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 2014  febbraio 17 Lunedì calendario

L’OPERA DI DAMIEN HIRST SCAMBIATA PER UN KIT MEDICO


Nella mostra Doppio sogno. Da Warhol a Hirst, da de Chirico a Boetti, allestita a palazzo Chiablese, nel cuore del Polo Reale torinese, un’opera di Damien Hirst viene scambiata dal pubblico per un armadietto da ospedale dove sono custoditi capi d’abbigliamento per infermieri. Qualcuno ha anche plaudito al fatto che si fossero installati i defribillatori. Si sono viste persone passare davanti a quel lavoro – esposto per la prima volta in Italia, prestato da un anonimo privato – e poi chiedere notizie: «Ci hanno detto che c’è un’opera di Hirst, ma non la troviamo». Eccola, rispondono i custodi mostrandola. Stupore generale. D’accordo, è esposta maluccio, in un angolo e un po’ defilata rispetto ad altre opere alle pareti, tra cui Tutto di Alighiero Boetti e Urbi et Orbi di Daniele Galliano. Ma Hirst, lo si sa, ama provocare. E non è un caso che la sua installazione – un armadio, effettivamente, con pile di scarpe bianche, zoccoli, stivali, camici, cuscini, maschere, manca solo, appunto, il defribillatore – si trovi in una sezione intitolata “Panico”. Non importa, il collegamento non scatta e a molti lì per lì sembra un autentico armadietto.
«L’opera d’arte vive una condizione di ambiguità, se metti il lavoro di Hirst in un ospedale è un mobiletto per gli infermieri, se lo esponi in un museo o in una mostra è un’installazione – dice il curatore Luca Beatrice – Mi interessa la reazione del pubblico, tanto più comprensibile in quanto l’opera di Hirst è inserita in un contesto di contemporaneo classico, si assiste così a una sorta di scivolamento di senso». Beatrice aggiunge che «se No Love lost di Hirst fosse esposto al Castello di Rivoli nessuno si stupirebbe. Qui negli ambienti aulici a fianco di Palazzo Reale, l’opera è fuori dal suo contesto. Così il visitatore rimane spiazzato. Ma, lo ripeto, per me è un fenomeno positivo: l’artista ha raggiunto il suo scopo, creare reazioni nel pubblico».