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 2014  febbraio 16 Domenica calendario

SEI VITTIME IN UNA SETTIMANA L’EROINA TORNA A UCCIDERE


La siringa non fa più paura e l’eroina torna a uccidere. Negli ultimi giorni in Italia sono morte sei persone per overdose. Quattro a distanza di tempo ravvicinata nella sola Torino, circostanza che fa parlare di una partita di eroina troppo pura. Altri due uomini a Roma, trovati senza vita e con la siringa ancora a portata di mano. Cosa succede? Fine dell’allarme sull’Hiv e della pubblicistica sui rischi del bucarsi. Tracollo dell’immagine spauracchio del tossico. Riorganizzazione dei soggetti criminali attivi sul mercato delle droghe. E l’eroina, flagello che non è mai del tutto scomparso neanche quando è uscito dal dibattito pubblico, torna a mietere vittime.
I dati consegnati dal Dipartimento per le Politiche Antidroga al Parlamento nel 2013 fotografano un calo del consumo di eroina, e conseguentemente delle morti per overdose, fino al 2002. Dopodiché il fenomeno si stabilizza e, dal 2010 in poi, vede la propria curva statistica ricominciare a salire.
Nel 2012, ad esempio, sono stati 390 i morti per overdose in tutta Italia. Di questi, 163 (il 42 per cento del totale) sono passati a miglior vita a causa dell’eroina. Numeri bassi, se messi a confronto con quelli dei momenti più cupi della diffusione della droga (ancora nel 1999 in Italia morivano 470 persone per l’ero). Ma in ripresa rispetto ai 154 del 2010.
La lettura delle statistiche sconfessa l’idea che a soffrire di dipendenza da eroina siano i tossici di lunga durata, quelli caduti nelle spire della droga vent’anni fa. Al contrario, gli stessi dati del dipartimento per le Politiche Antidroga raccontano che la fascia d’età dove si concentrano i consumatori di ero (bianca o brown che sia) è tra i 25 e i 34 anni, mentre nel 2010 l’età media per i decessi era 38 anni. A cadere vittime dell’eroina sono dunque persone (nella stragrande maggioranza dei casi uomini) cresciuti quando la pericolosità della sostanza era un dato acquisito.
«Dalla metà degli anni 90 l’utilizzo della siringa per la somministrazione dell’eroina è diventato sempre più infrequente », spiega Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità di San Patrignano. «La gente si è abituata a consumare la droga fumandola o sniffandola – aggiunge –, pratica che comporta gli stessi problemi di assuefazione, ma abbatte i rischi di overdose». Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato. «Specie tra i più giovani la siringa è tornata in auge», racconta Boschini, che lavora dal 1987 nella comunità di sostegno per i tossicodipendenti. Perché? «Da un lato per una questione pratica: iniettandola in vena, c’è bisogno di minor quantità di eroina per raggiungere lo sballo – spiega –. Dall’altro c’è l’ignoranza. I ragazzi non conoscono i rischi che corrono». Dalla fine degli anni 80, riepiloga Boschini, le campagne stampa «spiegavano che condividendo gli aghi cresceva il pericolo di contrarre l’Hiv, malattia di cui non si sente più parlare malgrado esista ancora». Per di più, aggiunge il terapeuta, «l’ago era diventato un tabù: usarlo significava diventare un tossico. Ma adesso è caduta anche questa inibizione».
«Le organizzazioni criminali e i soggetti attivi nel mercato della droga da tempo sono tornati a investire sull’eroina», spiega invece Riccardo Gatti, direttore del dipartimento dipendenze patologiche dell’Asl di Milano e responsabile del centro di ricerca Prevo-lab. «Mentre in passato il business dei narcotici era appannaggio della grande mala – sono le sue parole -, oggi la presenza del web e di sostanze più o meno legali rende labili i confini del mercato. In questo contesto l’eroina, che crea assuefazione e tendenza a consumarne sempre più – spiega -, è il miglior veicolo per fidelizzare clienti». Non è una novità, ma una tendenza in atto da anni. «Abbiamo osservato piazze, come Bologna e Perugia, dove l’ero è tornata prima. Ma la sua diffusione non è omogenea – con - clude -: in Italia il suo utilizzo è endemico, ma ci sono delle macchie di maggiore concentrazione, che adesso stanno crescendo».