Federico Rampini, La Repubblica 16/2/2014, 16 febbraio 2014
IL MODELLO VOLKSWAGEN NON PASSA IN TENNESSEE LE TUTE BLU USA RINUNCIANO AL SINDACATO
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK — E alla fine l’operaio del Sud votò contro il sindacato. Il profondo Sud qui si chiama Chattanooga, Tennessee. Dove gli investimenti industriali affluiscono, attratti da generosi sgravi fiscali, salari molto più bassi, e normative anti-sindacali. Ieri, nello stabilimento locale della Volkswagen, i dipendenti hanno deciso per referendum che le Union devono rimanere fuori da qui. Un pronunciamento non unanime e tuttavia inequivocabile: 712 no contro 626 sì, su un totale di 1.600 dipendenti; così hanno prevalso i voti contrari all’adesione all’United Auto Workers (Uaw), la confederazione dei metalmeccanici.
Il voto è giunto però al termine di una battaglia forsennata, su scala nazionale, che ha trasformato Chattanooga nel simbolo di uno scontro ben più vasto. Quasi uno “scontro di civiltà”, visto che ha opposto anche il modello sociale europeo alla versione più estrema del liberismo americano. È stata la destra repubblicana a politicizzare la sfida, e ad investire una eccezionale quantità di risorse per impedire l’avanzata delle Union al Sud. Mentre il management della Volkswagen si è trovato in una posizione scomoda: essendo favorevole alla concertazione sindacale, che ha un’antica tradizione in Germania, è stato a sua volta accusato dalla destra di voler «importare il socialismo europeo», con il fine inconfessabile di ridurre la competitività locale a vantaggio delle fabbriche tedesche.
Il risultato del referendum di fabbrica è un colpo duro per Bob King, capo dell’Uaw. Il leader sindacale sperava di far breccia alla Volkswagen per poi tentare di abbattere le barriere anti-sindacali in altre fabbriche di auto tedesche al Sud: Mercedes e Bmw. Ma nella campagna referendaria la sproporzione di forze è stata evidente. Gli operai della Volkswagen sono stati bombardati di messaggi inquietanti, allarmistici, talvolta ricattatori. Sono scese in campo le autorità locali: il governatore repubblicano del Tennessee, Bill Haslam, e il senatore locale Bob Corker, anche lui repubblicano. Ambedue hanno accusato l’Uaw di voler «rovinare l’economia locale, ridurre la competitività, far fuggire gli investitori». A prestargli man forte è arrivato un potente guru del liberismo e lobbista repubblicano, Grover Norquist. Dietro le bandiere di un fantomatico Center for Worker Freedom (“centro per la libertà del lavoratore”), un paravento per raccogliere fondi dalla grande industria, Norquist ha invaso il Tennessee di manifesti in cui accusava l’Uaw di voler «trasformare Chattanooga in un’altra Detroit» (alludendo al declino della storica capitale dell’auto, dove la manodopera è sindacalizzata). La scesa in campo di Norquist, una star della destra fin dai tempi di Ronald Reagan, ha galvanizzato altre forze. Il Wall Street Journal ha fatto campagna contro la Volkswagen avallando la “teoria del complotto” secondo cui sarebbe stato il potente sindacato tedesco, Ig-Metall, a voler invitare le Union nella Volkswagen Usa per renderla meno concorrenziale rispetto alle fabbriche della Germania. Invano il management tedesco ha spiegato che la concertazione col sindacato non impedisce a Volkswagen di essere competitiva e redditizia. Il capo locale di Volkswagen Usa, Frank Fischer, ha dovuto perfino smentire una bugia messa in circolazione dai repubblicani: secondo cui la casa tedesca era pronta a costruire un secondo stabilimento per assemblare Suv ma solo a condizione che gli operai bocciassero il sindacato nel referendum. I manager Volkswagen sono stati a loro volta minacciati: un altro senatore repubblicano, Bo Watson, ha proposto di revocare le agevolazioni fiscali concesse all’avvio dell’investimento, qualora avessero vinto i sì al sindacato.
«Siamo delusi — ha commentato ieri Bob King davanti all’esito del voto — e siamo anche indignati per le interferenze esterne ». L’Uaw non ha escluso di presentare ricorso per fare annullare la votazione a causa del clima di intimidazioni. Nell’ottobre scorso, prima che i repubblicani montassero la loro campagna, in un clima più disteso la maggioranza degli operai di Chattanooga aveva firmato una petizione per potersi iscrivere al sindacato. Per ora la destra è riuscita nella sua missione. Proprio nel giorno in cui Barack Obama rilancia l’obiettivo di un aumento del salario minimo, i repubblicani hanno difeso il «modello meridionale allo sviluppo», fondato su condizioni sociali più vicine al Terzo mondo.