Luigi Offeddu, Corriere della Sera 16/2/2014, 16 febbraio 2014
LE FALENE E ALTRI STUDI: CHI C’È DIETRO LA GUERRA DEL MAIS OGM
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Come la leggendaria guerra delle due rose, anche quella del mais transgenico si prolunga nei decenni. Per l’esattezza, è già da 13 anni che continua. Prossima puntata il 3 marzo, alla riunione dei ministri dell’Ambiente europei. Nessuno sa bene che cosa accadrà, Commissione europea e singoli governi continuano a rimpallarsi la responsabilità di autorizzare o vietare la coltivazione del mais ogm «TC 1507», prodotto dalla multinazionale americana «Pioneer» (il permesso di importarlo, per la consumazione animale, esiste invece già dal 2005). Ad ogni scaramuccia, i (mali) umori politici crescono: «Il via libera alla coltivazione di questo ogm consentirà di fatto a Bruxelles di poterci dire cosa coltivare e cosa mangiare a casa nostra», protesta Mara Bizzotto, eurodeputata della Lega Nord. «È davvero incredibile — riflette dalla sponda opposta Paolo Marchesini, agronomo, manager degli affari pubblici alla DuPont Pioneer — come questa questione scientifica sia diventata il banco di prova di altre questioni politiche, giurisprudenziali, sociali... Eppure, a tutt’oggi, se qualcuno avesse un solo studio scientifico documentato sulla presunta pericolosità del TC 1507, basterebbe che lo inviasse all’Efsa (l’Ente europeo per la sicurezza alimentare con sede a Parma, ndr) o alla Commissione Europea, per bloccare di nuovo tutto». Dal 2001 in poi, dice ancora il dirigente della DuPont Pioneer, «noi abbiamo commissionato un numero immenso di studi e ricerche, per rispondere alle domande dell’Efsa, cui spettava e spetta la valutazione finale, e che per 7 volte ha già risposto sì. Lo facevamo, e lo facciamo, anche perché era nostro interesse farlo, ed era inoltre un obbligo legale segnalare ogni dubbio: nel 2005 la colonna dei faldoni di questi studi nei nostri uffici arrivava a un metro e 60 centimetri».
Ridotta all’osso, la questione sembrerebbe anche semplice: «In quel mais è presente una tossina velenosa solo per larve di certi insetti nocivi, falene e altri lepidotteri, soltanto per loro; ma non per noi animali a sangue caldo; e neanche per farfalle, coccinelle, lucciole: nei campi di mais ogm, alla sera, non è difficile vedere le lucciole che volano». Non è proprio così, ribattono gli ambientalisti anti-ogm in quasi tutte le loro pubblicazioni: quella tossina, ricavata da un tratto di Dna inserito nel mais, «uccide sì quelle larve, ma anche altre di falene originariamente non considerate “bersagli”, e dunque mette in discussione la biodiversità».
Esiste però anche un problema geo-politico, e non solo scientifico o sanitario: «Anzi, di vera food security o sicurezza alimentare — dice ancora Marchesini — perché la nostra agricoltura ha oggi un enorme bisogno di innovazione, per rimanere competitiva di fronte ad altri giganti. Ormai in Europa importiamo il 50% del frumento e l’80% della soia, dipendiamo da altri: e gli altri, cioè i giganti, non stanno certo a guardare».