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 2014  febbraio 15 Sabato calendario

UN RALLY ANCORA TROPPO SPECULATIVO


Matteo Renzi non poteva scegliere giorno migliore, dal punto di vista economico-finanziario, per aprire la porta di Palazzo Chigi. I mercati sembrano infatti innamorati dell’Italia, tanto che proprio ieri i rendimenti dei titoli di Stato decennali sono scesi sui minimi dal lontano 2006. Sempre ieri, come a salutare il nuovo imminente governo, è arrivata la notizia che il Pil del Paese è tornato «simbolicamente» a crescere.
E in serata persino Moody’s ha dato il suo incoraggiamento. Se il buongiorno si vede dal mattino, queste tre notizie non possono che agevolare il lavoro di chi vuole riformare il Paese. Eppure, a ben guardare, le prime due dimostrano, più che la ripresa, la fragilità dell’Italia: perchè nascono in gran parte da fattori esogeni. Che potrebbero, presto o tardi, svanire. O invertirsi.
Esemplare il caso dei mercati finanziari. Il forte ribasso dei rendimenti dei BTp dura ormai dal 2011: questo significa che lo Stato risparmia sempre più nella spesa per interessi. Bene. Inoltre il rally di Piazza Affari sta offrendo alle imprese una buona occasione per quotarsi e per reperire capitali freschi. Ottimo. Il problema è che questo rally finanziario non è causato tanto da meriti italiani, ma è in gran parte figlio della speculazione: inebriati dalla grande quantità di denaro pompato dalle banche centrali, tranquillizzati dallo «scudo» della Bce e fiduciosi sulle sue prossime mosse, gli investitori internazionali stanno infatti spostando immense quantità di denaro nel Sud Europa in cerca di rendimenti appetibili. L’Italia è travolta – positivamente – da questa mareggiata di liquidità che, per contro, sta sconvolgendo i Paesi emergenti. Insomma: il destino del Paese dipende ancora troppo dai capricci della speculazione internazionale. Basta che scoppi una delle tante bolle gonfiate dal "doping" monetario (quella immobiliare inglese o cinese, quella delle obbligazioni «spazzatura» o quella dei Paesi emergenti), per far tornare il cattivo tempo sui BTp e su Piazza Affari. Con le ovvie conseguenze negative sui conti pubblici e sulle imprese.
Stesso discorso per l’aumento del Pil. Ancora non si conoscono nel dettaglio le voci che hanno riportato la micro-crescita in Italia, ma gli economisti sono tutti convinti che il merito vada ricercato in gran parte nelle esportazioni. Il problema è che le esportazioni delle imprese italiane sono dirette per una percentuale non trascurabile (circa il 30%) verso quei Paesi emergenti che, proprio per effetto della speculazione finanziaria che oggi premia l’Italia, ultimamente soffrono. Le difficoltà di questi Stati, dunque, potrebbero prima o poi riverberarsi sull’Italia: sia attraverso il canale finanziario (facendo tornare quell’avversione per il rischio che penalizza i BTp), sia attraverso quello commerciale. Forse non accadrà mai. Ma il problema è un altro: il punto è che non dipende da noi.
Ecco perché la buona stella economico-finanziaria con cui nasce il Governo Renzi è un "capitale" da non sprecare e da usare in fretta. Non solo per far ripartire il motore dell’economia. Non solo per varare quelle riforme che ieri tutti i report degli economisti elencavano per l’ennesima volta. Ma, anche, per slegare almeno un po’ i destini del Paese dai capricci dalla speculazione.