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 2014  febbraio 16 Domenica calendario

IL MIRACOLO CHE SALVO’ L’ANGELO DEL CIELO CADUTO DA 10MILA METRI


Vesna Vulovic non doveva salire a bordo del DC-92/32 YU-AHTdella compagnia aerea jugoslava Jat il 26 gennaio del 1972. Vesna, all’epoca dei fatti, una bella hostess di ventidue anni era serenamente in sosta a Copenhagen quando, per un improvviso scambio di persona, la compagnia di bandiera slava le chiese di fare servizio sulla tratta che collegava la capitale danese con Belgrado. Fu così che a Vesna fu assegnata la parte posteriore della cabina e, assieme ad altri 5 membri dell’equipaggio e 23 passeggeri, alle 14.50 partì da Copenhagen. Il pilota Ludvig Razdrih ricevette alle 15.59 un comunicato meteo che avvisava della inesistenti turbolenze durante la rotta. Quella fu l’ultima comunicazione tra l’aeromobile e la terra. Il Comandante dell’aereo aveva da poco autorizzato la consegna dei pasti e delle vivande quando, alle 16.01, il DC-92/32 sparì dai radar.In quel momento l’aeromobile stava sorvolando la Repubblica Democratica Tedesca in prossimità della Cecoslovacchia. Dopo quella comunicazione le ipotesi su ciò che accadde all’aereo sono molteplici e,ancora oggi, avvolte da mistero. Le autorità jugoslave e cecoslovacche che condussero l’indagine fecero risalire il disastro aereo all’esplosione di una bomba a bordo, piazzata, secondo la versione ufficiale, da un « ustascia », un nazionalista croato, rimasto a bordo e deceduto.
Ma la versione «ufficiale» fu confutata nel 2009 da due giornalisti, Peter Hornung e Pavel Theiner, i quali leggendo i documenti in mano alle autorità ceche, compresero come una «ragion di Stato» non consentì di raccontare ciò che davvero accadde al DC-92/32.Secondo i due giornalisti, l’aeromobile fu abbattuto da un MIG dell’aviazione cecoslovacca per un errore di valutazione: pare fu scambiato per un aereo nemico.
A fomentare l’alea di mistero attorno al disastro aereo accaduto il 26 gennaio del 1972 ci fu il mancato e inspiegabile ritrovamento della scatola nera dell’aeromobile. I resti dell’aeroplano furono ritrovati in territorio cecoslovacco su un costone di una montagna vicino al villaggio Srbska Kamenice. Fu uno spettacolo terrificante quello che trovarono i soccorritori accorsi sul luogo dell’incidente. Ma in mezzo a quell’inferno sentirono le urla di una donna. Era Vesna Vulovic, la hostess che non doveva essere a bordo di quell’aeromobile: l’unica superstite di quel disastro. Un volo di 10160 metri senza paracadute permise a Vesna di essere inserita nel «Guinness dei primati». Fu ritrovata con profonde ferite in tutto il corpo e con il cranio, le braccia e le gambe spezzate. La giovane hostess slava trascorse più di un mese in coma e impiegò mesi per riacquistare una sufficiente mobilità. L’accaduto mise Vesna tra gli eroi nazionali ponendola al pari di molti campioni ed atleti jugoslavi. Incredibilmente, dopo il disastro aereo, Vesna continuò a chiedere di tornare in volo ma le venne sempre negato. Così si ritrovò per molti anni a lavorare ad una scrivania della Jat fino al 1990, quando venne licenziata per aver espresso in pubblico forti critiche su Slobodan Milosevic, all’epoca Presidente della Repubblica Jugoslava. Di quella giornata del 26 gennaio 1972, Vesna non ricorda nulla se non qualche piccolo frammento del momento dell’imbarco.
Ora Vesna Vulovic vive a Belgrado in compagnia dei suoi gatti rimane orgogliosa di essere stata una hostess della compagnia aerea Jat e, per dimostrarlo, porta sempre sulla giacca una spilla d’oro della compagnia.Porta ancora oggi anche i segni di quel terribile volo, zoppica, ma è fiera di essere stata ritrovata nei pressi di quel villaggio, Srbska Kamenice, l’unico con un nome serbo in tutta la Cecoslovacchia.
Il temperamento di Vesna, oggi sessantaquattrenne, è forte e determinato, sereno; nelle precedenti elezioni serbe si era candidata al fianco del leader del Partito Democratico Boris Tadic. Vesnaè un’eroina nazionale ma vive con una pensione di 300 dollari. Poco tempo fa gruppi di nazionalisti scrissero sotto casa «Vesna riprendi quell’aereo»; ma per una persona sopravvissuta ad un esplosione a 10116 metri di altezza a sessanta gradi sotto zero e precipitata senza paracadute, sono «sciocchezze». Spesso racconta che quando prende un volo e la riconoscono molti passeggeri vogliono sedersi accanto a lei considerandola un portafortuna e la cosa la gratifica.
Sorride Vesna quando le si chiede quali siano i suoi film preferiti « I sopravvissuti delle Ande » risponde senza incertezze dimostrando ancora oggi quell’ironia che le permettere di guardare con fiducia al futuro.