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 2014  febbraio 15 Sabato calendario

RIBALTONE ALLA TV DELLA CEI I VESCOVI CACCIANO BOFFO


Rimosso il direttore di Tv2000, in rotta con i nuovi vertici del Vaticano L’emittente: «Cambio normale». Ma pesano gaffe, rancori e lotte di potere
Fatto fuori con due anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale del contratto ( 2016). Un «fisiologico avvicendamento » prova a spiegare Giovanni Traverso, presidente di Rete Blu spa, società editrice di Tv2000 ed emanazione della Cei (che la finanzia), mentre Boffo si limita ad un «no comment ».In realtà,al di là del tentativo di blindare ogni indiscrezione sulla vicenda, dietro la rimozione improvvisa ( anche se attesa) di Dino Boffo, l’ex direttore di Avvenire che la dirigeva dal 2010, c’è molto di più. Non soltanto il venir meno del rapporto di fiducia con l’editore, con cui da tempo Boffo non si intendeva più (rapporto ormai inesistente anche col responsabile comunicazione Cei, mons. Pompili). Il siluramento - una doccia fredda anche per Boffo a giudicare dalla serenità mostrata in redazione la sera prima- va letto nel quadro dei cambiamenti impressi ai vertici della Chiesa, Cei compresa, dal nuovo corso di Papa Francesco. La direzione di Boffo, legato alla vecchia presidenza Ruini e a quella attuale di Bagnasco, dato però in uscita anche prima della scadenza naturale in autunno e non allineato col pontificato Bergoglio (che lo ha lasciato fuori dalla Congregazione dei vescovi), è diventata ancor più pericolante con la nomina (fine dicembre 2013) di mons. Nunzio Galantino a segretario generale Cei. É il vescovo pugliese ad essere considerato- spiegano fonti interne alla tv della Cei - il vero affondatore di Boffo. Non è un caso che monsignor Galantino, amico del Papa (che l’ha ricevuto la sera prima del licenziamento di Boffo...), abbia già fatto sapere alla redazione che verrà di persona martedì prossimo per illustrare le «prospettive future» di Tv2000. Insomma, col cambio di vertici dell’era Bergoglio, doveva saltare anche Dino Boffo (300mila euro l’anno di stipendio, è la cifra che gira tra le scrivanie di via Aurelia).
Decisione accelerata, forse, dai cattivi rapporti interni maturati negli ultimi mesi della direzione Boffo, brillante nei risultati di share ( alcuni programmi arrivano fino al 5%, spesso prima tra le tv digitali), ambizioso nel voler rilanciare Tv2000 (gli studi a Roma rifatti con una spesa non indifferente), ma controverso nella gestione di altre relazioni. I dipendenti e i sindacati (il licenziamento di un montatore, poi riassunto); molti vescovi scontenti del poco spazio dato alle diocesi e all’informazione ecclesiale a scapito della cronaca del Papa; le frizioni con i piani alti del Vaticano. A partire dal sostituto alla segreteria di Stato, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, spesso critico verso la direzione Boffo. A cui Boffo rispondeva anche in diretta tv. Come quando Becciu, dopo una cronaca in cui Boffo parlò di un Papa «zoppicante» e delle cure che il Vaticano dovrebbe assicurargli, gli scrisse in tempo reale: «No si preoccupi, direttore, che del Papa ce ne stiamo occupando ».
Alcune gaffe non hanno aiutato. Boffo fu costretto a scusarsi pubblicamente perché Tv2000 descrisse come un «esorcismo» la particolare benedizione fatta dal Papa ad un ragazzo messicano. «Questo episodio ha creato in me un certo disagio e rammarico - dovette spiegare Boffo - , per aver involontariamente determinato la diffusione di una notizia vera ma vera solo in parte e in parte non vera, perché il Papa non si riconosce nella parola esorcismo». Già qualche mese prima fu costretto a precisare un’affermazione fatta a caldo: «La Santa Sede deve liberarsi del vizio infame dei dossier anonimi » disse riferendosi a Vatileaks. Di cui è stato protagonista, suo malgrado, anche Boffo. In una lettera riservata al segretario di Ratzinger, Boffo accusava il direttore de L’Osservatore romano , Carlo Maria Vian, e indirettamente anche il cardinale Bertone, di essere i mandanti della pubblicazione sul Giornale degli articoli sul famoso «caso Boffo». Ruggini mai risolte del tutto. Si aggiunge agli elementi della rottura con Boffo, l’uso troppo disinvolto delle risorse di Ctv, il Centro tv del Vaticano. Anche questa fonte di malumori. Che adesso, fatto fuori Boffo (interim al novantenne mons. Ceriotti), punterebbero sul suo successore all’ Avvenire.