Fabrizio Biasin, Libero 15/2/2014, 15 febbraio 2014
STAR WARS DARTH VADER SUL LETTINO DI FREUD LA PSICANALISI DI «GUERRE STELLARI»
Noi altri siamo buoni amici di Chubecca. Insieme abbiamo divorato un panino al foie gras (davvero delizioso) e bevuto caffè annacquato della macchinetta. Difficilmente voialtri potete dire lo stesso.
Per chi non mastica di battaglie interspaziali e affini, Chubecca è una sorta di cane assai peloso, certamente non da appartamento. A dirla tutta somiglia più a un lupo mannaro. Solo più simpatico. E parlante. E bipede. Un curioso «fido» galattico, insomma. E certo non sappiamo se il codice R2-D2 vi dice qualcosa. Beh, orca miseria, se non ne avete coscienza pensate al caro vecchio Rotowash - mitico aspirapolvere Anni 80 - o al più moderno Folletto. Solo senza sacchetto da cambiare alla bisogna. E - buon per lui - dotato di raziocinio e di una sottospecie di favella simile a quella del Ciribiribi Kodak (ancora i mitici ’80).
Ecco, fine dell’insolente dileggio, perché se queste quattro fregnacce finissero sotto gli occhi di uno qualunque tra i milioni di innamorati della saga «Star Wars», ebbene gli stessi si sentirebbero in diritto di trapassare l’estensore del pezzo con la celeberrima spada laser. Ma anche una roncola andrebbe bene, per carità.
Gli stessi fanatici, tra l’altro, verrebbero assolti da qualunque tribunale spaziale. Perché «Star Wars» è una cosa seria e «Star Wars Identities» anche di più. E parliamo di una mostra clamorosa, avallata nientemeno che dal regista visionario George Lucas e inaugurata oggi alla Cité du Cinéma, la Cinecittà d’Oltralpe (affrettatevi, il 30 giugno si abbassa la saracinesca).
Funziona così: atterri a Parigi e sei accerchiato dal muso mascherato del cattivissimo Darth Vader. Vuoi ammirare la Tour Eiffel, l’Arc de triomphe, le coscione imbellettate delle donnine del Moulin Rouge? Non riesci, ché prima, volente o nolente, ti tocca incrociare il faccione nero e incubo di ogni pupo nato dopo il 1977 (in quel tempo uscì il primo capitolo della serie). Il fatto è che la città della baguette è tappezzata di volantini che ammiccano alla mostra più attesa da ogni patito della saga. E a dir la verità anche da ogni «non» patito della saga. Perché «Star Wars Idenities»non è solo uno scrigno colmo di qualsivoglia reliquia gentilmente prestata da Lucas, ma è soprattutto un viaggio unico all’interno della propria mente. Cioè: entri per farti una foto con quel ferrovecchio di C-3PO e esci avendo la netta sensazione di aver partecipato ad una subdola seduta psicanalitica.
Il percorso è diviso in 13 tappe che attraverso reperti e filmati «strappati» alla doppia trilogia (nel 2015 è prevista l’uscita del primo capitolo della terza) portano il visitatore a farsi decine di domande: sono un misero zerbino? Un capo branco? Un reietto senza speranza? Uno che non si arrende mai? Un inutile scarto della società? E, soprattutto, riuscirò a rifiutare il «lato oscuro» o mi ci perderò per sempre?
Guai a pensare che si tratti di puttanate cosmiche, perché anche gli scettici restano a bocca aperta e escono dal labirinto di navicelle e luci, dall’incontro con i soldati dell’impero, dallo scontro con droidi cazzeggianti e dall’ascolto ipnotico dei mitici colloqui tra il maestro Yoda e Luke Skywalker con la certezza di aver fatto qualcosa per la propria autocoscienza più che per il proprio sollazzo. E la certezza ti arriva dopo aver chiacchierato con questa tizia francese, che sembra ce l’abbia solo lei (la Forza) e guardandoti negli occhi ti dice me oui avviluppata in un clamoroso vestito color arancio. Trattasi di Frédéreique Torres, direttrice dell’esposizione, mica pizza e fichi spaziali. Ti guarda dritto in faccia e ti spiega che «per organizzare il tutto ci sono voluti tre anni e un’equipe di esperti, psichiatri, psicologi, neuropsichiatri e persino biochmici». Ti viene spontaneo chiederle come pensa di attrarre bambini e adolescenti con tutto questo proliferare di psicoemozioni e sorridendo ti comunica «che la mostra è organizzata in modo tale che i più giovani possono evitare il percorso “for - mativo” per perdersi in un mondo fatto di pianeti, personaggi, reperti unici e mai visti prima». Talmente unici che sono stati assicurati «come opere d’arte e conservati a temperature ad hocper non alterarne la conformazione». E allora, alla fine di tutto, capisci che davvero c’è poco da scherzare, anche quando allo «Star Bar» incontri un sudatissimo e «smascherato» soldato dell’impero che ordina con sicumera un decaffeinato in tazza grande.
Certo, sarebbe banale terminare con l’abusatissimo «che la forza sia con voi». Non lo faremo.