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 2014  febbraio 15 Sabato calendario

METODO CEI FUORI DINO BOFFO GUERRA DI SOLDI E POTERE


Ormai ne resta il metodo. Anche l’ultimo incarico di Dino Boffo, 61 anni di Asolo, emanazione diretta di Camillo Ruini, il cardinale politico, non esiste più. La società editrice di TV2000, l’emittente dei vescovi italiani, l’ha licenziato con un comunicato di poche righe che cela la guerriglia interna: “Normale avvicendamento”. Non c’entra l’esecutore materiale, Giovanni Traverso, amministratore delegato. E neanche la strategia di comunicazione. Boffo rappresentava un’epoca rottamata e, soprattutto, era un ostacolo per un progetto televisivo per muovere decine di milioni di euro che adesso vanno a TV2000.
QUANDO lo scorso dicembre, l’arcivescovo Piero Coccia ha confermato la nascita di una piattaforma unica fra TelePace e TelePadrePio, Boffo avrà capito che la direzione stava per scadere. Perché TV2000, che fa egregi ascolti pur sempre decimali (0,60%), viene finanziata con le donazioni dell’otto per mille. L’ultima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, carica di religiosa tensione, ha stanziato i tradizionali 37 milioni di euro, a volte sono 40, a volte meno. Ma quel denaro è un investimento prezioso. Senza quei soldi, TV2000 chiude. E senza quei soldi, la piattaforma annunciata da Coccia non può partire. Monsignor Coccia, però, è un personaggio marginale di questa vicenda. Il piano per smontare TV2000 e creare un network vaticano (e non più solo dei vescovi) appartiene a monsignor Domenico Pompili, storico portavoce Cei e, soprattutto, al sacerdote Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano. Secondo ricostruzioni ben dettagliate, questa settimana Boffo avrebbe incontrato Viganò e Pompili: nessuna trattativa, nessuna mediazione, non voleva lasciare TV2000 e neanche ridimensionare il segnale per favorire il Vaticano. TV2000 è determinante perché si nutre con i soldi dell’otto per mille che non possono andare alla Santa Sede: spettano ai Vescovi. La soluzione migliore e più semplice, pensata proprio da Viganò e Pompili, era quella di inglobare (o spegnere) TV2000. Sperando di poter contare su un sistema che non funziona più, il suo, Boffo non s’accorda con Viganò e Pompili. E ieri pomeriggio, senza preavviso, viene cacciato. Il giornalista di Asolo, che lasciò il quotidiano Avvenire dopo la campagna di stampa del Giornale, era un pezzo forte dei Vescovi italiani dal ‘94. Cronache, che non sono certo leggende, raccontano che Boffo (assieme a Ruini) fosse in grado di scegliere ministri, di condizionare la politica della Chiesa. L’ex direttore ha ricevuto la comunicazione ufficiale a casa. In redazione non c’era, e i colleghi hanno protestato con l’editore. Boffo non vuole commentare . Ma con i suoi amici, ieri il telefono era sempre occupato, s’è sfogato. Pensa di essere vittima di un’operazione clericale, e non tanto trasparente. Ma non vuole parlare prima di qualche giorno. Quando fu nominato a TV2000, Boffo scelse il motto “la tv che non fa male”. Non fu preveggente. Dalla Santa Sede fanno notare che non fosse proprio in sintonia con la politica di papa Francesco e ricordano anche l’episodio di un presunto esorcismo. Il sito di TV2000 pubblicò immagini che furono definite esclusive, “ecco il vade retro Satana di sua Santità”, ma il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, smentì seccamente. E Boffo fu costretto a chiedere scusa.
DI QUESTA operazione televisiva, però, sembra che Francesco ne sappia poco o quasi nulla. Anche se il successore di Boffo dovrebbe essere un sacerdote argentino che lavorava a Canal 21, l’emittente sudamericana già in rapporti di collaborazione col Centro televisivo vaticano di Viganò. Chiosa di Alessandro Sallusti su Twitter: “Secondo l’agenzia Agi, hanno licenziato Boffo. Se vero, che metodo è?”