italia e a un presidente che ha un gradimento del 19% da parte dei francesi? Perché Hollande può essere il cuneo europeo della strategia Usa contro la Merkel. A proposito di politica estera.