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 2014  febbraio 15 Sabato calendario

DIMMI LA TUA PENSIONE E TI DIRÒ CHI SEI


Chiunque tu sia non devi stupirti se la prima domanda che ti rivolgo è: qual è la tua pensione? Da quel che mi rispondi capirò chi sei e come vivi.
Capirò se sei sempre afflitto dal pensiero dei soldi che mancano o se sei libero da questa afflizione, se la notte riesci a dormire sonni tranquilli o se l’incertezza economica ti tiene sveglio, se la insopportabile disuguaglianza del Paese ti ha riempito di sconforto e risentimento o sei lontano da questo stato d’animo. Tenendo conto del costo della vita, dell’affitto, degli alimenti, delle normali spese quotidiane, di acqua luce e gas, numero dei familiari a carico, e prime necessità, è certo, è matematicamente certo che 1.200 euro, poco più o poco meno, non bastano, non possono bastare. Eppure c’è più di un milione di persone che se le fa bastare e vive una vita grama. Eroi di sopportazione essi sono. Come fanno io non so, ma vivono male, s’aggrappano sui vetri, in verità io non posso nemmeno immaginare come fanno.
Così vive oggi la maggior parte degli italiani: poveri e infelici. Non così i politici, tutti chi più chi meno stanno meglio, vivono tutti con pensioni due, quattro, dieci volte maggiori. Pensioni, Soldi dello Stato. Questa sproporzione non solo è inaccettabile, è anche pericolosa. Fa nascere cattivi pensieri. Come fa chi ci governa a non capire che occorre urgentemente un gesto, una legge, un provvedimento per ristabilire un più sopportabile equilibrio non solo economico ma anche morale, una maggiore giustizia, un’equità che serve a mantenere la pace sociale. E quale potrebbe essere questo gesto per placare gli animi e la rivolta che già si manifesta nelle piazze e nelle strade in forme sempre più violente? Io di queste cose poco m’intendo, ma penso che si potrebbe istituire una tassa che colpisse in modo sopportabile e progressivo la differenza tra una pensione medio-bassa e una pensione dorata. Mettiamo per comodità di conteggio che la pensione medio-bassa sia di 5.000 euro, (ma è già troppo alta), la differenza tra questa pensione e una di 10, 20, 30, e perfino 90 mila euro sarebbe di 5, 15, 25 oppure 85 mila euro da tassare. Tassabile di quanto? Questo dovrebbe deciderlo il governo di sua iniziativa, come fece al tempo della Fornero, ma dovrebbe essere una tassa tale da riparare l’infamia morale della situazione attuale. Non una tassa punitiva, ma giustamente consistente, il cui ricavato potrebbe servire in tutti quei casi — e sono tanti — che in modo urgente richiedono di essere riparati.
Quando si fanno questi discorsi di solito non si è ben visti, si pensa che nascano da invidia o risentimento. E vien sempre fuori la questione dei diritti acquisiti. I diritti acquisiti non si dovrebbero toccare, è la legge. Ma a parte il fatto che questi diritti per il modo incontrollato con cui sono stati accumulati non sempre sono ineccepibili, non sarebbe meglio intaccarli appena quel tanto che vuole la decenza? Dopotutto tassandoli non si provocherebbe alcun danno allo stile di vita di chi ne è colpito.
Infine va ripetuto che tutti i super-5.000 di cui sto parlando, appartenendo alla classe politica, hanno quelle pensioni per ragioni politiche e questo fa nascere il sospetto — largamente diffuso — che la politica per gli incarichi che comporta sia una buona occasione per accumulare buone pensioni. E, tanto per fare un esempio, potrebbe capitare che un rappresentante sindacale prenda una pensione di 15.000; con che faccia, stando così le cose, potrebbe perorare la causa di chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese? Che ne sa un super pensionato da 15.000 euro di chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese? Si sente in questo caso una stonatura, un’incongruenza che provoca diffidenza e spesso ira non facilmente controllabile.
Infine è ovvio che quanto finora è stato detto non riguarda minimamente chi per le proprie capacità professionali e la propria intraprendenza è diventato ricco. Chi si arricchisce in modo corretto aiuta lo sviluppo dell’economia, e questo è un bene per tutti. Per i ricchi insomma, da un punto di vista diverso, vale quel che dice il Vangelo: che per loro non è tanto facile entrare in Paradiso, ma non è nemmeno escluso.