Mario Benedetto, Macro, il Messaggero 16/2/2014, 16 febbraio 2014
L’UOMO CHE FA A MENO DEI SOLDI
LA STORIA
«Per soddisfare i nostri bisogni dipendiamo dai soldi. Possiamo, però, farne a meno». Mark Boyle spiega come tutti siamo potenziali “uomini senza soldi”. Nato nel 1979 in Irlanda, Boyle ha vissuto completamente senza denaro in Inghilterra per due anni e mezzo, un’esperienza che ha costituito la base per il suo primo libro, L’uomo senza soldi. Laureato in Economia è anche il fondatore di Freeconomy, un’economia alternativa con i gruppi locali attraverso 171 paesi.
Quando le è venuto in mente di rinunciare ai soldi?
«Era il 2007 e ne avevo abbastanza degli orrori ai quali stavo assistendo attorno a me: l’omogeneizzazione delle culture, lo sfruttamento del lavoro, la deforestazione e tanto altro. Ho deciso di spiegare le conseguenze negative del denaro su questi fenomeni e nel 2008 ho maturato la mia decisione: rinunciare ai soldi».
Ma com’è possibile vivere - in un Paese occidentale e in questo momento storico - rinunciando totalmente alla moneta?
«Gli esseri umani hanno passato il 95% del tempo sulla terra senza soldi e molti popoli tribali ancora lo fanno. Io soddisfo le mie esigenze senza il denaro e dunque, invece di comprare cibo, lo coltivo. Invece andare al supermercato per il dentifricio, lo produco con materie prime. Invece d’importare petrolio dal Medio Oriente o il gas dalla Norvegia, uso il bosco intorno a me e brucio la legna in una caldaia naturale ricavata da una vecchia bombola del gas. L’elenco è lungo e qualsiasi dettaglio è disponibile sul sito www.moneylessmanifesto.org. Molte indicazioni pratiche sono contestualizzate nel Regno Unito, dove adesso vivo».
Dalla coltivazione alla cura per il corpo, ai trasporti. Tutto può essere fatto senza soldi?
«Sono tornato a lavarmi così come gli esseri umani facevano prima dell’arrivo della moneta, in fiumi e ruscelli. Pensateci bene, oggi l’azienda che ci vende i saponi è la stessa che ci vende creme idratanti. Poi se un essere umano beve molti drink, alcolici, fuma tabacco e mangia cibi prodotti a livello industriale ovviamente ha bisogno di qualcosa in più dell’acqua per poter essere profumato e pulito. Se non siete convinti, però, potete usare la Saponaria officinalis, una pianta che si può trovare nei pressi di ruscelli e boschi umidi».
Per l’elettricità come si fa?
«Oggi l’elettricità viene usata soprattutto per l’illuminazione. La mia alternativa è la cera d’api, con cui costruire le proprie candele. Allevare le api è infatti possibile. Imparate l’“arte” dall’apicoltore più vicino e potete costruire un semplice alveare orizzontale senza cornici. Una volta confezionato, aiutandosi con bambù e steli di fiori, basta appenderlo su una parete esposta a sud. Vedrete che in primavera molte api faranno visita».
Pensando ai bisogni primari, per il cibo invece?
«Coltivo autonomamente ciò di cui mi alimento. Non parlo solo di ortaggi, penso ad esempio alle uova. Ci sono siti di organizzazioni che cercano “case” per centinaia galline che altrimenti sarebbero destinate al macello. Il mio libro è ricco di molte indicazioni di questo tipo. Con la tecnica di prima, ad esempio, non otterrete solo la cera ma anche un dolcificante importante come il miele».
E per viaggiare?
«Per viaggiare c’è l’autostop o in alternativa l’opzione “Freebus”: il sito dell’organizzazione spiega il funzionamento di questa rete di trasporto gratuita. Una volta arrivati alla meta, c’è poi una soluzione anche per la sistemazione, anche a lungo termine, tramite le “travel communities”».
Nel suo libro parla giustamente, vista la sua età, anche di divertimento.
«Senza soldi si può pensare anche a far festa. Con le persone più vicine a sé ed anche attraverso organizzazioni come “Streets alive”, che informano su gruppi di comunità locali. Oltre a mangiare, poi, alle feste si può anche bere. L’alcool più semplice da produrre è il sidro e per farlo basta tritare le mele e far fermentare il succo. Se volete conservarlo in damigiane, tramite “Freecycle” troverete persone felici di liberarsi di ingombranti oggetti. Altrimenti utilizzate un contenitore di plastica da 5 litri, fate una fessura nel coperchio e lasciatelo riposare sino alla fine della fermentazione (circa sei mesi). Sostituendo le mele con l’uva si può anche fare il vino».
Adesso però un’osservazione è d’obbligo. Con queste pubblicazioni Mark Boyle riceverà, volente o nolente, del denaro. E cosa fa dei soldi un moneyless man?
«Le royalties del primo e del prossimo libro saranno destinate ad un progetto che si chiama An Teach Saor (in irlandese “La Casa Libera”), ovvero tre ettari di terreno destinati alla permacultura (un metodo per progettare paesaggi antropizzati in modo che siano in grado di soddisfare bisogni della popolazione quali cibo, fibre ed energia, ndr.) oltre a un centro di formazione su ecologia, comunità e giustizia sociale».
Ma come cambiano le dinamiche relazionali senza denaro?
«Ho una ragazza che ha abbracciato questo stile di vita e stiamo pensando al nostro “matrimonio senza soldi”. La crisi del 2008 ha fatto comprendere anche a lei quanto l’economia monetaria non sia così sicura come pensavamo».
Mario Benedetto