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 2014  febbraio 16 Domenica calendario

QUEL CIRCOLO VIZIOSO CHE FRENA I PRESTITI


Dal 2000 a fine 2012 la quantità di credito erogato dalle banche italiane all’economia è raddoppiata. Nello stesso periodo gli investimenti delle aziende sono aumentati di un misero 15% e il fatturato ancora meno. La produzione industriale, invece, dal 2000 al 2012 è diminuita del 20%. Per analizzare la grande crisi del rapporto banche-imprese, bisogna partire da questi numeri (elaborati dall’ufficio studi di Intesa su dati Istat e Bankitalia): nel decennio pre-crisi le imprese italiane sono state foraggiate in maniera consistente dal sistema bancario, ma non hanno tradotto questa abbondanza di credito in altrettanti investimenti e produzione. Così appena è scoppiata la crisi finanziaria, nata negli Usa e deflagrata in Europa, l’Italia si è trovata spiazzata: aveva imprese troppo indebitate e troppo dipendenti dal sistema bancario, e istituti di credito troppo legati all’economia locale.
Il peccato originale sta qui. Le aziende italiane ottengono più dell’80% del credito (secondo i dati Rbs) dal sistema bancario. Ma sono soprattutto le Pmi, che impiegano circa l’80-90% della forza lavoro, ad essere totalmente dipendenti dal credito bancario. L’Italia, a differenza di molti altri Paesi, non ha mai creato un’alternativa per il reperimento delle risorse: la Borsa è sempre stata minuscola e il mercato obbligazionario asfittico. Morale: appena la crisi finanziaria importata dall’America ha inceppato gli ingranaggi del credito, le imprese sono finite in affanno, hanno iniziato a non rimborsare i debiti e di conseguenza sono finite in difficoltà anche le banche. Le quali oggi sono zavorrate da oltre 300 miliardi di crediti deteriorati (dei quali 150 in sofferenza), che bruciano capitale, appesantiscono il conto economico e impediscono di erogare nuovo credito.
Il circolo, insomma, è diventato vizioso. Dal 2011 in Italia il credito, dopo un decennio di inesorabile espansione, si è quindi contratto di oltre 100 miliardi di euro. E il problema è destinato a peggiorare, come scrive Moody’s nel suo rapporto pubblicato venerdì sul rating della Repubblica italiana: «La qualità degli attivi bancari resterà sotto pressione e i crediti problematici, che hanno raggiunto il 14,7% a giugno 2013, probabilmente continueranno ad aumentare nel 2014 fin tanto che non si faranno sentire gli effetti della ripresa economica». Prometeia prevede addirittura che i crediti in sofferenza supereranno i 200 miliardi nel 2016.
Ma già nel 2014 qualcosa potrebbe cambiare. Innazitutto le 15 maggiori banche saranno sottoposte al check-up da parte della Bce: questo dovrebbe incentivare la pulizia dei bilanci (i crediti deteriorati non sono ancora stati sufficientemente svalutati). Standard & Poor’s prevede che gli istituti italiani possano necessitare di ulteriori 32-42 miliardi di euro di svalutazioni (dunque di perdite) per mettersi in regola. Il problema è che queste perdite potrebbero rendere necessarie ingenti ricapitalizzazioni. Ma Moody’s, nel rapporto di venerdì sull’Italia, rassicura sulla tenuta del Paese: «A nostro avviso le potenziali necessità di nuovo capitale per le banche avranno un impatto limitato sui conti pubblici». Alla fine del processo, però, il sistema bancario potrebbe diventare più solido: i prestiti deteriorati potrebbero essere venduti (anche attraverso apposite «bad bank») e il credito all’economia potrebbe ripartire. Queste, almeno, sono le speranze.
Inoltre nel 2014 ci potrebbe essere un’altra novità per favorire i finanziamenti alle imprese: la Bce dovrebbe varare un meccanismo per rivitalizzare il mercato delle cartolarizzazioni, cioè quelle obbligazioni create impacchettando crediti bancari vari. La Bce, secondo Morgan Stanley, sta valutando varie ipotesi: anche l’acquisto diretto di bond legati ai finanziamenti alle imprese. Una mossa del genere darebbe un forte sostegno al credito per le Pmi: le banche potrebbero infatti erogare prestiti più facilmente, perché poi potrebbero impacchettarli in obbligazioni che avrebbero la Bce come acquirente. In Italia, infine, nel 2014 potrebbe veramente decollare un mercato dei mini-bond: obbligazioni emesse da piccole e medie imprese, che potrebbero svincolarsi dalla dipendenza bancaria. Il contesto normativo, dopo i Decreti Sviluppo e Destinazione Italia, è pronto. Ora non resta che attendere. Nella speranza che finisca la contrazione del credito: condizione necessaria, anche se non sufficiente, per la ripresa dell’intero Paese.
m.longo@ilsole24ore.com