Maurizio Stefanini, Libero 15/2/2014, 15 febbraio 2014
FALLIMENTI POLITICI E AUSTERITY IL QATAR SCOPRE LA DECADENZA
C’era una volta il ricchissimo Qatar che grazie ai tesori di petrolio e soprattutto di gas custoditi nel suo sottosuolo e approfittando della crisi faceva incetta prezzi di liquidazione di banche, fabbriche automobilistiche tedesche, case di moda italiane, grandi magazzini inglesi, proprietà immobiliari francesi, tv americane, squadre di calcio; finanziava Primavere Arabe, lotte armate in Libia e Siria, Olimpiadi di Londra, Striscia di Gaza, banlieues parigine; organizzava conferenze Onu sul clima e Mondiali di Calcio; creava al Jazeera e Musei Islamici; progettava piani faraonici per ottenere l’autosufficienza alimentare irrigando il deserto con acqua desalinizzata. Quella ricchezza c’è ancora: il Qatar mantiene il più alto Pil pro-capite del mondo e la più bassa disoccupazione. E gli shopping continuano, anche se ad esempio qui in Italia gli interessamenti a Monte dei Paschi di Siena, Cagliari Calcio e Costa Smeralda sono ancora solo nell’ambito delle voci (ma è stato Letta in persona a confermare un finanziamento del Qatar per fare un museo islamico a Venezia).
Ma qualcosa è cambiato da quando lo scorso 25 giugno l’emiro Hamad bin Khalifa al- Thani ha abdicato in favore del figlio Tamim binHamad: un 34 enne che ha studiato in Inghilterra, dove ha anche frequentato l’Accademia di Sandhurst, facendo poi l’ufficiale nelle Forze Armate, di cui nel 2009 divenne vice-comandante. Da erede al trono, per la verità,ha avuto anche lui un ruolo di primo piano nel frenetico espansionismo dell’Emirato. Ad esempio, nel 2005 ha fondato quel Qatar Sport Investments che ha comprato il Paris Saint-Germain. È stato presidente del Comitato Olimpico che ha ottenuto sia i Mondiali di Nuoto di quest’anno che quelli di calcio del 2022. Dirige il consiglio di amministrazione di quella Qatar Investment Authority che a fine 2012 aveva asset per 115 miliardi di dollari e che si è comprata mezza Londra. E come vice-comandante delle Forze Armate avrebbe anche avuto un ruolo centrale nell’aiuto ai ribelli libici. Però è anche considerato un convinto fautore di una politica di buoni rapporti con l’Arabia Saudita, cui il frenetico attivismo di suo padre aveva finito per pestare i piedi. Sembra anche che l’educazione britannica ne abbia fatto un calcolatore più prudente del bilancio tra costi e benefici, e comunque è probabile che tutto quel frenetico investire avesse iniziato a intaccare le pur favolose finanze dello staterello. Come che sia, quasi subito la parola d’ordine del nuovo sovrano è stata: ridimensionare!
Gli stessi mondiali di calcio hanno ricevuto qualche sforbiciata a un programma che aveva visto 200 milioni di dollari di stanziamento, e i 12 stadi climatizzati da costruire ex-novo sono stati ridotti a 8. Inoltre dopo la valanga di proteste che si era abbattuta sul Qatar per le condizioni dei lavoratori immigrati impiegati proprio in quei lavori adesso è stato finalmente annunciata una «Carta» per tutelare un minimo di loro diritti. In particolare, viene introdotto un sistema che dovrebbe consentire di verificare che i lavoratori siano retribuiti bene e puntualmente. Già a settembre la Qatar Foundation aveva ridimensionato i suoi ambiziosi servizi radiofonici in inglese e arabo, mentre a gennaio il Doha Film Istitute ha licenziato decine di dipendenti e ha rinviato sine die il Qumra Doha Film Festival.Licenziato anche Fahad al-Attiya, l’ideatore del programma che avrebbe dovuto assicurare il 70% dell’autosufficienza alimentare al Qatar entro il 2023 irrigando il deserto con acqua di mare desalinizzata: costi a parte, il relativo consumo di energia avrebbe portato la già pesante impronta ecologica di un Paese che ha il più alto consumo procapite di idrocarburi del mondo a livelli tali da screditarlo definitivamente in tutti i forum internazionali. Il progetto non è liquidato, ma la quota di autosufficienza alimentare da raggiungere è stata abbassata a un più realistico 40%, e si è garantito che per desalinizzare non si impiegherà il gas ma solo fonti di energia rinnovabile. Tutto sommato, a quella latitudini non è certo il sole che manca.
Per appianare le ire saudite, oltre alle apprensioni americane, il nuovo emiro ha anche sostanzialmente concesso a Riad carta bianca in Egitto, dove infatti il protetto dal Qatar Morsi è stato destituito; e in Siria, dove in questo momento i sauditi stanno cercando di ridimensionare il troppo peso che i qaidisti si erano preso lanciando gli altri gruppi armati anti-Assad contro di loro. Ma anche in Tunisia l’acquiescenza con cui gli islamisti hanno accettato una nuova Costituzione piuttosto laica dovrebbe avere a che fare con il venir meno della sponda di Doha.